La visita comasca del ministro dell’istruzione Marco Bussetti nel comasco ha scatenato le ire degli studenti dell’istituto Jeanne Monet di Mariano Comense (sotto un volantino diffuso ieri) e del coordinatore provinciale di Articolo 1, Emilio Russo (storico docente del liceo Giovio) di cui pubblichiamo un ampio intervento sul tema.
Non bastavano le apparizioni di Salvini e il costante presidio di Cantù da parte di un suo sottosegretario, accompagnati, nelle loro passeggiate, da un’imponente scorta delle forze dell’ordine. Con la strana visita del ministro Bussetti a Cantù e a Mariano, abbiamo assistito all’ennesimo tentativo della Lega di occupare manu militari il territorio dei due Comuni più importanti interessati al voto amministrativo del 26 maggio.
Tutto rientrerebbe forse nella prassi normale di una campagna elettorale se non fosse che la concentrazione di big del governo nazionale avviene con una sovrapposizione inaccettabile dei ruoli istituzionali e di quello di rappresentanti di una delle forze politiche che partecipano alla competizione in corso. In uno Stato di diritto, la campagna elettorale non dovrebbe e non può essere condotta da un partito con l’uso di mezzi e risorse pagati dai contribuenti e piegati agli interessi di un partito, per i trasferimenti, gli strumenti di comunicazione, gli apparati di sicurezza. Questi ultimi, secondo i cittadini di Cantù, particolarmente vistosi ed esibiti come prova dell’autorevolezza di ministri venuti in realtà non per adempiere ai loro compiti ma per fare propaganda elettorale.
L’ultimo episodio è quello dell’escursione di Bussetti, che ha inscenato un’improbabile lezione sugli Esami di Stato (che qualsiasi insegnante sarebbe stato in grado di svolgere, probabilmente meglio di lui) e che ha precettato – come accade nei regimi totalitari – i dirigenti scolastici della zona. Casualmente nel vivo della campagna elettorale per le Europee e le amministrative, causalmente a Cantù e a Mariano, casualmente incontrando proprio gli studenti che voteranno.
Gli studenti che hanno contestato la parata del ministro all’Istituto “Jean Monnet” meritano la gratitudine di tutti i democratici e di tutte le persone che hanno a cuore l’autonomia della scuola. Le loro ragioni sono anche le nostre.
In altri tempi, per l’uso scorretto delle strutture e delle risorse pubbliche, si sarebbe chiesto conto al ministro dell’Interno, che, in una campagna elettorale, è il garante dell’imparzialità e del rispetto delle regole. Paradossalmente, nell’attuale momento politico, il ministro dell’Interno, come segretario della Lega, è invece proprio il responsabile delle scorrettezze in atto. Ai cittadini non resterà che esprimere con il voto la propria ripulsa per l’aria da regime che la Lega sta diffondendo e contribuire ad aprire una nuova stagione per il Paese.
EMILIO RUSSO
ArticoloUno – Como