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Clone di Landriscina, calato dall’alto, sconfitto (da FdI e Lega) a Lipomo: azzardo centrodestra con Molteni a Como

Sconosciuto (politicamente, non certo come medico) ai più in città, calato dall’alto, sconfitto nel 2020 a Lipomo (5.900 abitanti), della stessa identica estrazione professionale e sociale di quel Mario Landriscina cacciato in modo scomposto e ingeneroso da metà coalizione, ma con meno esperienza di città e palazzo. Ha qualcosa di oggettivamente extraterrestre la candidatura a sindaco dell’ex primario di Otorinolaringoiatria al Sant’Anna, Giordano Molteni, 69 anni, per due volte sindaco del comune dove risiede ma, giusto un anno e mezzo fa, causa diretta di una clamorosa rottura del centrodestra proprio in quel paese. Ma soprattutto, questa scelta, che di fatto si può considerare tutta del deputato di Fratelli d’Italia Alessio Butti, assume i contorni chiari di una scommessa rischiosissima e peraltro già condita da malumori sotterranei ben avvertibili nel capoluogo. E tutto mentre il centrosinistra è già partito da tempo a sostegno di Barbara Minghetti e il civico Alessandro Rapinese (22% nel 2017) è in campagna elettorale da sempre.

Basterebbe l’ultimo capitolo politico di Molteni, e con lui del centrodestra, per spiegare quest’ultimo assunto: nel 2020, proprio Fratelli d’Italia e Lega si schierarono contro Giordano Molteni alle elezioni comunali di Lipomo, determinandone la sconfitta a vantaggio dell’esponente di centrosinistra Alessio Cantaluppi. Ebbene, oggi, quello stesso candidato affondato e osteggiato diventa l’aspirante alla fascia tricolore di Palazzo Cernezzi proposto proprio dai meloniani e sostenuto o almeno accettato dai leghisti. Miracoli della politica nell’anno 2022.

Ma andiamo oltre.

L’anticipazione data proprio qui due giorni fa della possibile candidatura di Giordano Molteni a sindaco di Como è piombata nel mondo politico del centrodestra cittadino come un meteorite caduto dallo spazio. Il nome era stato tenuto coperto fino all’ultimo secondo da Butti e soltanto il blitz di ComoZero ha smosso le acque stagnanti e silenziose. Una volta detonato, il nome dell’ex primario ha trovato mediamente tre reazioni su tutte: stupore, incredulità e in qualche caso aperta perplessità.

I motivi, oggettivamente, sono chiari: per quanto riguarda lo stupore, come già accennato, ha giocato un ruolo essenziale il totale effetto sorpresa su quella che si può chiamare “la base” del centrodestra, ossia consiglieri, assessori, militanti, simpatizzati dei quattro partiti che dovrebbero formare la coalizione (oltre a Fdi, Lega, Forza Italia e lista Insieme per Landriscina). Tutti soggetti che si sono visti piombare dal nulla il nome dell’ex primario del Sant’Anna.

Sul fronte dell’incredulità, almeno per chi ha parlato con questa testata in queste ore, pesano moltissimo sia la poca conoscenza di Molteni all’interno dell’agone politico del capoluogo, sia il fatto simbolico che per provare a tenere Palazzo Cernezzi il centrodestra sia dovuto ricorrere all’ex sindaco di un comune di cintura dimostrando di non saper produrre in città un’alternativa credibile. E poi si torna sempre a quell’incredibile precedente di Fratelli d’Italia e Lega che gli si schierarono contro nemmeno due anni fa a Lipomo, oltre al fatto che – riflette qualcuno – se l’uscente ed ex capo del 118 Mario Landriscina proprio non andava ricandidato, allora replicarne sostanzialmente la figura con chi dovrà però ricominciare daccapo a conoscere la città e la macchina amministrativa, forse non è proprio un’idea lineare.

Infine, la perplessità registrata in alcuni ambiti della coalizione riguarda da vicino l’unica reale alternativa che girava da giorni rispetto a Giordano Molteni, ovvero l’ex comandante della Polizia locale di Como, Vincenzo Graziani. Anche questo un nome certamente sorprendente, per vari aspetti, ma che, essendo conosciutissimo da decenni in città, ormai stava iniziando a fare breccia in alcuni ambiti, dove aveva trovato simpatie e supporti. Per ironia della sorte, proprio a partire da alcuni settori di Fratelli d’Italia.

