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Arrendiamoci all’estetica perfetta del Lago di Cosia. “Tuffatevi. Grattatevi. Siate unti e felici”

A un certo punto, forse, bisogna arrendersi. Forse è il caso di cedere alla lussuria dell’estetica, vittoriosa – ma sarebbe meglio dire trionfante – anche sul pericolo certo per la propria salute.

Ph© Carlo Pozzoni FotoEditore

Forse è venuto il momento, onesto ancorché dannoso, di alzare bandiera bianca sul ponte immaginario che canterebbe Franco Battiato. Meglio cedere all’evidenza, alla solare magnificenza dei quadretti estivi piuttosto che ai grigi ammonimenti di medici, professori, assessori, sindaci, ambientalisti.

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Cioè tutto quel mondo che – giustamente, con i parametri della scienza in mano – ammonisce invano da anni che tuffarsi lì, alla foce del Cosia, può far male alla pelle, agli occhi, a qualsiasi parte del corpo.

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Tanto, è inutile: i controlli seri, quelli inflessibili, che richiederebbero un vigile-bagnino issato sulla torretta stile Baywatch, a Como non lo avremo mai. E anche giustamente in fondo: i cartelli ci sono, le segnalazioni (benché poche) sono state collocate.

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Il rischio a cui si va incontro tuffandosi è stato reso noto. Che in quello specchio d’acqua vi siano con certezza inquinanti di vario tipo, tanto da sconsigliarne e proibirne da lustri la balneabilità, è ormai dato acquisito. E poi, i vigili sono pochi e sognare la postazione fissa in occhiali a specchio, costumino e megafono dietro al Tempio Voltiano sarebbe oggettivamente troppo.

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Bisogna sconsolatamente prenderne atto, e basta: nulla, e di sicuro non il poco che è stato fatto, può fermare la sirena invisibile che affiora dal lago e attira a sé, da anni, bambini, adulti, anziani, italiani, stranieri e marziani dal tuffo nel Lago di Cosia.

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D’altronde, il magnetismo delle spiaggette scoperte dalle secche, la calura agostana, il panorama magnificente e l’attrazione fatale per lo specchio blu sono implacabili, invincibili.

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Arrendiamoci alla voglia di sfoghi cutanei, dunque. Alziamo le braccia dinnanzi al diritto a sorseggiare veleni. Facciamo una cosa semplice, piuttosto. Cambiamo i cartelli. Cestiniamo la proibizione, del tutto inutile. E mettiamo in bella evidenza l’unica messaggio realistico: “Tuffatevi e grattatevi, ma siate unti e felici”.

Nessuna provocazione, tanto, sarà mai più urticante della realtà, sulla vostra pelle, a Tempio Voltiano Beach.

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