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Le due zarine, le urla, il fronte del fagiolo. Come sta la giunta Landriscina (e chi comanda)

E’ Pasqua. Ma cosa succede dentro quell’ovetto chiamato giunta di Como? Tante cose. Molte velenose, altre meno. Quella che segue è la fotografia semiseria ma piuttosto nitida su quanto accade davvero tra le pieghe del palazzo, quelle spesso invisibili al pubblico ma determinanti per la navigazione tanto quanto il fare (o non fare) ponti, strade o ticose. Vediamo, dunque, protagonisti e vicende del “Comune invisibile”.

Elena Negretti in primo piano. Dietro Alessandra Locatelli e il sindaco

LE ZARINE

Sono due, senza alcun dubbio: il vicesindaco-parlamentare e assessore ai Servizi Sociali, Alessandra Locatelli (Lega), e l’assessore al Personale Elena Negretti (provenienza lista civica “Insieme”). Potenti, finora. Potentissime. Capaci come nessuno di dare un marchio (all’esterno Locatelli, soprattutto all’interno Negretti) alla giunta Landriscina. Giunta che, stando alle voci più taglienti e sibilanti tra stanze e corridoi, i più aciduli vorrebbero ribattezzare quasi come una sorta di mitologico esecutivo uno-e-trino Landregrettocatelli. Oppure si vorrebbe associare, mutuando le famose espressioni del Cerchio leghista e del Giglio fiorentino, a un comaschissimo Trio magico in grado di afferrare saldamente la tolda di comando già poche ore dopo la vittoria alle elezioni e di non mollarla più, salvo ora trovarsi a rintuzzare i primi palesi attacchi. Fuoco “amico”, in particolare (dice niente l’uscita del forzista Enrico Cenetiempo per Anna Veronelli assessore?).Alessandra Locatelli

I FAGIOLI

Così come nel pentolone domestico i borlotti borbottano a lungo prima di saziare l’appetito, un simile ribollire si avverte da tempo in alcuni spezzoni di Forza Italia (l’ala che sbrigativamente si potrebbe accostare all’anima rinaldiniana del partito, guidata dal capogruppo Tony Tufano) e in ampi settori di Fratelli d’Italia. Gruppi e partiti dove non è raro recepire malumori e insofferenze di lunga cottura (e improvvisa esplosione?) per il maglio d’acciaio calato dalle Zarine sugli indirizzi, le politiche, l’immagine stessa della giunta comunale. Le accuse – riferite al sindaco in maniera più o meno ufficiale dai forzisti – sono variabili ma piuttosto definite: a Locatelli si imputa l’eccessivo marchio turboleghista impresso a molte iniziative comunali; a Negretti la gestione pratica di alcuni casi (questione Capo di Gabinetto, il recente caso Lorini) e un’eccessiva tendenza dispotica.

Patrizia Maesani

A entrambe, poi, si attribuisce una sorta di muro trumpiano eretto attorno al sindaco, barriera difficilmente valicabile dalle istanze del resto del mondo e in particolare, come già si accennava, da quelle di Forza Italia e Fratelli d’Italia (ma talora persino della civica Insieme, che dopo aver già perso i due consiglieri Matteo Ferretti e Sergio De Santis destinazione Meloni, ospiterebbe un Davide Gervasoni sempre fedele ma inquieto).

URLA ED EFFETTO MUNCH

Molti conosceranno il celeberrimo quadro di Edvard Munch, “L’Urlo”. Ma se togliete la staccionata su cui spicca il volto deformato tra le disperate mani del protagonista, e in sua vece mettete qualche saletta più o meno nobile del Palazzo, potreste ricavare effetti artistici simili anche in via Vittorio Emanuele.

Le cronache semisegrete di Palazzo Cernezzi consegnano al cosmo, per esempio, un clamoroso scontro con tanto di urla e accuse andato in scena lo scorso dicemebre tra Negretti e la forzista Anna Veronelli (davanti a numerosi, basiti testimoni); oppure le ripetute carezze al sapore di Kung Fu tra la “sorella d’Italia” Patrizia Maesani da un lato e il Trio Magico dall’altro (con Alessandra Locatelli prima “nemica” e uno schema riprodotto, al livello superiore, dalle randellate parlamentari intercorse via media tra il deputato salviniano Eugenio Zoffili e quello meloniano Alessio Butti circa il doppio ruolo del vicesindaco); per non parlare dell’armonia non trascendentale con cui la forzista Amelia Locatelli e ancora Negretti hanno condiviso la questione mense (con Veronelli spettatrice poco entusiasta della partita); del malcelato irrigidimento dei rapporti Veronelli-Landriscina; della cordialissima antipatia tra il sindaco e un nome come quello di Sergio Gaddi, fuori da giochi ma pur sempre di peso a Como città; fino ad arrivare alle delicatezze stile Pulp Fiction che si sarebbero scambiati ancora Negretti e l’assessore Marco Butti per la vicenda Lorini-dirigenti oppure alle perplessità del forzista Franco Pettignano per un assessorato al Patrimonio che esclude le assegnazioni degli alloggi comunali.

