La firma della presidente del consiglio comunale Anna Veronelli è arrivata stamattina: ora può dunque nascere la commissione consiliare d’inchiesta voluta dal consigliere Alessandro Rapinese per dirimere (o almeno per fare maggiore chiarezza) sullo scontro frontale andato in scena un paio di settimane fa con l’esponente di Svolta Civica, Vittorio Nessi. Il pomo della discordia verteva tutto sulle durissime accuse dell’ex pm rivolte a Rapinese rispetto a denunciate e ripetute mancanze di rispetto nei confronti dell’assessore Elena Negretti in primis e, in generale, delle donne (qui il resoconto della vicenda). Accuse totalmente rigettate da Rapinese, cosa che per l’appunto portò alla richiesta di formazione di un organismo speciale per portare a fondo la contesa.
Ora, quella commissione d’inchiesta nascerà: la delibera istitutiva passerà dapprima in Commissione Affari istituzionali la settimana prossima, per poi approdare in consiglio indicativamente attorno al 25 marzo prossimo. Seguiranno l’elezione a scrutinio segreto dei 3 componenti (2 di maggioranza e uno di minoranza), l’analisi delle considerazioni dei diretti interessati e di chiunque altro possa fornire elementi utili, e infine la comunicazione delle valutazioni finali all’aula (senza votazioni di sorta).
Ieri sera in consiglio, però, nonostante questa nuova prospettiva, il clima tra Nessi e Rapinese si è mantenuto tutt’altro che disteso, anche perché a renderlo ancora più rovente è stato un altro episodio recente che ha diviso i due: quello, nello specifico, delle firme apposte direttamente da Nessi su una mozione relativa al futuro di Villa Olmo anche a nome dei colleghi di lista Barbara Minghetti e Maurizio Traglio. Una anomalia che Rapinese ha denunciato in aula, che effettivamente si è rivelata tale, e che alla fine ha portato al ritiro della mozione.
In apertura di seduta, Nessi – specificando di aver “apposto sulla mozione anche le firme di Minghetti e Traglio ma su delega degli interessati e dopo la condivisione dell’atto con loro” – ha chiesto formalmente scusa al consiglio “per la leggerezza”, si è assunto la responsabilità dell’azione (“Che però non aveva nulla di misterioso o segreto”) e ha annunciato la presentazione del documento rivisto e corretto.
Eppure, a Rapinese non è bastato.
“Per carità – ha affermato – le scuse si accettano sempre, però ha nascosto sì qualcosa perché ha tirato fuori la questione dopo che noi la avevamo scoperta. Poi – ha aggiunto Rapinese rivolgendosi a tutto il consiglio – se voi volete un presidente della Commissione sicurezza, legalità e lotta alle mafie che mette firme tarocche, tenetevelo. Io chiedo però, per il decoro di quella commissione, un gesto per l’onorabilità di tutti. Non può rimanere presidente uno che tarocca le firme: se entro una settimana le dimissioni non arriveranno, presenterò una mozione in tale senso”.
10 Commenti
(yawn)
La definizione di Legge è davvero da Manuale
Non è l’unica possibile. Ve ne sono molte altre molto più dotte partorite da soggetti molto più dotti. Cosa non le è piaciuto della mia definizione?
e qualcuno li ha anche votati per perdere tempo. Rivogliamo la Prima Repubblica
Taverossa lei chi ha votato?
Mancava l’ennesimo organismo che non dirimerà un beneamato nulla.
In che modo potrà portare a fondo la contesa? Boh..
La commissione è prevista dalla legge. È la legge è quella cosa che consente a chi ritiene di aver subito dei torti di non farsi giustizia da se. Viva la legge. Lei di cosa si sta lamentando?
Ma non doveva finire in Tribunale la questione?
Evidentemente non c’era trippa per azzeccagarbugli…
Serviva proprio una commissione d’inchiesta. Grazie Rapinese. Sic.