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L’autogol su Landriscina, i nomi bruciati, i leader assenti: audaci prove di disastro nel centrodestra comasco

Dov’è finito il centrodestra a Como? Domanda lecita, al netto di sondaggi nazionali che sembrano continuare a premiare la (ipotetica) coalizione formata da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia nel caso di patti elettorali. Un’alleanza che, a oggi, sembra ancora la strada più percorribile a livello nazionale e locale, se Salvini, Meloni e Berlusconi volessero evitare un suicidio politico con pochi precedenti, ma che poi, alle prove dei fatti, ogni volta perde un pezzo di qua o di là. Basti pensare che all’indomani della tragicomica battaglia per il presidente della Repubblica, Giorgia Meloni parlò di “un centrodestra uscito a pezzi”, che Salvini ancora ieri ha definito la coalizione come “neve sciolta al sole” lanciando poi un non meglio definito “partito repubblicano” i cui contorni sono del tutto indefiniti e indefinibili, e nel contempo Silvio Berlusconi sembra ormai guardare sempre più verso zone centrali dell’arco costituzionale piuttosto che alle due destre.

Como, rispetto a questo scenario nazionale, non sembra fare grande differenza, tra silenzi, spaccature, velleità solitarie e assenza di candidati sindaco credibili a poco più dei tre mesi dalla naturale scadenza del mandato Landriscina. Anzi, si sta assistendo a uno spettacolo poco edificante per i pur sempre molti elettori che storicamente qui guardano a quel campo politico. La sola fotografia degli ultimi tre mesi è eloquente: da una parte, due partiti come Forza Italia e Fratelli d’Italia che da tempo hanno scaricato brutalmente e platealmente il sindaco uscente, pur senza avere alcuna reale carta alternativa e condivisa da buttare sul piatto; dall’altra, quello stesso primo cittadino, Mario Landriscina, che, sebbene con metodi e uscite forse discutibili (oltre che con un bilancio del quinquennio non proprio esaltante), si sta comunque caricando sulle spalle almeno l’onere di “dire qualcosa di centrodestra”, parafrasando la famosa espressione di Nanni Moretti rivolta a Massimo D’Alema.

In questo panorama sfrangiato e senza bussola, le alternative sono già pienamente in corsa e iniziano a lanciare primi squilli politico-programmatici. Da un lato, come abbiamo largamente analizzato qui, il massimo beneficiario del caos che regna nelle coalizioni storiche potrebbe certamente essere l’eterno otusider, Alessandro Rapinese, che vede profilarsi senza dubbio un’occasione difficilmente ripetibile per tentare l’ultimo assalto alla fascia tricolore.

Sull’altro versante, amputata da sé ormai definitivamente l’ala sinistra più radicale (quella formata da Civitas e forse altre piccole formazioni), il centrosinistra che fa perno sul Pd ha ufficialmente innescato la candidatura a sindaco di Barbara Mighetti. Non solo: ha iniziato anche a prendere posizioni politiche impegnative, su tutte quella del no alla terza linea del termovalorizzatore di Acsm (tema sui cui, al contrario, il centrodestra naviga assolutamente a vista con Forza Italia contraria e Lega e Fratelli d’Italia semi-mute e probabilmente in attesa di indicazioni da Milano o Roma).

Minghetti e la coalizione di centrosinistra: “No alla terza linea del forno Acsm Agam”

In tutto questo, un’ulteriore sensazione di sbando la offre il fiorire di mezze candidature che fuggono dal sen dell’ipotetica coalizione centrodestrorsa: si è passati dal segretario provinciale dei meloniani, Stefano Molinari (formalmente ancora in campo) al farmacista Roberto Tassone fino ai rumors (reali) che nei giorni scorsi hanno sfiorato la chioma bionda di Anna Veronelli (sulla quale, però, un fresco vertice milanese pare aver espresso più dubbi che certezze). Nel frattempo i big sono spariti: sentita qualche parola sulle elezioni di Como dai vertici di Forza Italia, dai leghisti nuovi (Alessandro Fermi) o “vecchi” (Alessandra Locatelli, Eugenio Zoffili, i parlamentari), o da quelli di Fratelli d’Italia? No, nulla. Solo riunioni e controriunioni semisegrete che, finora, hanno solo portato a indebolire alla follia l’eventuale bis di Mario Landriscina, la cui ricandidatura – nel caso – rischierebbe di apparire ora più come il debole mix tra la disperazione (dei partiti) e l’attaccamento pervicace alla carica del diretto interessato. Sempre che, addirittura, quest’ultimo non decida di schierarsi contro le “case d’origine”, o anche soltanto in solitaria, pur di far pagare qualche prezzo a chi l’ha cestinato anzitempo in maniera goffa e in taluni casi pure volgare, pur senza avere reali alternative pronte.

Como, candidato sindaco centrodestra. Delle due l’una: frattura o unità al prezzo della faccia

In tutto ciò, meglio non chiedere/chiedersi se il centrodestra abbia qualche idea programmatica almeno sulla città di Como: al di là delle contingenze su specifiche questioni in consiglio comunale, conoscere cosa pensino quei partiti su una prospettiva di più ampio respiro, ad esempio in merito alla futura Ticosa, alla viabilità di domani, allo sviluppo turistico del capoluogo, è oggi assolutamente utopico.

Insomma, a oggi il pre-campagna elettorale del centrodestra comasco, acciaccato anche dalle crepe romane, si può comodamente definire un disastro. La storia insegna che quest’area politica, quando poi si arriva al dunque, riesce quasi sempre a tirare fuori qualche coniglio dal cilindro, premiato da una certa consonanza profonda del sentire comasco rispetto a parole d’ordine e tradizioni consolidate. Ma non è sempre andata così: il 2012, con la vittoria di Mario Lucini dopo lo scioglimento come neve al sole dell’ultima giunta Bruni, ha insegnato che i verdetti della storia non valgono sempre. Chissà mai, allora, che questo inverno meteorologico così eccezionalmente caldo e siccitoso – con tanto sole e pochissima neve – non sia da interpretare come una grande metafora che aleggia sulle segreterie di Lega, Fratelli d’italia, Forza Italia e lista Insieme per Landriscina, pronte a subire anche una primavera altrettanto anomala.

 

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2 Commenti

  1. Beh devono piazzare. Coloro che non troveranno più spazio in Regione ma rispetto gli attuali un Gigante questi davvero il nulla purtroppo anche non male Molinari per quanto fece in passato

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