Da un operatore del settore, ecco una lettera – fortemente critica e per questo con richiesta, accettata previa verifica, di riservatezza sul nome – riguardante la Como turistica. A corredo, anche due immagini scattate il 26 aprile (per lettere, segnalazioni, foto e video scrivere a redazionecomozero@gmail.com).
Gentile amministrazione di Como, chi vi scrive è un operatore del settore, un barcaiolo, uno di quelli che negli ultimi anni viene puntualmente accusato di essere un mezzo delinquente, pur svolgendo un’attività legale.
La verità, cari amministratori locali, è che ormai la figura dei noleggiatori di barche a Como è istituzionalizzata. Esistiamo e svolgiamo un servizio utile alla città. Perché il servizio della navigazione e gli “storici” organizzatori di tour sul lago non sono più sufficienti a garantire un servizio sufficiente per tutti i turisti che arrivano qui e che vogliono scoprire le bellezze del nostro territorio.
Lo provano le file interminabili alla biglietteria della Navigazione e l’immenso via via di persone nell’area del molo di Sant’Agostino che chiedono di fare un tour. Ed è proprio qui che vorrei arrivare. Il molo di Sant’Agostino, uno solo per tutti gli operatori (ripeto, onesti e legali) non può essere sufficiente per reggere l’enorme flusso di turisti e di barche. Ora voi potrete continuare a ignorare il problema, come avete fatto finora, ma il problema continuerà a esistere. E finirà con l’aggravarsi con il passare delle settimane e dei mesi.
Ieri (26 aprile) a metà giornata la fila di barche per entrare in porto era così lunga da richiedere più di 20 minuti di attesa. Con conseguente intralcio alla Navigazione e rischio concreto di qualche incidente tra barche (oltre a quelle dei “professionisti” anche quelle noleggiate senza equipaggio, più pericolose e imprevedibili nel comportamento).
Ma non basta. Anche il molo, l’unico su cui centinaia di attività possono operare, talvolta è così carico di persone da inclinarsi pericolosamente finendo parzialmente sotto acqua.
Lo sapete, cari amministratori, che cosa si rischia? Che un giorno di questi un turista, magari anziano o un bambino in passeggino (non mancano ovviamente neppure quelli) finisca in acqua. E solo a quel punto ci accorgeremmo che il pontile non è presidiato in nessun modo, che manca anche un semplice salvagente, e che (probabilmente) nessuno dei presenti sa esattamente quanto sia il carico utile del pontile in oggetto.
Ora, concludendo, posto che il fenomeno dei “boat tour” esiste e crea un’economia “utile” per la città – ci sono certamente evasori fiscali… ma dati alla mano sono eccezioni rispetto alla totalità – volete veramente continuare a ignorare i problemi in attesa della sciagura?
Davvero preferite reprimere questa categoria con norme assurde e illogiche (come appunto quella di lavorare tutti su un unico pontile, piccolo e non tenuto come si dovrebbe in città) piuttosto che fare un piccolo sforzo e fornire un concreto supporto?
Ne beneficerebbe anche il buon nome della città che, al momento, non fa una bellissima figura con i suoi turisti. E magari si potrebbe evitare il rischio (terribilmente concreto) che qualche avventore del molo faccia una brutta fine. Fingere di non vedere la realtà non è certamente un segno di grande acume. Ignorare un problema non lo risolve ma con il tempo lo aggrava. Pensateci.
Lettera firmata