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Punti di vista

Elezioni Como: Bartolich non è solo in campo, lo scuote pure: “Torniamo alla professionalità della politica, basta giovani e belli che aumentano i problemi”

L’antefatto è noto: un articolo del renzianissimo Alberto Gaffuri che rispondeva seccamente alle obiezioni sulla possibile candidatura bis di Maurizio Traglio a sindaco; un commento a quel pezzo di Gioele (nickname di un lettore attentissimo alle vicende politiche della città e soprattutto informatissimo) con contenuti non proprio teneri verso un’altra possibile candidata del centrosinistra, ossia Adria Bartolich; la replica della stessa Bartolich che, nel ribattere al commentatori, sostanzialmente confermava la disponibilità al ritorno nell’agone in prima linea, sebbene ancora senza una decisione definitiva (né sua, né della coalizione).

Nel batti e ribatti, Bartolich è nuovamente intervenuta.

Como, candidato sindaco del csx. Bartolich e quel commento: “Non ho ancora accettato”. Quindi la richiesta è ufficiale

E, come sempre, le parole dell’ex parlamentare ed ex segretaria provinciale della Cisl sono tutt’altro che banali. Se non altro perché affrontano uno dei grandi nodi – in ogni schieramento – sulla scelta dei possibili primi cittadini: l’estrazione civica che negli ultimi lustri tanti sostenitori ha trovato e di contro – a fronte anche di risultati non memorabili dei campioni o mediani della società civile – un ritorno alla scelta di profili politicamente formati, non alieni a un contesto e a macchine amministrative tutt’altro che facili da domare quando non le si conosce.

E Bartolich – che tutto è tranne che un’aliena rispetto al mondo politico e amministrativo – non ha dubbi: “Bisogna ritornare alla professionalità della politica, non nel senso carriera ma alla politica di peso, della serietà, della preparazione culturale vera, non il ricavato degli stralci di wikipedia , quella che fa vedere i problemi nella loro complessità, che coglie i nessi tra le cose e non si accontenta degli slogan. Quando la politica era davvero credibile e popolare non aveva bisogno di involgarirsi. Arrivava alle persone con i contenuti. Ripartiamo da qui”.

E ancora: “E’ l’idea quanto mai discutibile, ma che negli ultimi anni si è affermata con forza, per la quale basta metterne lì uno giovane, meglio se sconosciuto, con una bella immagine, e i problemi si risolvono da sé. L’abbiamo visto, non è così. I problemi si sono moltiplicati”.

Di seguito, l’intervento integrale di Adria Bartolich, apparso, come detto, nel dibattito legato all’articolo che abbiamo allegato sopra.

Buongiorno Gioele,

lo so bene e infatti le ho risposto. Comunque la ringrazio per essere stato onesto ed averlo ammesso. Apprezzo le persone che hanno il coraggio delle proprie azioni.

Suvvia non faccia il modesto, lei è invece uno piuttosto attento al tema in questione ed è più addentro di quanto voglia fare sembrare.

Comunque specifico che la mia l’irritazione non è dovuta al riferimento all’età, quella da signora con velleità giovanili pur non essendo più un’adolescente da un pezzo, di questo non m’importa nulla (anche perché , è perfino banale dirlo, prima o poi ci arrivano tutti e chi non ci arriva sta certamente peggio ) dicevo, è un’irritazione di tipo squisitamente politico. E’ l’idea quanto mai discutibile, ma che negli ultimi anni si è affermata con forza, per la quale basta metterne lì uno giovane, meglio se sconosciuto, con una bella immagine, e i problemi si risolvono da sé. L’abbiamo visto, non è così. I problemi si sono moltiplicati. Non per colpa dei giovani, ma perché sono grandi e seri, e a volte, non sempre naturalmente, perché i giovani, sono il tentativo di restyling dei vecchi che dietro le quinte guidano e orientano.

Aggiungo che a volte succede anche con le donne, purtroppo, e con figure di categorie sociali sensibili. Accade ogni qualvolta si fanno battaglie simboliche e non di merito. Ha presente Tomasi Di Lampedusa Cambiare tutto per non cambiare nulla? Ecco. Sono in parte meccanismi di controllo del potere esistiti da sempre, dall’altra inevitabili fasi dei momenti che esigono un cambiamento repentino e però trovano resistenze nell’esistente. Molto più serio mi sembra invece il tema del ricambio della classe dirigente che deve trovare meccanismi di supporto e garanzie, e di cui rottamazione mi pare la versione da ubriachi osteria.

A Como dice lei, è necessario “un programma innovativo che tolga la città dal letargo in cui vive e la porti ai livelli di dinamismo e di innovazione delle altre città lombarde governate dal centrosinistra, Bergamo e Milano”. Guardi, sono d’accordo, ma non pare anche a lei che l’attenzione sul candidato sindaco sia decisamente spropositata rispetto a quella sui programmi?

