Un nuovo allarme per il Lario e il livello pericolosamente basso da mesi delle sue acque: la riapertura di alcuni tratti di Naviglio – ora coperti – nella città di Milano. A diro un no assoluto a questa ipotesi è il parlamentare comasco di Fratelli d’Italia, Alessio Butti.
“Non passa giorno che qualche amministratore locale allarmato per i livelli del lago, sapendo il mio lavoro e le mie proposte sul tema, mi chiami per avere aggiornamenti – scrive il deputato in una nota – A tutti rispondo spiegando che la questione riguarda due distinti ambiti, quello statale e quello regionale. Mentre sul primo abbiamo tutti le idee chiare, anche in funzione di un proficuo e collaborativo rapporto da me avviato con MIT e MinAmbiente, sul secondo, quello regionale, si attendono importanti risposte soprattutto in ordine al finanziamento di un progetto scientifico, redatto dal sistema universitario”.
Chiaro il mirino puntato su Palazzo Lombardia: “Il ruolo della Regione, da sempre sensibile rispetto ai problemi “ambientali” di questa natura, è determinante al pari di quello esercitato dal Consorzio dell’Adda. Così come sarà determinante, sebbene in un secondo momento, quello delle varie Autorità, Consorzi e quant’altro”
Poi, ecco il punto relativo al “rischio Navigli”.
“Stabilito che, in questo momento, l’acqua non basta nemmeno al Lario e mi sembra evidente, non si capisce come possa prendere vita l’idea della riapertura dei Navigli milanesi di cui parla spesso il sindaco Sala, qualche amministratore lombardo e soprattutto qualche organo di stampa dando fiato a vari sondaggi – afferma Butti – La questione dei Navigli milanesi è ovviamente considerata, con tutto ciò che afferisce al sistema irriguo a Sud di Olginate, nel progetto embrionale delle Università (Politecnico e Statale), ma sia ben chiaro che non può essere l’Adda, quindi il Lario, a rifornire di acqua i navigli milanesi. Attenzione agli effetti ambientali devastanti che potrebbero essere generati da proposte o velleità politiche, decisamente miopi, di chi vive a valle del Lario e dell’Adda”.
9 Commenti
Ma varda un po’ ti sti bauscia che voglion rubarci pure l’acqua…
Prendessero quella della Ferragni loro che la grana l’hanno…
Ahh… i famosi navigli che, passando da Milano, portano l’acqua dal Lago di Como ai campi agricoli del Parco Sud.
….infatti con “anche agli straripamenti del Seveso e del Lambro” mi riferivo proprio al Redefossi. Non è il motivo principale della proposta ma è stato più volte dichiarato.
In ogni caso più aumenta il bacino di raccolta delle acque a valle e migliore è la possibilità di regolare il flusso delle stesse a monte….per ragionare su questo non è necessario essere ingegneri e, francamente, più che il problema vedo l’opportunità.
Sui metodi concordo che abbiamo molto da imparare da Milano da cui siamo sempre più lontani come qualità dell’Amministrazione e, ahimè, soluzioni innovative.
Ben contento che Butti sia edotto sugli studi e sul dibattito pubblico.
Quindi saprà che il progetto prevede di “riconnettere il Naviglio della Martesana, che deriva le proprie acque dal fiume Adda e riceve, in via Melchiorre Gioia, le acque del torrente Seveso, alla Darsena di Porta Ticinese.”
Questo evidentemente diminuendo la portata delle stesse acque che attualmente vengono scaricate nel cavo Redefossi.
Inoltre “il nuovo collegamento idraulico si presta ad essere recapito di portate aggiuntive, ad esempio provenienti da pozzi di geotermia oppure acque parassite attualmente convogliate nella rete fognaria.”
Giusto per dire che l’allarme sembra ingiustificato dall’impostazione del progetto.
Abitualmente non replico, ma viste le osservazioni svolte penso sia meglio chiarire alcune cose.
1) non occorre essere ingegneri per trattare un tema che ha chiari risvolti politici e legislativi. Ovviamente mi avvalgo dell’aiuto di tecnici di assoluto livello, dai quali ho imparato molto. Mi occupo di questa materia da anni e la seguo con la passione di chi comprende la gravità del problema per il nostro lago.
2) la riapertura dei navigli di cui parlano gli atti amministrativi, gli organi di informazione e i sondaggi IPSOS pubblicati dal Corriere della Sera nulla ha da spartire con gli straripamenti del Seveso e del Lambro.
3) conosco perfettamente gli esiti del “dibattito pubblico”, ma soprattutto ho seguito, per quanto possibile, ogni tipo di studio sulla fattibilità del progetto “apertura dei navigli”. Ho trovato interessante la procedura, ma ciò nulla toglie al senso del mio intervento. Anzi…
Come già sottolineato da sinigagl, la Martesana già drena parte della portata dell’Adda nel cavo Redefossi; con la riconnessione idraulica Martesana-Darsena:
– non sarebbe drenata ulteriore portata dal Lario, ma verrebbe utilizzata l’attuale per alimentare il sistema riaperto della cerchia dei Navigli;
– verrebbe liberata portata utile nel cavo redefossi, per aiutare a scolmare i picchi del Seveso, diversamente da quanto avviene ora.
Già solo queste aspetti positivi rendono non solo utile, ma necessario l’intervento.
E non serve essere ingegneri per riconoscerli. 😉
Francamente non si capisce come mai ci sia questa rincorsa al pressapochismo “a cinque stelle”.
Il deputato dovrebbe sapere che esiste uno studio di fattibilità che comprende anche il relativo progetto idraulico.
https://progettonavigli.comune.milano.it/materiali/progetto-di-fattibilita/
Dovrebbe poi sapere che è appena terminata la fase di “dibattito pubblico” in cui chiunque avrebbe potuto partecipare con domande e osservazioni: qui la relazione finale.
https://progettonavigli.comune.milano.it/presentazione-della-relazione-finale-del-dibattito-pubblico/
A Como avremmo molto da imparare da questa esperienza…
Se avessero pensato di riaprire prima i Navigli, ci saremmo risparmiati qualche esondazione e la stupidaggine delle paratie.
In ogni modo la riapertura del Navigli è motivata anche dagli straripamenti del Seveso e del Lambro.
Non sapevo che Butti fosse anche esperto di ingegneria idraulica …