Insomma: un quadro che sembra abbinare perfettamente l’urlo di Munch a un pentolone di fagioli in ebollizione, a cui va aggiunto il tema dei diversi assessori che per vari motivi sono costretti lontano dalla città per più giorni a settimana. Vulnus trasversale e non utilissimo a una squadra soggetta a turbolenze.

MA SE SI GIOCA A BRACCIO DI FERRO…

Fin qui, dunque, il fronte del dissenso o la cronaca delle perturbazioni note e meno note. Ma episodi a parte, chi dà veramente le carte a Palazzo Cernezzi? Chi, pur tra dissapori e malcontenti, è ancora realmente in grado di guidare la nave? Qui il discorso ribalta le prospettive. Le Zarine, per esempio, saranno pure oggetto di borbottii e malumori, ma la forza che tuttora mantengono come doppio baricentro della politica municipale non pare in discussione. In particolare Locatelli, il sorriso sul viso, il trono di spade nel cuore, può godere di un partito – la Lega – forte come non mai, dominante da Roma a Milano, con un drappello di colleghi deputati e consiglieri regionali che oggi, su qualsiasi tavolo politico di centrodestra, non ha paragoni. E poi, diretta conseguenza, c’è l’elettorato. L’opinione pubblica. Che certamente fa più rumore nei dintorni dell’opposizione nell’antichissimo gioco delle parti, ma in realtà ha gonfiato e continua a gonfiare di schede convintamente leghiste le urne elettorali. E questo conta. Tantissimo. Soprattutto se si deve pesare il magro, magrissimo malumore forzista (e poi, chi nel centrodestra avrebbe vantaggi e saprebbe spiegare un flop per liti interne?).

Giunta Landriscina

Infine, c’è la consistenza reale del “fronte del fagiolo”. Persino al di là del merito delle questioni, o di un’improvviso spirito omicida-suicida tra i banchi della maggioranza (oggi del tutto inimmaginabile), non esiste nessuna questione capace di mettere davvero in dubbio l’assetto attuale e l’esperienza nel suo complesso. Passi il borbottio, va bene la singola impennata (peraltro talvolta su questioni piuttosto bizzarre per una coalizione di centrodestra, vedi la richiesta di aprire la stazione per i senzatetto “made in Maesani”), ma non si scorgono né reali politiche alternative di prospettiva né nodi del tutto irrisolvibili all’origine di frizioni e contrasti interni (al di là di qualche oggettiva aspirazione all’onnipotenza dei bersagli).

Uscendo quindi dal campo delle simpatie/antipatie – pur umanissime – e delle linee politiche più o meno condivise, oggi la giunta Landriscina – pur tra turbolenze e singole scosse – è ancora del tutto padrona del suo destino. Anzi, di più: con il vento politico che spira nelle vele destrorse da Nord a Sud dello Stivale, le basterebbe riaprire la Ticosa, rilanciare i giardini a lago e dare quattro colpi di badile a un po’ buche per arrivare, senza nemmeno troppi sforzi, a un passo dalla gloria.

Certo, le stesse cose si dicevano di Lucini&Co nel 2014, quando il Pd era al 40%. Ma questa è un’altra storia. Forse.

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3 Commenti

  1. L’assessore al personale Negretti è una segretaria del 118, giusto? profilo un po’ deboluccio per fare l’assessore, no? e stendiamo un velo pietoso sul vicesindaco

  2. Altra questione è quella di Cenetiempo, cosa vuole questo signore…. e poi chi rappresenta….? Si magari adesso è approdato a Forza Italia dopo essersi passato innumerevoli altri partiti…. chi se ne frega di quello che dice, che vada nel gruppo misto.
    Anzi forse prima è meglio se fa chiarezza nella sua testa, e quando avrà capito quale è il suo partito definitivo ce lo comunichi!
    CONSIGLIO,
    Vada a vivere in Svizzera ci sono tanti partiti, li potrà ricominciare il tour… 🙂

  3. Diremmo a questo punto…per fortuna che c’è un certo dibattito interno, la politica è mediazione e quindi non si capisce quale sia il problema.
    Penso che hai cittadini contino poi i risultati, poco importa se gli Assessori discutono tra di loro per il bene comune.
    In fin dei conti se non ci fossero libere discussioni non saremmo in democrazia….

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