Perché, dico io, a chiunque si dovesse candidare non si potrà dare un pacchetto di soluzioni già preconfezionate dicendogli “Adesso falle” salvo pensare che il sindaco sia una sorta di impiegato esecutivo senza autonomia e senza considerare i rischi legati al tipo di incarico. Guardi che non c’è la corsa a diventare sindaco. Chiediamoci anche perché. Forse perché si rischia in proprio parecchio e chiunque dovesse farlo, a Como, si troverà a rimettere in ordine una città con problemi enormi.

Lei dice che “a Como non sia necessario il Candidato di nome con un passato di sinistra DOC”. Lo penso anch’io, e lo pensa con tutta evidenza anche la stragrande maggioranza della sinistra comasca, dato che da anni sostiene e vota candidati che mai sono stati della sinistra doc, mentre ad esempio a Milano e a Bergamo ( aggiungo anche Sondrio ,Brescia e Varese ) non solo ci sono stati , ma hanno vinto le elezioni e hanno anche governato bene.

Allo stesso modo non si può pensare di riformare la politica, che ne ha bisogno, facendo credere che un qualsiasi privato cittadino preso a caso, possa fare meglio di un politico con anni di esperienza. In primo luogo perché non sono mai cittadini presi a caso, vengono solo attinti da altri circuiti. Per carità niente di illegittimo o illegale! Ci mancherebbe. Forse però un processo decisionale chiaro gioverebbe anche ad aumentare la fiducia dei cittadini nella classe politica, e forse la classe politica dovrebbe tornare ad assumersi in prima persona la responsabilità delle scelte, se vuole essere considerata tale. Inoltre la democrazia delegata per essere credibile, deve avere però un’etica dei comportamenti. Non solo all’interno degli schieramenti ma anche tra maggioranza e opposizione o fronti opposti. La valanga di insulti a cui assistiamo di questi tempi , rende la politica brutta e volgare. Procedere così significa delegittimarla sempre di più. Non ripeto la storia delle astensioni.

Per finire mi stupisce un fatto, e cioè che la destra nel cui DNA c’è sempre stata una critica feroce ai partiti rilevabile anche dal fatto che nessuno delle formazioni del centro-destra abbia nel suo logo la parola “partito”, non abbia nessun timore a candidare iscritti doc e non mi pare che per questo perda voti, anzi. Al massimo si ridistribuiscono, ma sempre all’interno dello schieramento. Caso mai li perde quando sceglie candidati improvvisati, tant’è che la Meloni ha dichiarato che d’ora in poi vuole candidati con una formazione politica solida. Le devo dire, io sono d’accordo con la Meloni .

Ahimé, ha ragione.

Bisogna ritornare alla professionalità della politica, non nel senso carriera ma alla politica di peso, della serietà, della preparazione culturale vera, non il ricavato degli stralci di wikipedia , quella che fa vedere i problemi nella loro complessità, che coglie i nessi tra le cose e non si accontenta degli slogan. Quando la politica era davvero credibile e popolare non aveva bisogno di involgarirsi. Arrivava alle persone con i contenuti. Ripartiamo da qui .

Saluti

Como, c’è dibattito oltre i silenzi del Pd. E il renziano Gaffuri plaude a Bartolich: “Sì, basta candidati improvvisati e inesperti”

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8 Commenti

  1. Giorgio e Ettore , delle considerazioni meno ***** no? E’ da quasi un anno che gira il nome della Bartolich, parla ora dicendo cose di buon senso , garbate e intelligenti. Non può dire neanche quelle ? Se parla prima vuole la rottura, se parla durante pure, se parla dopo un anno anche , non vi sentite come le sentinelle del KGB o il tribunale dell’inquisizione? Tanto avete la scelta .
    Vergognatevi, Voi caso mai non vi si fila nessuno se non scrivete qui!
    Mi sono ricordato perchè, pur provenendo da una famiglia di democristiani , dopo un primo giro nel Pd ora voto a destra. Anche la destra è messa male ma almeno non siamo viscidi e untuosi come voi
    Signora Bartolich la sinistra non la merita. Passi alla destra. Si sottragga al fuoco amico, come dice Libero. Venga con noi.
    Tanto a Como vincerà Rapinese , in siamo nel classico caso che il terzo se la gode.

