Da vari lustri a questa parte si fa un gran parlare di futuri più o meno realistici per lo stadio Sinigaglia di Como. Cordate, proposte, progetti, moltissima fuffa inconcludente. Nella stragrande maggioranza dei casi, comunque, il concetto di base (quello caro ai tifosi del Como 1907, soprattutto) è: “Lo stadio resta lì, non si sposta”. E via con le citazioni di Brera sull’impianto più bello del mondo, sulla sua storia, sul panorama ecc.
Ebbene, non proprio tutti la vedono così. Franco Cavalleri, ad esempio, collega che proprio oggi ha affidato pubblicamente un suo (devastante, si può dire?) pensiero sul Sinigaglia, con una stroncatura senza se e senza ma rispetto alle varie ipotesi – molto ipotetiche, finora – di un ampliamento a più funzioni del Sinigaglia per farlo vivere anche oltre la partite. Ipotesi che, con l’inevitabile attrazione di più persone, più auto, più traffico, secondo Cavalleri sarebbe più o meno una sciagura.
Di seguito, pubblichiamo il suo intervento integralmente.
L’aberrante futuro di una città che sembra non avere più Valori.
Dalla Cultura all’Istruzione, dall’Ambiente all’Urbanistica, Como ed i comaschi dimostrano sempre più di aver perso i Valori, quelli con la V maiuscola, quelli che riguardano cuore e cervello.
Nella frenesia di sfruttamento e spoliazione che sembra aver preso possesso di questa città e dei suoi abitanti, pochi esclusi (voci in pieno stile vox clamans in deserto, tacitate e conunque ignorate), nemmeno i valori (quelli monetari) sembrano più al riparo da mala gestione e distruzione.
A osservarli con attenzione, Como e i comaschi sembrano una orda di Unni in preda al loro furore distruttivo, nomadi che si danno ad una ‘economia nomade’, appunto, quella caratterizzata dallo sfruttamento di una regione fino al suo definitivo azzeramento, alla sua completa desertificazione.
“Dove passa lui non cresce più nemmeno l’erba”, dicevano di Attila e delle sue orde. Ecco, Como sembra preda di tanti Attila, o se vogliamo di una invasione di cavallette in pieno stile ‘piaghe d’Egitto’, che tutto rosicano e distruggono e nulla lasciano.
L’ultimo esempio in ordine di tempo riguarda lo stadio Sinigaglia, e l’intera area in cui sorge, oggetto di progetti che definire ‘aberranti’ è riduttivo (qui un esempio, ndr).
Siamo di fronte ad un’area molto importante, anzi fondamentale, per il benessere della città e la qualità della vita. Sorge in prossimità di grosse vie di traffico, che la delimitano e, in molti modi, ne limitano le possibilità di sviluppo.
Rappresenta lo sfogo naturale per una zona – viale Masia, Borgovico – assediata da traffico, inquinamento dell’aria e acustico. Andrebbe protetta, sviluppata in senso ambientale. Ne andrebbe salvaguardato e incrementato il suo valore da questo punto di vista. Anche arrivando a trasferire lo stadio in altra zona, meno sensibile.
Il Sinigaglia, difatti, è fonte di grossi problemi: traffico, blocchi della circolazione, limitazioni e addirittura blocchi della libera fruizione dei servizi ambientali della zona, limitazioni alla vita dei suoi residenti, nonché grossi impegni di spesa per fare fronte alle necessità di sicurezza in occasione delle partite.
A fronte di tutto questo, invece di pensare a dove trasferire il Como calcio e a liberare la zona rendendola assolutamente ‘a impatto zero’, si pensa ad un nuovo stadio, uno che possa vivere non di soli avvenimenti sportivi. Tradotto, significa un centro commerciale, con negozi, magari cinema, teatro. Un punto di richiamo per grandi folle ogni giorno, migliaia e migliaia di persone.
Il che significa migliaia di macchine, che dovrebbero riversarsi su un sistema viario al collasso già oggi. E non solo in via Borgovico o viale Masia. È l’intera città che non sarebbe in grado di reggere l’urto di migliaia di veicoli che, come mandrie bisonti impazziti, si getterebbero verso il lungolago, per raggiungere i pascoli del nuovo Sinigaglia.
Esattamente l’opposto di quanto questa città, già assediata da un traffico fuori controllo, ha bisogno.
Eppure, idee malsane ed aberranti come questa vengono accolte con entusiasmo, anche sull’onda della propaganda svolta dai mezzi di informazione, che fungono da megafono ai proponenti e dipingono questi progetti come “il futuro”.
