Probabilmente il 12 marzo 2018 resterà una tappa importante nel cammino della giunta e della maggioranza di Como. Parlare di spartiacque sarebbe forse eccessivo, ma in un certo senso quanto accaduto ieri sera fuori e dentro Palazzo Cernezzi segna davvero la fine di una prima fase e contemporaneamente l’inizio di una seconda. Radicalmente diversa: la fine della lunga, lunghissima luna di miele tra la giunta Landriscina e almeno alcuni spezzoni di consiglio comunale e di città. Spezzoni per ora largamente minoritari, come confermato anche dalla recente tornata elettorale politico-regionale che ha nuovamente gonfiato le vele del centrodestra a partire dal vascello leghista. Ma attenzione, si potrebbe vedere il momento attuale anche in un altro modo: raggiunto un apice, anche in politica (ricordate il Matteo Renzi del 40%?) è molto più facile imboccare la discesa che ascendere a vette ancora più alte.
Torniamo ai fatti: nel volgere di un pugno di ore, ieri sono stati infranti così tanti tabù da mettere davanti agli occhi di tutti – o almeno davanti agli occhi di chi vuol vedere – un cambiamento di clima attorno alla giunta Landriscina di un’evidenza solare. Tra le 18 e le 23 circa, si sono verificati nell’ordine questi fatti: la protesta (peraltro civilissima e onor del vero ben gestita in particolare dall’assessore Amelia Locatelli) di una significativa fetta del personale delle mense, causa prossima esternalizzazione di ampia parte del servizio; poi la pacifica, quasi gioiosa – al netto di qualche moto di stizza tra i più adulti – invasione dei bimbi dell’Hockey Como per le ormai note vicissitudini legate al palaghiaccio di Casate (incursione, peraltro, che al di là delle legittime opinioni opposte è stata anche questa ben gestita dall’assessore Marco Galli); terzo episodio in ordine di tempo (e parliamo di una prima volta assoluta) è stato invece un intervento in aula di un consigliere di maggioranza, Enrico Cenetiempo (Forza Italia), dissonante rispetto all’ordine precostituito.
Da una maggioranza di centrodestra che finora si è distinta soprattutto per un appiattimento quasi patologico sulle posizioni dell’esecutivo e che si è contraddistinta per un mutismo degno della cinematografia anni ’20 – fatta eccezione per la “ribelle” Patrizia Maesani – Cenetiempo ha avuto per la prima volta l’ardire di contestare apertamente, senza parafrasi, la ventilata novità per piazza Roma (i 20 posti blu a chiamata, solo di giorno e nei feriali), parlando di “provvedimento assurdo, senza senso” e invitando sindaco e assessori a ripensarlo radicalmente (cosa tutt’altro che esclusa, invero).
Infine – ma ne parleremo a fondo tra poche righe – è arrivata la spada nella roccia, quella che divide in maniera definitiva il prima e il dopo, da parte della consigliera di opposizione Ada Mantovani (Lista Rapinese sindaco). Una decina di minuti, i suoi, che, al netto dell’innata gentilezza nei toni e nei modi dell’oratrice, hanno offerto una brutale anatomia dei primi 8 mesi di governo del capoluogo, certamente in maniera eccessivamente “sanguinolenta”, ma – e questo è ciò che conta – in parte genuinamente riassuntiva di diversi spifferi simili che da qualche tempo spirano nei bar, nelle piazze, nei tinelli. Perché qui è il punto.
La sensazione, infatti, è che il lunghissimo “riscaldamento” concesso alla “nuova” giunta dai cittadini e in fin dei conti dagli stessi partiti anche di opposizione, finora assolutamente benevolenti al di là di qualche miccetta sparacchiata qua e là, stia cominciando a lasciar spazio a mugugni diffusi, recriminazioni, dubbi, fremiti di nervosismo. Anche tra le mura amiche. Nessuno, in buonafede, potrebbe negare la complessità dell’amministrare oggi a Como: scarsità di fondi, personale alle corde, grandi problemi ereditati da decenni (Ticosa, lungolago), emergenze gravi e impreviste (viadotto docet), umano scotto dell’inesperienza (consiglio e giunta sono stati largamente rinnovati a luglio e la confidenza con la “macchina” latita in abbondanza). Ma c’è un tempo per comprendere, accondiscendere, seguire con benevolenza – e quel tempo è passato – e poi c’è un tempo per esigere comunque delle risposte, almeno dei tentativi di risposta. O quantomeno, il prendere forma di un’idea di città, di futuro, di prospettiva. Qualcosa che vada al di là dei truci spot con le multe ai clochard, il trasloco di un infopoint o le bizzarre trovate per rivitalizzare una piazza del centro.
