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Como, candidato sindaco centrodestra. Delle due l’una: frattura o unità al prezzo della faccia

“C’è una coalizione di centrodestra che sta lavorando, se qualcuno la vuole mettere in discussione spieghi perché. Quando c’è un sindaco al lavoro o ha combinato disastri oppure ragioniamo su questo sindaco”.

Che scherzetto che ha tirato ieri il leader della Lega Matteo Salvini ai (teorici? ex?) alleati del centrodestra comasco con la frase qui sopra, che di fatto è una ricandidatura di Mario Landriscina a sindaco di Como. Perché adesso l’unica domanda reale sul campo resta una: per salvaguardare la tanto declamata unità di coalizione, chi perderà la faccia tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia da qui alle prossime elezioni per Palazzo Cernezzi?

Non servono analisi particolarmente raffinate per spiegare il senso di una domanda pur così brutale. Basta una cronistoria in due punti delle ultime settimane. La seguente:

Sabato 23 ottobre, Mauro Caprani, coordinatore provinciale di Forza Italia: “Se a Erba il sindaco uscente volesse ricandidarsi, mi brucerei vivo nel caso qualcuno dicesse non ci va bene Veronica Airoldi. Se mi dicessero ricandidiamo il sindaco uscente a Como, brucerei vivo chi lo propone”

Sabato 6 novembre, Stefano Molinari, coordinatore provinciale di Fratelli d’italia e indicato formalmente come candidato sindaco: “Sono molto onorato, è stato un plebiscito all’interno del partito, quasi imbarazzante, non pensavo. Landriscina bocciato? C’è un sentito in città che ci preoccupa e il coordinamento di Fratelli d’Italia ne ha preso atto, può essere un problema (una ricandidatura, Ndr)“.

A questi due punti fermi si potrebbero aggiungere le infinite di prese di posizioni formali e informali recepite dai due partiti contro ogni ipotesi di un Landriscina bis, mentre – come ha plasticamente dimostrato Salvini ieri – la Lega locale (Alessandra Locatelli esclusa) si è trincerata dietro un silenzio tombale sul tema del candidato sindaco di Como, affidandosi al verbo del leader. Il quale, appunto, in totale distonia dal sentire degli alleati, ha rilanciato a cannone la riconferma del primo cittadino uscente.

Insomma, guardando questo gioco pericoloso tra alleati con gli occhi di un cittadino normale non sembrerebbero esistere spiragli per un accordo sul nome da far correre. Da un lato, due componenti su tre hanno stroncato ripetutamente l’idea di un Landriscina bis, ritenendo questa esperienza fallimentare e da archiviare; dall’altro, la “terza gamba” leghista dell’alleanza quell’esperienza la ripropone in grande stile per bocca del suo massimo esponente.

Ora, è verissimo che la politica ha abituato a giravolte incredibili e impensabili a ogni livello. Dunque sarebbe un’ingenuità imperdonabile pensare che alla fine non possa accadere che FdI e Forza Italia, magari con un bottino di eventuali assessori stabiliti prima sulla carta, appoggino “convintamente” un Landriscina bis; oppure che la Lega, con una logica simile, non ceda e finisca per sostenere tutt’altro candidato.

Ma viste le posizioni di partenza lontanissime, peraltro già affidate ai posteri con dichiarazioni tuonanti o addirittura con candidature pubbliche di bandiera, quando vincitori e vinti di questa sfida politicamente letale avranno profili precisi, potranno accadere solo due cose: o una fragorosa frattura del centrodestra a Como, con partiti divisi da candidati sindaco diversi; oppure un ritorno all’unità ma al prezzo della faccia di qualcuno sia nel caso in cui Forza Italia e Fratelli d’Italia si convincessero a sostenere in campagna elettorale un sindaco che nei fatti hanno già “licenziato”, oppure se, al contrario, la Lega scendesse improvvisamente dal Carro-Landriscina a poche settimane dal voto.

Comunque andrà, gli avversari in campo – dal centrosinistra ad Alessandro Rapinese – hanno già di che fregarsi le mani.

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5 Commenti

  1. Per favore elenchi i danni dei sindaci (plurale) di sinistra. Se fosse informato saprebbe che negli ultimi 30 anni la DESTRA ha “governato” a Como per 25. Basta con gli slogan del capitano ed ai suoi seguaci , grazie.

  2. Sergio, mi sembra un po’ confuso. Dal 1994 a oggi, di sindaci di centrosinistra a Como ce n’è stato uno solo; Mario Lucini. Affossato dal patto di stabilità, ba-da-bim-ba-da-ba.
    Temo che se vuole alimentare la narrazione secondo la quale l’alternanza tra centrodx e centrosx abbia segnato il passo e debba lasciare spazio al Grillo de noantri, le tocca inventarsene una nuova.

  3. Non conosco con quali parametri Matteo Salvini ritiene di riproporre la ricandidatura di Mario Landriscina a sindaco di Como. Forse non ha creato i “danni” dei sindaci di sinistra che l’hanno preceduto ma non si può dire che sia stato un sindaco presente e apprezzabile un ectoplasma della politica. Credo che, per una volta, i cittadini Comaschi debbano riflettere seriamente su chi eleggere al governo della città, tenendo ben presente dei fallimenti del passato di destra e di sinistra. Servono persone serie e competenti al di là dell’appartenenza politica e quì si fa difficile.

    1. Sergio quali sindaci?
      Ce ne è stato uno, principalmente contestato per le pedonalizzazioni e l’opera di Libeskind in fondo alla diga.
      Il tempo è galantuomo e ora nessuno si sognerebbe di tornare indietro su quegli interventi.
      Avrebbe ovviamente potuto fare di più, ma visto il livello delle altre amministrazioni, definirla fallimentare è intellettualmente disonesto.

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