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Politica

La fine forzista? Fermi, mai una Giola: “Alessandro, distruggi il partito. Sii coerente e umile. Mi fai ridere”

Non ci fosse in ballo il destino di un partito, la contesa Giola-Fermi assumerebbe i toni di un’incredibile faida territoriale, personale, personalistica. E in qualche modo lo è, ma non del tutto. O non proprio.

GIOLA VS FERMI: TUTTE LE CRONACHE

La fu fortissima Forza Italia ha preso un cazzotto che nessuno (nemmeno i peggio nemici) avrebbe previsto, prima delle europee-amministrative di domenica scorsa.

IL TRACOLLO FORZISTA A COMO (E NON SOLO)

Tutti a dire “ce lo aspettavamo”, dopo lo spoglio. Dai no, non ve lo aspettavate, quel 9% lievemente abbondante (“merito di Berlusconi”, mh?) masticato e digerito, in dividendo a costo zero, dalla Lega e dai Fratelli meloniani.

Magari un quasi-dignitoso 12-15%. Invece, no.

Alessandro Fermi

Va dato atto, però, al signore azzurro in terra comasca, Alessandro Fermi, di non aver aggirato quella che eufemisticamente qualcuno ha chiamato débâcle con i soliti riti criptoanalitici. Si è preso il cazzotto di cui sopra e lo ha discusso, secondo i suoi crismi. Puliti, nulla da dire.

Lo ha fatto, in questa intervista:

Il tramonto è azzurro. Solo un sorso di prosecco per Fermi: “Partito da rifondare. Ma Albavilla un trionfo”

Bene.
Anzi, no. Nobuono per Fermi. Perché se a azione corrisponde reazione, ecco il secondo montante.

Il tempo di guardare e sminuzzare i risultati, di fare un respiro a pieni polmoni, poi Domiziana Giola si scatena (Chi è? Non una tizia di quarta fila, proprio no, tutt’altro: lo raccontiamo qui).

La fu amica di Fermi (oggi no, dopo il casino alle regionali) non perde l’occasione per un affondo peggio che duro.

Con una lunga lettera inviata a ComoZero, la Domiziana-Rinaldiniana svuota (ancora una volta) le scarpe dai pietroni. “Troppo comodo ora smarcarsi e salire in cattedra con ricette miracolose su come ricostruire il partito. Lui fa parte di quella classe dirigente che invece di tenere unito e far crescere il partito ha contribuito a distruggerlo”, scrive Domiziana Furiosa.

E ancora (testo integrale, da leggere, sotto): “Quello che ha fatto Fermi a Como è anche peggio di quello che hanno fatto i presunti dirigenti nazionali a cui lui si riferisce. Farebbe meglio a stare zitto. […]. Quando critica il partito perché troppo slegato dal territorio in termini di candidature a favore dei paracadutati di turno rasenta il ridicolo. […] All’umiltà, già che c’è, magari aggiunga anche un po’ di coerenza per favore. Prima di puntare il dito verso qualcuno dovrebbe puntarlo verso se stesso e riflettere su quello che ha fatto soprattutto negli ultimi mesi”.

E via, in un climax ascendente che non ha fine.

Ecco il testo integrale della missiva di sangue:

Il signor Fermi si scaglia contro la classe dirigente di Forza Italia invocando un suo serio rinnovamento per risollevare le sorti di un partito ormai ai minimi storici in termini di consenso.

Giola e Fermi

Ma perché, lui non è forse classe dirigente di questo partito? Non riveste ruoli di primo piano in Regione Lombardia? Non è dalla parte di chi guida il partito a livello lombardo e nazionale?  Non guida senza lasciar spazio ad alcun dissidente il partito a livello locale insieme al suo portavoce in Regione e Commissario Provinciale Mauro Caprani? Perché a Como le cose stanno andando tanto meglio che nel resto del Paese secondo lui?

È il suo il modello vincente? Troppo comodo ora smarcarsi e salire in cattedra con ricette miracolose su come ricostruire il partito. Lui fa parte di quella classe dirigente che invece di tenere unito e far crescere il partito ha contribuito a distruggerlo, a Como ha fatto anche peggio di quello che fanno molti leader a livello nazionale.

Ha messo all’angolo costringendole ad andar via moltissime persone, solo per fare alcuni esempi, persone del valore di Mirko Gaudiello, il più votato della maggioranza a Cantù con 301 preferenze o, ancora, Annamaria Conoscitore la più votata a Lomazzo con ben 265 preferenze, Mirko Zito che batte la sua Bernardi prendendo 202 preferenze a Cermenate.