Mentre palestre, piscine, teatri, associazioni culturali, tutto ciò che non è fonte di guadagno (per i pochissimi che controllano questa città) vengono lasciate ai margini, abbandonate ai loro destini. Una ‘cultura da nomadi’, degna del miglior Attila.
ABERRANTE
13 Commenti
perfettamente d’accordo con Cavalleri.
Questo gentil signore potrebbe far costruire delle eleganti palazzine vista lago,e abbattere lo stadio.
Sogno di tanti comaschi..
. Comaschi…. che parolona ?
Il Como non ha un seguito enorme: 4 anni fa, in Serie B, faceva in media 3500 spettatori, quindi di cosa parliamo?
Certo l’impianto attuale ha 90 anni quindi è stato pensato in un contesto completamente diverso, ma oggi Como come città è abituata a flussi ben più consistenti.
Una struttura più moderna e funzionale, anche mantenendola dove è ora, renderebbe la gestione della sicurezza fattibile, senza tutti i problemi attuali (strade chiuse, giardini bloccati, viabilità interrotta).
Spostarlo significherebbe avere uno stadio totalmente anonimo, rinunciando a quelle poche caratteristiche che lo rendono unico (vicinanza al lago, facciata razionalista, etc..).
Un rifacimento del stadio lì con trasformazione in centro commerciale cosa potrebbe mantenere di razionalista? Dubito anche 1 solo centimetro quadrato… sarebbe una ferita nel quartiere inserirci un altro stile.
davanti allo stadio c’è un supermercato H24 e nei giardini varia umanità
(( domenica tutti al Sinigaglia contro la Pro Vercelli per tornare in zona play off, ma l’obiettivo resta la salvezza considerato il budget;
astenersi brontoloni e brontosauri ))
Che senso ha lasciarlo lì? Se il Como continuerà a rimanere nelle serie inferiori, lo “stadio più bello del mondo” resterà un esagerazione. Se, al contrario, tornerà ai fasti del passato, avrà capienza insufficiente e continuerà a essere scomodo per tutti.
Per chi lo voglia fare diventare un centro commerciale polifunzionale, la posizione è importante ma la città è anche di chi ci abita, non solo di chi ci fa affari.
Da pazzi immaginare che lo stadio possa restare lì. Basta mettere il naso fuori dalla nostra piccola città e prendere esempio. In tutte le situazioni urbane più evolute gli stadi sono in zone periferiche, soluzione per mille motivi preferibile: mobilità, disponibilità di parcheggio, sicurezza (chiedete alle forze dell’ordine cosa ne pensano).
Comunque il 90% dei cittadini di Como, se consultati, si esprimerebbe in tal senso.
Speriamo che invece il Como salga di categoria e lo stadio lo facciano fuori, collegato con treni e autostrade visto che per i più intransigenti il Sinigaglia è intoccabile: se mai arrivasse la serie a farebbe 5.000 spettatori a dire tanto..solo le partite di cartello riempirebbero lo stadio e comunque l’impianto esiste da 90 anni
Sottoscrivo completamente. quello stadio in quel posto è fortemente anacronistico e ad oggi troppo impattante sulla città. In questo senso speriamo che il Como non sia promosso a categorie superiori..
Qui ci vuole un referendum consultivo. Spero sia uno strumento previsto dallo Statuto comunale. Per un’operazione del genere ne vale la pena. Allora si saprà come la pensa davvero la (stragrane)maggioranza dei comaschi.
Condivido al 100% quanto esposto da Franco Cavalleri
frequento assiduamente lo stadio Sinigaglia ( e chi lo sposta è un intellettuale ? )
e
Attila è uno delle opere di Verdi che preferisco
Come sempre più spesso accade, traspare la farneticazione del benpensante illuminato… tutti gli altri (che evidentemente non la pensano come lui!), nientemeno che un’ orda di barbari. Si presenti come candidato Sindaco, di certo potrà far meglio delle ultime, poco felici, amministrazioni e, già che c’è, mandare al rogo i detrattori. Riguardo allo stadio, potrà costruirlo (dove più gli aggraderà) con il denaro del Comune del quale è Sindaco, ovviamente solo dopo aver sistemato palestre, piscine, teatri ed associazioni culturali. Se troverà risorse a sufficienza. Altrimenti la città continuerà a restare al palo, fatta eccezione per le iniziative di privati disposti a mettere in campo risorse e progetti in cambio di un ovvio ritorno economico. Proprio come nel caso dello stadio di Como.