Il Dup – acronimo che oggettivamente ricorda un marchio di denominazione gastronomica – poteva essere un’occasione: in fin dei conti, è pur sempre il documento che dovrebbe tracciare le linee di fondo dell’amministrare prossimo venturo, con annesse idee-forza. Ebbene, il dibattito che andrà a chiudersi con ogni probabilità stasera è stato invece deprimente, asfittico, totalmente alieno da un qualsiasi barlume di visione. E si capisce bene che se in questo quadro cominciano a fermentare focolai più o meno piccoli di malcontento (personale delle mense, società sportive, famiglie con i bimbi al refettorio o sportivi del ghiaccio), allora il rischio che il piano del consenso inizi a inclinarsi sempre più si fa concreto. Con un’aggravante: la giunta Lucini iniziò questo percorso già un anno dopo, con la malagestione della nuova Ztl dall’estate 2013. Ma, appunto, lo fece spendendosi – in maniera giusta o sbagliata che si voglia – sul piano delle idee, dei progetti, di una visione di città che è poi stata portata avanti su alcuni principi discutibili ma oggettivi. Quell’esperienza politica è stata sconfitta sul campo, combattendo. Oggi, non si vede lotta, non si vedono principi se non risposte a urgenze tecniche. Ma non è con il mix del cerotto e della conservazione assoluta che si può pensare di condurre in porto la nave Como nei 4 anni di navigazione.
E’ per tutti questi motivi – sperando che stasera o comunque a breve dal banco della giunta o dal consiglio si levi qualche voce forte e stentorea per far capire la rotta di questa amministrazione – che pubblichiamo ampi stralci del “discorso della regina”, per parafrasare un celebre film. Perché Ada Mantovani è persona credibile al di là degli schieramenti e perché le sue parole facciano da pungolo per una risposta che ospiteremmo – se strategica: no tombini, no cerotti – alquanto volentieri qui.
Premesso che la maggior parte delle problematiche che interessano questo Comune, come era immaginabile, non avrebbero potuto trovare una pronta soluzione all’indomani del Vostro insediamento, è però altresì vero che alcune di esse non possono più attendere, proprio perché è già trascorso troppo tempo dal giorno in cui si è iniziato, almeno sulla carta, ad affrontarle. E chi. come l’Assessore Marco Butti, ha memoria storica, lo sa. Penso ad alcune problematiche che non possono più essere procrastinate. Vederle ancora iscritte nel DUP denota quanto siamo lenti:
sistemazione del forno crematorio: non è possibile che a fronte di una spesa iniziale di 70.000, poi incrementata a euro circa 120.000, questo Comune nel frattempo non solo non abbia offerto un servizio ai propri concittadini, e non interessa non sia considerato primario attesa l’elevata richiesta, ma ciò abbia comportato per le casse comunali un mancato introito di Euro 650.000, pena tra l’altro una possibile denuncia alla Corte dei Conti;
penso alla lotta alla evasione, al potenziamento dell’attività di accertamento dei tributi locali;
penso alla riapertura al pubblico del primo piano del Tempio Voltiano: Como città di Volta (abbiamo fatto anche la cartellonistica), Como città turistica. Da quanti anni è chiuso?
Penso a Torre Pantera, dove i lavori si sono nuovamente arrestati nel mese di ottobre 2017 per effettuare delle ulteriori valutazioni strutturali;
penso alle fontane: manca un appalto per la manutenzione delle fontane; la nuova fontana di piazza Grimoldi ha già i suoi primi problemi di perdita, quelle in piazza Cavour non funzionano, per non parlare poi di quella di piazza Gobetti.
Penso, poi, a temi più delicati come quello della illuminazione pubblica: una questione sulla quale nei cinque anni di Giunta Lucini, al di là degli annunci fatti, non si è mossa una foglia. E la città, a zone, rimane spesso al buio.
Penso alla riqualificazione dei giardini a lago; alla Ticosa, dove nonostante gli sforzi compiuti, siamo ancora in ballo con l’analisi della falda acquifera e chissà cosa ne sarà delle trattative in corso con Multi; penso al modello di gestione del nostro patrimonio artistico-culturale, penso a Villa Olmo per cui da tempo si è parlato, senza mai approdare a nulla, di individuare un modello di gestione che la rendesse redditizia per la città. Qualcosa si è invece timidamente mosso sul fronte dei musei cittadini con il progetto Cultcity, ma è ancora troppo poco; penso agli immobili comunali ad uso commerciale da troppo tempo sfitti oltre alle mancate vendite dei compendi immobiliari ricompresi nel piano delle alienazioni e a quelli ERP ancora in fase di ristrutturazione. Il lungolago è ormai in mano della Regione e quindi non resta che attendere gli sviluppi per la redazione del progetto e della nuova gara d’appalto.