  2. Con il suo intervento Adria Bartolich  dice tante cose sensate e condivisibili (l’importanza di partire da un programma anziché dalla ricerca di un leader, il peso delle competenze e dell’esperienza politica di fronte alla mitizzazione del “rinnovamento a prescindere”) ma sottovaluta una componente che chiunque abbia una certa familiarità con la scrittura e l’arte del raccontare conosce benissimo; il ruolo dell’immaginario.
    Perché un racconto (un film o anche un personaggio politico) funzioni, bisogna individuare la figura più adatta a incarnare quell’insieme di valori (l’immaginario, appunto) attorno ai quali si identifica la comunità di utenti che vuoi rappresentare.
    Vincere o perdere passa dal fatto di riuscire o non riuscire a individuare questi valori identitari e rappresentarli al meglio.
    Ma quindi – potrà domandarsi qualcuno – tutti i leader politici sono “costruiti” a tavolino?
    Non sempre e non come se si stesse costruendo la campagna pubblicitaria di un detersivo per i piatti, ma bisogna essere davvero ingenui per credere che Meloni e Salvini non siano prodotti di laboratorio per alimentare paura e rastrellare consenso.
    Tant’è che a qualsiasi persona un filo sgamata, di fronte a un preciso fatto di cronaca, risulterebbe facilissimo prevedere alla lettera cosa andranno a dire, dopo quanto tempo e con quali parole i leader politici di Lega e Fratelli d’Italia.
    Non dimentichiamoci poi che, per risultare vincente per davvero, l’immaginario e il politico che lo rappresenta devono superare la prova della storia. La giunta Landriscina-Locatelli-Negretti ad esempio, che aveva vinto scommettendo sulla narrazione della città assediata, si è squagliata come neve al sole, mentre l’irriverenza di Alessandro Rapinese ha la grande fortuna di non essersi ancora dovuta confrontare con il peso di governare.
    Tutto questo cosa c’entra con il discorso di Adria Bartolich?
    Facile: fatto salvo il peso di esperienza e competenza, chiedetevi voi se, per rappresentare una sinistra nuova, sia più facile riconoscersi (per fare due esempi di fama nazionale) in uno come Maurizio Landini o una tipo Elly Schlein.
    Detto che – diciamolo ancora una volta – il leaderismo è roba di destra.
    Una sinistra vera dovrebbe partire da partecipazione e un programma condiviso.

  3. Buongiorno,
    la ringrazio per il suo apprezzamento ma l’onestà intellettuale di scrivere sotto pseudonimo equivale a quella di essere fascista in un paese democratico. Quello che si afferma, è sempre condizionato alla tolleranza e alla civiltà di chi ascolta.
    In ogni modo sono d’accordo su quasi tutto quello che lei ha scritto. Rimpiango la Prima Repubblica per le scuole di partito e per il leader “antistar” che li popolavano.
    Sono d’accordo anche sull’importanza di avere competenze amministrative.
    Sono altresì d’accordo sull’eccessiva enfasi che a Como, sia a destra sia a sinistra, si dia al programma rispetto che al candidato. A dire il vero è quello che le ho scritto nell’ultimo post e che lei ha gentilmente ripresentato.
    Ma l’unico abbozzo di programma degno di questo nome, mi ripeto, è quello che hanno presentato i partiti laici in un assolato gazebo a Luglio. Il resto della sinistra sta discutendo su candidati, sta studiando improbabili soluzioni a piccoli problemi orientati a far contento l’associazionismo confessionale, sta raccontando le solite cose che ci siano detti e ridetti finora. Quello che invece serve è qualcosa che ci faccia uscire dall’empasse a cui ci hanno portato i cinque anni dell’Amministrazione di centrodestra e dalla profonda crisi di identità che la città attraversa da un quarto di secolo. Mi auguro che si inizi a parlarne presto anche perché tempo ce n’è sempre meno e non solo per i fini elettorali. Poi le dico con onestà che se il programma sarà sfidante e lei accetterà la sfida, lei avrà almeno un voto, il mio, indipendentemente dalle liste e dai movimenti che ne faranno parte.
    Saluti
    Gioele

  4. Ecco dove siamo arrivati: pur di portare avanti la propria candidatura ci si perde in lunghissimi papiri rivolti a nickname per giustificare la propria discesa in campo e al tempo stesso insinuare l’identità del buon Gioele.

    Adriana per cortesia, si sta solo squalificando. Lei e chi la sostiene, ossia quel partito che con percentuali ridottissime finge di voler trovare una candidatura unitaria.
    “Noi ci siamo, proporremo due nomi, prendere o lasciare”.

    Bastava essere più onesti e diretti e dire “o si fa a modo nostro o di alleanze non ce ne frega assolutamente nulla”. Oppure bastava anche non fare uscite estemporanee sulla stampa prima ancora di solo sedersi a discutere con gli altri partiti.

    Per poi lamentarsi: “non pare anche a lei che l’attenzione sul candidato sindaco sia decisamente spropositata rispetto a quella sui programmi?”

    Ecco dove siamo arrivati!

  5. Non serve un monologo o un romanzo per descrivere il fallimento , anche di quella politica professionale e di vecchio stampo a cui si riferisce l’ ex sindacalista, bastava ammettere che da parte loro c’è stata tutto questo tempo disattenzione e un certo menefreghismo nel non saper coltivare ed alimentare nella societa’ quel senso di vicinanza , attenzioni e fiducia che la citta’ e i cittadini si aspettavano e che ora l’ ex sindacalista intende recuperare in un bel discorso rilasciato in occasione delle elezioni!!!
    Ma chi ci crede ?

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