Ora, che la delusione per il sorpasso pressoché deciviso operato da Molteni grazie agli accordi politici presi ai piani alti della coalizione possa determinare insurrezioni o scissioni dei supporters di Graziani nel centrodestra, sembra oggettivamente difficile (benché non impossibile). Ma che uno spezzone di quell’area politica extra-Palazzo Cernezzi abbia preso molto male il trattamento riservato all’ex comandante della Polizia locale, dapprima vezzeggiato poi sostanzialmente abbandonato (un po’ come capitato al coordinatore provinciale di Fdi, Stefano Molinari, che forse avrebbe meritato migliore e più cauta considerazione quando FdI ne lanciò la candidatura a sindaco a novembre), beh, questo a oggi non fa escludere qualche presa di posizione pubblica nelle prossime ore. Magari del tutto ininfluente a livello di risultato elettorale del futuro, ma politicamente scomoda a inizio campagna elettorale.

Insomma, senza trascurare l’anima storica del centrodestra, che salvo casi rarissimi alla fine riesce quasi sempre a ricompattarsi sulle scelte anche poco gradite dei vertici, e dunque prevedendo che con ogni probabilità anche l’indicazione di Giordano Molteni verrà metabolizzata da partiti e singoli, da quelle parti un po’ di sconcerto per l’esito della vicenda c’è. E viene da pensare che pur mentre la coalizione serrerà ranghi e mascelle, passando direttamente all’obiettivo sulla carta tutt’altro che impossibile di consegnare la fascia tricolore a Giordano Molteni, qualche strascico e qualche ferita questo finale tardivo e azzardato li ha lasciati e forse altri ne lascerà ancora.

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8 Commenti

  1. Quando accade che arrivi un “uomo di paglia” a capo di un’amministrazione pubblica, il copione comunicativo significativamente ricalcherà sempre le stesse linee:
    a) dire poco, cercando di confondersi con la tappezzeria;
    b) quando non si può non dire, parlare comunque con doppiezza;
    c) rianimarsi dal costante grigiore solo per temi, ed interessi, che stanno a cuore a chi regge i fili;
    d) fulminare di preferenza certa opposizione, dimenticando altri;
    e) alternare atteggiamenti da vittima a sussulti di finta e paternalistica bontà, evidenziabili dai media.

    Si tratta di individui dalla sfuggente identità politica; capaci di svolgere solo un compito una volta conquistata la posizione (del resto a questo servivano…): restare pazientemente in attesa che il tempo del mandato passi, limitandosi al proprio personale particolare.

  2. Ricorda un po’ la scelta fatta a Milano dalla destra, di candidare Bernardo, nella consapevolezza che tanto avrebbero perso. Per non bruciare un nome importante, meglio proporre qualcuno di secondo piano, tanto, perdere per perdere…

  3. È interessante l’evoluzione. Dopo circa un anno di discussioni a livello locale, provinciale e nazionale hanno partorito il candidato sconfitto nel 2020 a Lipomo. A volte si ha l’impressione che la dote migliore che è chiesta a un candidato Sindaco di centrodestra è la “malleabilità”. Non deve fare quello che ritiene giusto per la città ma quello che è più comodo per le Segreterie politiche dei partiti e per alcune Associazioni di categoria. Forse per questo il “buon” Sindaco è stato lasciato solo e forse è per questo che c’è chi ha detto che avrebbe bruciato chi avesse osato riproporlo per un bis. Ragione in più per votare altrove. Arlecchino servitor di due padroni, in questo caso anche di più, è una commedia che fa piacere vedere a teatro. In politica si trasforma rapidamente in tragicommedia e non è più tanto divertente.

  4. Senza parole…
    Sono fatti loro adesso….se prima sembravano veramente incompetenti adesso con questa scelta hanno reso impossibile vincere alla destra….e fatto un favore a Graziani che merita di meglio rispetto a questa politica di disperati…si vede proprio che per la destra il parere dei cittadini non conta nulla

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