Il Pd di Como, Svolta Civica e la lista Civitas di Bruno Magatti si uniscono per chiedere bloccare gli effetti del nuovo decreto sicurezza, noto come “Decreto Salvini”.
Rispetto alle restrizioni per il rilascio di permessi temporanei per esigenze di carattere umanitario e in materia di protezione internazionale, di immigrazione e di cittadinanza, i tre gruppi premettono che “il dato relativo ai migranti sbarcati in Italia è stato nel 2016 di 144.574, nel 2017 di 108.538 e nel 2018 (al 30 ottobre di 22.031), confermando un trend in calo che dunque non evidenzia né la sussistenza di situazioni emergenziali la necessità di misure straordinarie”.
Rispetto al decreto in sé, vengono definiti profili problematici l’eliminazione della “possibilità per le commissioni territoriali e per il Questore di valutare la sussistenza dei gravi motivi di carattere umanitario e dei seri motivi di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano abrogando, di fatto, l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari e introducendo una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare dalla portata estremamente ridotta e che non garantisce l’accesso alle misure di accoglienza”.
Un provvedimento che “si pone in tal modo in contrasto con l’articolo 10 della Costituzione che prevede il diritto di asilo nel territorio della Repubblica allo “straniero al quale sia impedito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana” e non solo nei casi più gravi di persecuzioni e torture”.
Viene inoltre affermato da Pd, Svolta Civica e Civitas che il decreto:
– “Non specifica, nell’attuale formulazione del testo, se questi nuovi permessi di soggiorno permettano l’iscrizione obbligatoria al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), come invece garantiva il permesso per motivi umanitari, con il rischio di ricaduta dell’intero costo dell’assistenza sanitaria sugli enti locali”
– “Prolunga il periodo massimo di trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per i rimpatri da 90 a 180 giorni”
– “Riserva l’accoglienza nel sistema SPRAR ai soli titolari di protezione e MSNA (Minori stranieri non accompagnati) escludendo di fatto i richiedenti asilo”
– “Esclude la possibilità ai detentori di permesso di soggiorno per richiesta di asilo l’iscrizione all’anagrafe dei residenti, con conseguenti criticità nell’accesso ai diritti sociali e al diritto alla salute in particolare per la difficoltà di iscrizione al Servizio sanitario nazionale senza il riconoscimento di una dimora abituale”.
Di conseguenze viene affermato che “le norme contenute nel decreto legge in questione favoriscono le strutture di accoglienza straordinaria, rispetto alle quali in questi anni sono state registrate numerose criticità in termini amministrativi e relativamente ai servizi erogati, puntando a smantellare invece proprio i programmi di accoglienza finalizzati a dare risposte ordinarie, strutturate, controllate e non emergenziali, come i centri di accoglienza del sistema SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati), gestiti dai Comuni, con percorsi di integrazione reale ed efficace in piccole accoglienze, rifugio diffuso in alloggi e anche in famiglia”.
E inoltre – sempre secondo i proponenti la mozione – “il provvedimento favorirà quindi le grandi concentrazioni di persone nei grandi CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), di difficile gestione con ridotte possibilità di percorsi di integrazione e con impatti spesso negativi per i cittadini; la mancanza di percorsi di integrazione anche in città più piccole porteranno ad aumentare ulteriormente in città presenze di persone in condizione di estremo disagio, che potrebbe aprire a tentativi di reclutamento da parte della criminalità organizzata o costringere a vivere di espedienti”.
Da cui, la conclusione e il punto chiave della mozione: “Per quanto attiene agli ambiti di competenza del Comune di Como, il Sindaco e la Giunta Comunale a chiedere al Ministro dell’Interno ed al Governo di sospendere gli effetti dell’applicazione del Decreto Legge e ad aprire un confronto con il presente Comune e le città italiane, al fine di valutare le ricadute concrete di tale Decreto sull’impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori”.