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Como, candidato sindaco: nel centrodestra spunta il nome del farmacista Roberto Tassone

La partita è aperta e al momento la candidatura del coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, Stefano Molinari, è l’unica davvero sul tavolo. Ma nel centrodestra comasco – lo ammettiamo, senza avere ben chiaro su ispirazione di quale componente specifica – di sicuro almeno un altro nome, decisamente meno impegnativo sul fronte politico duro e puro ma forse non inferiore a livello di notorietà nel capoluogo, è stato sondato e circola tra le varie segreterie provinciali.

Le tracce, benché finora poche e ben nascoste, portano tutte in via Fontana 13, nel cuore di Como.

Lì, dove si innalza una delle più storiche insegne della città, ovvero quella della Antica Farmacia Internazionale, sarebbero più volte risuonati i passi felpati di alcuni emissari dei partiti per sondare il titolare. Altrimenti noto – anzi, facciamo notissimo in città – come il dottor Roberto Tassone (a sinistra nella foto qui sotto).

Ma come, si potrebbe obiettare subito, Matteo Salvini e Giorgia Meloni chiedono alle segreterie sui territori di puntare su politici di lungo corso e invece il centrodestra a Como punta ancora su un civico, dopo i cinque anni con Mario Landriscina?

No, non è affatto detto vada a finire esattamente così. Ma nello stesso tempo è del tutto evidente che l’indirizzo di base dato dai leader nazionali di Lega e Fratelli d’Italia non può essere ritenuto vincolate in senso assoluto. Le specificità locali, se ben supportate da argomenti, possono determinare variazione al “verbo” del tandem Meloni-Salvini. In più, se è vero che le tracce di “politica in prima linea” del farmacista comasco sono poche, risulta che quel mondo sia tutt’altro che alieno a Tassone (dietro le quinte, ad esempio, diede una mano al centrodestra anche alle comunali del 2017). E infatti, a Como i sondaggi su di lui sono in corso eccome, al di là degli input romani.

Come si accennava, benché il nome di Tassone sia filtrato da più parti, è difficilissimo comprendere l’esatta genesi di questa ipotesi. La storia dei rapporti personali porterebbe però a cercare qualche impronta nell’area del civismo impegnato verso la destra (quella storica più che quella neoleghista). Impossibile però ottenere dalle segreterie di partito conferme o smentite: le bocche sono sigillate con il silicone.

Di fatto, però, se si esclude qualche nominativo leghista apparso e tramontato nel volgere di poche ore (il vicesindaco Adriano Caldara, addirittura l’attuale presidente di Asf Guido Martinelli), oltre a Stefano Molinari per ora c’è soltanto il nome di Tassone tra le alternative al vaglio della coalizione.

Come andrà a finire e chi la spunterà – stando sempre pronti, peraltro, a nuove sorprese da qui a fine anno – è ancora davvero tutto da capire.

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7 Commenti

  1. se vogliamo veramente che Como non solo precipiti nella classifica delle città dove si vive bene ma che ne esca, allora continuiamo nella ricerca di candidati sindaci non solo della società civile, ma senza esperienza politica e soprattutto senza capacità manageriali. passare da gestire una farmacia a un comune il salto è MORTALE , per la città naturalmente.
    non è bastato Landriscina ? non ha insegnato niente il nulla assoluto del suo mandato ?

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