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Polizia Urbana, Taser, il non-voto. Quelle strane assenze di Anzaldo: “Niente da commentare”

La premessa deve essere cristallina: non si tratta di un caso Mantovani-bis, è certo.

Però alcune cose sono successe: in due circostanze politicamente significative, è noto, la lista Rapinese ha votato con la maggioranza. Primo episodio: il Regolamento di Polizia Urbana (qui). Secondo, l’avvio della sperimentazione del taser in dotazione alla stessa polizia (qui).

Le ragioni dell’inedita vicinanza con le fila landrisciniane le ha ampiamente enucleate lo stesso Rapinese in una lunga intervista a ComoZero Settimanale (qui).

Nessuna nuova maggioranza a Palazzo, piuttosto un’evidente assonanza sui temi della sicurezza che nel caso del Regolamento non si è risolta solo in un’intesa ideologica: il voto della lista Rapinese ha permesso al documento di sopravvivere nonostante il voto contrario di Forza Italia.

Data la premessa, i fatti. In entrambe le occasioni i voti a sostegno dei provvedimenti di maggioranza sono arrivati da Alessandro Rapinese e Paolo Martinelli, non da Fulvio Anzaldo (la lista è orfana di Ada Mantovani passata al Misto).

Nel caso del Regolamento, Anzaldo non ha partecipato al Consiglio. Mentre ieri sera, all’atto del voto sull’uso del taser, pur presente si trovava nel cortile antico di Palazzo Cernezzi.

Chiaro, un’assenza tout court (ricordiamo che il consigliere è, meritoriamente, primatista per presenze) ci può assolutamente stare, è legittima e può avere milioni di ragioni del tutto valide. Vale lo stesso per una breve uscita dall’aula: una pausa e una boccata d’aria non intossicata dalla politica.

Fulvio Anzaldo (a sinistra) e Alessandro Rapinese

Già. Però.

E’ pur vero che Fulvio Anzaldo, avvocato e finissimo giurista di lungo corso, non ha mai nascosto riserve, anche piuttosto forti, sul fronte della struttura tecnico-giuridica del Regolamento (perplessità espresse anche da altri avvocati-consiglieri come Patrizia Maesani e la stessa Mantovani).

Nel secondo caso, quello della pistola elettrica, si dice Anzaldo abbia un’opinione assai diversa dai propri compagni di gruppo sull’opportunità di tale dotazione al Corpo, di qui la scelta di un’assenza strategica e centratissima sull’istante del voto (peraltro il documento sarebbe passato anche senza la lista Rapinese, dato il parere favorevole degli azzurri, ma senza la stessa lista l’aula non avrebbe avuto il numero legale per proseguire i lavori). Comunque sia, l’interessato non conferma e non smentisce. “Non c’è niente da commentare” dice con estrema serenità, raggiunto al telefono.

E’ davvero da escludere vi siano fratture radicali nella coppia Rapinese-Anzaldo, rafforzata peraltro dall’uscita di Mantovani. Ma è certo che su casi molto specifici e non meramente tecnici dove il voto politico diventa anche un voto d’orientamento giuridico quando non anche etico e civile (Regolamento e Taser lo sono in modo evidente) non sempre la lista d’acciaio si trova unanimemente concorde. Da aggiungere che l’appoggio alla maggioranza non deve essere boccone facile da ingoiare.

E’ capitato con esiti disastrosi sul tema del dormitorio, appunto con il clamoroso addio di Mantovani. Capita su altri temi con un Anzaldo silenzioso, rispettoso della linea di lista, sempre primo alfiere e primo Rapi-Cavaliere ma capace di scelte che indicano autonomia di pensiero e, di fatto, parlano da sole. Soprattutto se di mezzo non passano tombini o asfalti ma decisioni che ricadono pesantemente sulla vita della città.

 

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