In una tornata elettorale che ha riservato sonori schiaffoni al centrosinistra, il Pd comasco si è potuto consolare con un’unica ma simbolica “bandierina issata”: l’affermazione come primo partito a Como città (24.1%), poco più di un punticino in più rispetto alla Lega (23.08%, in entrambi i casi considerati i voti per la Camera dei Deputati). Uno scarto minimo ma che comunque, in un momento storico dove il Pd è letteralmente crollato a livello nazionale (18.7%) e si attesta di poco sopra a livello lombardo (19,2%), ha fatto tirare un mini-sospiro di sollievo alla dirigenza dem lariana. Peraltro, a pochi mesi da una sconfitta alle elezioni comunali che poteva far presagire risultati anche molto peggiori.
Fatta questa doverosa premessa, è però interessante notare come la città di Como diventi emblematica della trasformazione dell’anima stessa del Pd durante l’era renziana. Un partito che piace ai quartieri che piacciono, per evocare un antico spot automobilistico di successo, e soprattutto ai quartieri storicamente più benestanti e ben difficilmente orientati a sinistra. Un indizio evidente di questa tendenza alla trasmutazione centrista di quello che soltanto fino a pochi anni fa era il partito di Bersani e D’Alema era già venuta dal referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Ovvero quando quello che, per molti, fu poco più che un plebiscito pro o contro il tandem Renzi-Boschi vide il dato provinciale dei “No” al 58% e quello cittadino ben inferiore, al 52,1%, con alcune zone del centro che addirittura fecero segnare una lievissima maggioranza di favorevoli.
Ebbene, le ultime Politiche sembrano aver ulteriormente rimarcato questo elemento. Basta prendere alcune circoscrizioni simboliche e guardarne i voti (percentuali prese nette, ndr).
Ad esempio nel cuore del centro di Como – sezioni dalla 1 alla 10, zone via Perti-via Sinigaglia) il Pd arriva un 24,7% che lascia lontanissima la Lega Nord, ferma a un 17,5%. E allargando lo sguardo a un’altra zona “nobile” e ricca del capoluogo, ovvero la circoscrizione di Como Borghi (sezioni dalla 22 alla 32) è ancora il Pd ad essere il primo partito con la media del 24,6 rispetto a una Lega ferma al 21,3.
La controprova di un Partito Democratico comasco che mette radici tra i salotti del capoluogo e si inaridisce verso le periferie viene da altre tre zone. Quella della Circoscrizione 3 (Camerlata-Rebbio-Breccia-Prestino, sezioni dalla 46 alla 60). Qui è il partito di Salvini a guadagnare il primo gradino del podio con un 24,2 complessivo (cifra più alta del complessivo cittadino) mentre il Pd è al 23,07 (sotto media). Persino nel feudo del potentissimo dem Luca Gaffuri, la Circoscrizione 1 (Albate, Muggiò, Acquanera, 7 sezioni) la Lega (26%) stacca nettamente i democratici fermi al 23,8.
Ma ancora più eclatante è la differenza se ci si sposta nella Circoscrizione 8 (Monte Olimpino, Ponte Chiasso, Sagnino, Tavernola, sezioni dalla 61 alla 74). Qui il Pd è inchiodato al 21,6% mentre la Lega vola al 25,2%. Una fotografia nitida, dunque, di come l’iniezione di “renzismo” abbia reso in questi anni il partito poco affine a un teorico territorio d’elezione (periferie, ceti meno agiati) lasciando il campo libero a un Salvini che con alcune, precisissime parole d’ordine (lotta all’immigrazione, promesse su pensioni, sicurezza) lo ha occupato in maniera più o meno ampia e decisa. Il tempo dirà se stabilmente.
Un commento
Direi che nella ex circoscrizione 8 i Dem sono in recupero su FI mentre la lega ha intercettato una parte dell’elettorato forzista..ovviamente la lega fa la voce del padrone,
ma all’interno della stessa coalizione, si è spostato l’asse.