Fermi è quella classe dirigente che ha scelto come suo caposegreteria in Regione la signora Bernardi che, in un paese da lei amministrato da vent’anni, ha perso malamente con ben 500 voti di scarto. Questi sono solo alcuni degli esempi con cui Fermi ha tentato negli ultimi mesi di cambiare i volti del partito, ma si è dimenticato che un partito è fatto anche e soprattutto di consenso.

Quello che ha fatto Fermi a Como è anche peggio di quello che hanno fatto i presunti dirigenti nazionali a cui lui si riferisce. Farebbe meglio a stare zitto. Oppure se parla li faccia questi nomi, perché ancora non si è capito a chi si riferisce. Sostiene la Gelmini, ma anche la Ronzulli, ma anche Tajani e poi mette i like ai post critici di Toti.

Con chi sta Fermi? Come è nel suo stile si capisce sempre poco. Ma chi propone per il cambiamento, se stesso? Gran bel modello. Non ha forse avvallato il trattamento riservato alla Sardone, messa in un angolo da Forza Italia dopo il successo delle regionali che, candidata alle Europee nella Lega, con le sue oltre 44 mila preferenze risulta tra le più votate?

Così per parafrasare le sue parole, suggerisco al signor Fermi “un po’ più di umiltà e autocritica”, quelle che lui dal suo pulpito suggerisce agli altri.

Poi lasciatemi dire che quando critica il partito perché troppo slegato dal territorio in termini di candidature a favore dei paracadutati di turno rasenta il ridicolo. Ma quando si decisero le candidature di Camera e Senato lo scorso anno chi era il Coordinatore Provinciale di Forza Italia a Como? Chi avrebbe dovuto battere i pugni sul tavolo e rivendicare spazi per i candidati locali? Chi era presente a tutte le cene con questi candidati che dopo l’elezione non si sono più visti? O l’obiettivo in quel momento era quello di tutelare se stesso come unico candidato uomo forte in lista per le regionali sostenuto da tutte le donne in lista? Il ragionamento politico a dir la verità è sembrato: purché io sia assessore in Regione (obiettivo mancato), a Roma mandate chi volete.

Adesso i suoi obiettivi sono altri, magari andare a Roma? E allora la prassi dei paracadutati da lui avallata e sostenuta alle ultime politiche non va più bene?

All’umiltà, già che c’è, magari aggiunga anche un po’ di coerenza per favore. Prima di puntare il dito verso qualcuno dovrebbe puntarlo verso se stesso e riflettere su quello che ha fatto soprattutto negli ultimi mesi. In cosa sarebbe lui diverso dalla classe dirigente (senza peraltro fare nomi) che critica?
Negli ultimi mesi decidendo tutto da solo Fermi è riuscito a perdere la presidenza della Provincia, partita che sembrava per FI già vinta, bruciando un candidato del valore di Mascetti. Nella “partita di ritorno” non contento è riuscito anche a perdere le elezioni per il consiglio provinciale. A Como dopo aver scelto il sindaco l’ha abbandonato al suo destino, assumendo una posizione critica che mi sembra sconfessata dal successo ottenuto a Como dai partiti che invece il sindaco continuano a sostenerlo lealmente e non stando fuori dalla maggioranza.
Per non parlare di queste elezioni, una vera debacle, a partire da Cermenate, regno della sua fidata Bernardi. Evidentemente a Fermi basta vincere ad Albavilla, da quello determina lo stato di salute della sua condotta ai vertici del partito e da li’, barricato, lancia epiteti alla dirigenza. Se non altro è divertente, anzi personalmente devo ammettere che mi fa proprio ridere.

 

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4 Commenti

  1. Cito “Negli ultimi mesi decidendo tutto da solo Fermi è riuscito a perdere la presidenza della Provincia, partita che sembrava per FI già vinta, bruciando un candidato del valore di Mascetti. Nella “partita di ritorno” non contento è riuscito anche a perdere le elezioni per il consiglio provinciale.”
    Sappiamo tutti che Rinaldin gli ha remato contro in tutti i modi e si parlava pure di un Tony Tufano da piazzare nella lista di Bongiasca.

    Per favore, per il bene vostro e del partito a cui forse tenete tutti, incontratevi in un bar, parlatemi faccia a faccia e basta con ste scenate mediatiche

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