Il consiglio comunale regala un’altra perla memorabile e surreale sul futuro dell’area Ticosa e in particolare sull’ex centrale termica Santarella. E su “assist” del consigliere di opposizione Guido Rovi (Civitas) è l’assessore alle Opere pubbliche, Pierangelo Gervasoni, a fare letteralmente a pezzi anche l’ultima boutade a favore di stampa sull’utilizzo della struttura. Ossia la presentazione in grande stile del giugno scorso dell’ipotesi di realizzarvi una biblioteca a carattere umanistico/giuridico con spazi condivisi con la città e il territorio, gestiti dall’Università dell’Insubria “per mettere a fattor comune le collezioni esistenti e gli abbonamenti a riviste”. Una prospettiva celebrata con tanto di conferenza stampa a cui parteciparono il sindaco Mario Landriscina e il rettore dell’ateneo, Angelo Tagliabue, e durante cui venne tratteggiato il futuro della Santarella come “biblioteca che potrebbe ospitare iniziative differenti, aule condivise, spazi attrezzati per la promozione di eventi e trasferimento del sapere, laboratori diffusi, spazi di coworking, di studio e di lavoro in forme innovative”.
Ascoltando quanto affermato ieri sera sia da Rovi che da Gervasoni, poco più che fantasie, almeno sul medio periodo.
Colpo di scena: progetto Università dell’Insubria per biblioteca e coworking in Santarella
Il consigliere di Civitas, infatti, ha portato in aula una sua interrogazione in cui chiedeva lo stato della Santarella dopo il devastante incendio che la avvolse nel 2016. Citando alcuni passaggi della relazione tecnica sul dopo rogo, Rovi ha menzionato alcuni estratti in cui si afferma che i danni dell’incendio “sono stati rilevanti”, tanto da aver “gravemente compromesso la struttura di quello che rimane della soletta al primo piano già precedentemente demolita, causandone il completo sfondellamento”. Vi sarebbero poi travi deformate “con una serie di effetti ancora da approfondire” e altri notevoli danni ancora.
“E allora, visto che si parla di ipotesi di trasformazione della Santarella, e anche prima di aprire l’annunciato parcheggio sottostante, credo che sarà necessario approfondire. E’ stato tutto sistemato da allora? – ha chiesto Rovi – Io credo non sia stato fatto molto, ma sarei felice di essere smentito”.
E invece l’assessore Gervasoni ha tutt’altro che smentito. Anzi.
“Per quanto riguarda la trasformazione in biblioteca dell’edificio – ha premesso – i contatti con l’università sono ben avviati ma non c’è niente nero su bianco. Finora sulla Santarella non è stato fatto niente ma aggiungo che finché non si saprà cosa ci andrà mi sembrerebbe assurdo spendere soldi. Senza sapere assolutamente se andrà in concessione o no, e comunque per cosa sarà utilizzata la struttura, non è mia intenzione fare ulteriori perizie”.
Una risposta che ha lasciato a bocca aperta l’aula e Rovi in particolare.
“Ma invece quella perizia secondo me va fatta – ha concluso infatti il consigliere – Altrimenti sul futuro della Santarella è sempre un parlare solo per parlare. A questo punto non discutiamone nemmeno più di progetti”.
Povera Como ridotta a sognare alberelli al veleno, stagni putridi, cacchine e cemento in Ticosa
3 Commenti
In tutte le discussioni politiche a Como manca il quadro di insieme. Questo vale per l’Amministrazione come per le opposizioni. Che senso ha parlare del futuro della Santarella quando si sono succeduti progetti strutturati per la riqualificazione di tutta l’area Ticosa? Che senso ha aver dibattuto sul progetto presentato da Officina Como, sulle variazioni allo stesso proposte da Legambiente, sulla contro proposta dell’Assessorato all’Urbanistica e infine sulle brillanti idee di alcuni architetti comaschi, quando poi si finisce, anche da parte delle opposizioni, a discutere del particolare rudere Santarella e di anonimi parcheggi? Si spera che nei programmi delle coalizioni che sosterranno i futuri candidati a Sindaco, ci siano idee e progetti sul quadro d’insieme dell’area Ticosa. A furia di discutere sui particolari si finisce, come il povero Gervasoni, a soffermarsi sulla “virgola” di cinque capitoli prima. A Gervasoni fa in ogni caso questo comportamento fa comodo. Riesce a non combinare nulla nonostante lavori H24, facendo parlare di sé tutti, opposizioni comprese.
Concordo, così si rende visibile la Basilica di Sant’Abbondio, che, per chi proviene da sud, è completamente nascosta dall’archeologia industriale.
Dopo l’incendio la cosa più sicura è la demolizione