E’ una città al palo da troppi anni, che ha la grande fortuna di godere di una bellezza sua propria, che la rende attrattiva comunque, ma che non per questo deve lasciarci fermi, avviluppati sui noi stessi, nell’unica speranza di vedere un giorno risolto almeno uno dei problemi che affliggono da anni la nostra città.
L’amarezza è anche quella di non poterci permettere di pensare a progetti più ambiziosi perché ci sono ancora troppe questioni di ordinaria manutenzione da risolvere, e questo è quello che emerge dallo stesso piano delle opere, mentre la macchina amministrativa comunale sta a mio giudizio vivendo una stagione particolare, difficile, e non solo sul fronte della diminuzione del personale in carica.
Il cantiere delle Paratie, la sua storia, le indagini, il processo in corso, hanno segnato profondamente la vita di questo Comune e aleggia, è palpabile tra alcuni settori di questo Comune, una sorta di diffidenza ovvero una sorta “ritirata”, nel senso di non volersi esporre oltre il minimo indispensabile. Non è certamente il clima migliore per crescere e lavorare. Bisogna ricreare quel necessario rapporto di fiducia che è alla base di ogni buona azione.
Evitiamo che ogni iniziativa si tramuti in un contenzioso, in questa ultima settimana sono venute in luce delle “anomalie” nell’operato di alcuni uffici, ed è stato spiacevole rilevarle perché, indipendentemente dalla posizione che ognuno di noi occupa all’interno di questo consesso, penso sia desiderio comune potersi interfacciare sia come cittadini sia come amministratori, con un Comune operoso e virtuoso.
Concludo, evidenziando inoltre che alcune delle azioni già messe in campo da questa Amministrazione, propedeutiche al raggiungimento degli obiettivi operativi indicati nel DUP, sono discutibili e mi riferisco alla timida apertura di Piazza Roma, che a mio modesto avviso fa parte di quelle decisioni che, per non scontentare nessuno, scontentano tutti; mi riferisco all’esperienza dell’ordinanza antiaccattonaggio che è stata pessima perché non è stato colto il vero significato e a chi doveva essere realmente rivolta. Ora attendiamo di vedere l’esito delle prossime mosse, alcune più ardite come quelle preannunciate dall’assessore Simona Rossotti, che spero premino la sua audacia e intraprendenza, e quelle dell’assessore Amelia Locatelli sul fronte della razionalizzazione del servizio mense, altro tema alquanto spinoso ma che certamente richiede una sua rivisitazione. E poi i temi dello Sport, con la situazione degli impianti sportivi è nota a tutti e per cui riconosco all’assessore Galli un notevole impegno nel tentativo di tamponare situazioni complesse da anni.
E’ poi evidente che manca un vero assessore alla cultura, nonostante l’impegno del presidente della Commissione Cultura, consigliere Franco Brenna: c’è tanto lavoro da fare sul tema della cultura, un tema che è divenuto sempre più centrale se pensiamo alla vocazione turistica della nostra città, sarebbe altresì interessante capire dopo i rumors, se un futuro si potrà mai delineare per il Politeama.
(…) Se è intenzione dell’assessore Alessandra Locatelli, come annunciato, di mantenere il doppio ruolo di Assessore-Vice Sindaco e neodeputato, attesa l’importanza delle sue deleghe in ambito comunale, auspico che le questioni legate ai servizi sociali di questo Comune non vengano mai dopo i suoi impegni romani. C’è un nuovo progetto molto importante che l’attende, fra gli altri, che è il progetto “strade verso casa” a sostegno dei soggetti a rischio di esclusione sociale che prenderà avvio tra pochi mesi, mi raccomando!
L’assessore Negretti ha e avrà un ruolo decisivo nella revisione dell’assetto organizzativo dell’Ente e dell’Area delle posizioni organizzative e alte professionalità, auspico che l’intervento venga fatto tenendo conto delle competenze, dell’esperienza e della professionalità di ciascun dipendente. Il raggiungimento degli obiettivi dipende certamente dai fondi a disposizione, e sarà importante andare a scovare anche i finanziamenti nazionali regionali e europei, ma anche dalle persone.
A noi consiglieri di minoranza è riservato un ruolo di controllo, ma anche di impulso, e in questa direzione continueremo ad operare. Signor Sindaco, Lei ha un impegno gravosissimo nei confronti della città e so anche che lavorare sotto i riflettori puntati non è sempre facile, ma si è assunto questo impegno, ora tocca a Lei e si ricordi vigilare sempre sull’operato delle persone di cui si avvale, gli obiettivi sono tanti da raggiungere.