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Punti di vista

Caso Lombardi. Se la richiesta di ‘sterilizzare le amicizie’ non suscita parole né sdegno, il problema è oltre la politica

Una valanga di complimenti solo il 23 dicembre scorso.

Poi la cacciata di oggi senza uno straccio di annuncio o spiegazione pubblica e ufficiale da parte del sindaco, con la foto del profilo social del “silurato” che passa poco dopo le 14 da una vista su Como di notte al meraviglioso panorama di un borgo lontano affacciato sul mare.

Non si può dire che sia stato un Natale senza emozioni politiche quello per l’ormai ex assessore al Verde della Giunta Rapinese, Ivan Matteo Lombardi, il cui destino rievoca quello di Ada Mantovani e Paolo Martinelli nel mandato scorso.

Era l’antivigilia di Natale quando, ancora in sella, sebbene le voci di una scomunica del sindaco aleggiassero da settimane sulla sua testa, Lombardi pubblicava le foto oggettivamente belle di numerosi luoghi simbolo della città rifioriti e appena piantumati. Le famose 64mila violette con altrettanti auguri natalizi rivolti dall’allora assessore ai suoi follower e per esteso a tutta la cittadinanza.

Quel cadeau prenatalizio si segnalava come l’ultimo successo di una serie firmata da Lombardi, almeno relativamente alla sua delega principale, cioè il Verde. Perché fino a poche ore fa, l’avvocato comasco prestato per pochi mesi alla politica e soprattutto all’amministrazione si era largamente distinto tra i suoi colleghi per operatività e consenso popolare. Dalle ripetute operazioni di pulizia e bonifica di varie zone della città, passando per i lavori al parchetto di via Vittorio Emanuele, per la posa delle nuove fioriere in centro e dei nuovi cestini nelle aree turistiche, fino all’istituzione del nuovo ispettore ambientale (approvato anche dall’opposizione in consiglio), con le chicche degli abbellimenti dedicati a Palazzo Cernezzi con i fiori di stagione in autunno e con l’albero di Natale in questi giorni.

Poi il lavoro che ha ottenuto una piccola ovazione: i lavori per il ripristino del Sentiero dell’Amore tra viale Geno e Blevio, con le prime immagini diffuse dell’ex assessore che hanno strappato applausi a scena aperta. Insomma, una figura molto operativa sul territorio, peraltro esattamente come era negli auspici dello stesso sindaco a inizio mandato. E per di più, un volto della giunta benvoluto dagli elettori suoi e non soltanto suoi, oltre che in buoni rapporti (almeno di cortesia, pur su fronti politici diversi) anche con l’opposizione a Palazzo Cernezzi. Eppure non è bastato.

Merito all’assessore Lombardi: il recupero del Sentiero dell’Amore è una meraviglia. Le foto

Come appaiono lontani i tempi dei primissimi (eccessivi) video su facebook assieme a Rapinese, criticati da più parti forse ancor più per la forma torrenziale e autocelebrativa che non per il contenuto, e da cui poi, infatti, Lombardi si è saggiamente tenuto lontano. Chissà che non sia germogliato lì – e sembra incredibile, ma parliamo soltanto di 3-4 mesi fa – la divaricazione che ha portato poi al clamoroso divorzio di oggi.

Di sicuro – come lo stesso ex assessore ha ampiamente raccontato – Lombardi ha avuto il torto per il sindaco (che diventa pregio per molti altri) di non aver completamente chinato la testa davanti ai voleri e agli ordini indiscutibili del capo. Ha mantenuto una sua personalità, una sua volontà decisionale, una sua dirittura morale che lo ha portato a scrivere parole di questo genere nello sfogo post defenestrazione: “Alessandro reputa che per giungere all’obbiettivo finale di governare “bene” Como, non ci debba essere alcuna apertura da parte della Lista e dei suoi membri al dialogo con la minoranza e/o con chi dissente, sostenendo che il successo della Sindacatura sia collegato alla perfetta sterilizzazione dell’ambiente di lavoro e della cerchia amicale“; “[mi ha detto] di essere simile ad una “cellula tumorale” capace di infettare le altre cellule dell’organismo“; “rimango libero di esprimere il mio pensiero, cosa che ho fatto e che farò senza remore”; “io volevo parlare agli uomini e alle donne della Giunta e non solo agli Assessori, ai compagni di Lista non ai politici, ma non è stato possibile“: “[sono] idealista e inadatto a questa politica, certo scevra dai partiti, ma che ha perso il contatto con l’animo delle persone, con il loro intimo, con i valori del sincero rapporto interpersonale, rischiando di diventare, appunto, mero “dominio“.

Insomma, Lombardi è stato ritenuto colpevole di cercare un dialogo con l’opposizione su alcuni specifici temi senza andare per forza e sempre allo scontro totale come vorrebbe il capo. E poi di non “sterilizzare” persino le sue amicizie fuori dall’agone politico, continuando a ragionare in proprio su come svolgere al meglio i suoi compiti nell’interesse delle città. Per questi ‘capi d’accusa’ – nel consueto silenzio gelido dei colleghi di giunta, dei consiglieri fideisticamente radunati attorno al leader indiscusso (ma questa non è una novità), oltre che dello stesso primo cittadino che nell’immediato non ha trovato due parole per preannunciare e motivare il siluramento – il miglior assessore da luglio a oggi è stato brutalmente scaricato come il peggior nemico interno (“una cellula tumorale” si è sentito definire Lombardi).

A conti fatti, non è nemmeno tanto il clamore politico che colpisce in questa vicenda, bensì i riverberi umani e psicologici all’interno di quello che l’ex assessore ha definito il “cerchio operativo del sindaco”. Quello spaccato di sottomissione politica obbligata e di ferocia contro dissenso e pensiero autonomo fa onestamente impressione. E se – dentro e fuori il Palazzo – non suscita scalpore la richiesta di un sindaco a un assessore, un collega, per qualcuno forse un amico, di imporsi una “perfetta sterilizzazione della cerchia amicale”, allora il problema va ben oltre le mura e le scartoffie di un Comune.

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