La petizione per salvare la sede della storica associazione Carducci, lanciata solo tre settimane fa sulla piattaforma Change.org dalla pediatra ultra centenaria Natalia Prada Veronesi per tramite del figlio Giovanni Veronesi, supera abbondantemente quota 20 mila firme (20.783 alle 11.30 del 30 dicembre, per l’esattezza), con quasi 180 sottoscrizioni nella sola giornata di oggi.
Numeri inequivocabili, che avevamo raccontato solo pochi giorni fa, il 21 dicembre scorso, quando già 13 mila sottoscrizioni sembravano un successo enorme e che, invece, nonostante i pranzi di famiglia, i regali da scartare, le vacanze sulla neve o al caldo, in una sola settimana ha raccolto quasi 4 mila nuove voci che si sono aggiunte a questo appello che ora punta ad arrivare a quota 25 mila.
Numeri che, nel giorno successivo la pubblicazione dell’intervista al sindaco Alessandro Rapinese, uscita ieri sul quotidiano La Provincia a firma di Gisella Roncoroni, nella quale il primo cittadino si dice certo di un secondo mandato (e poi di un terzo grazie alla candidatura del fedelissimo Fulvio Anzaldo) e riduce chi protesta alla stregua di “gatti che soffiano, ma poi sono contenti”, qualche domanda potrebbero anche suscitare in chi amministra la città.
Magari giusto per farsi venire il dubbio che, di questi quasi 21mila firmatari, buona parte siano cittadini comaschi e quindi potenziali elettori, se proprio vogliamo continuare a usare lil voto del 2027 come misura di ogni scelta amministrativa.
Sempre a non volersi spingere a immaginare che la petizione per salvare la sede di un’associazione culturale comasca lanciata da una pediatra centenaria sia tanto attrattiva al punto da essere firmata da chicchessia in tutta Italia.
Giusto per fare un confronto, l’appello lanciato a ottobre per candidare l’Asilo Sant’Elia, capolavoro dell’architettura Razionalista universalmente riconosciuto e visitato da studiosi provenienti da tutto il mondo, a Luogo del Cuore FAI è arrivata a poco meno di 4mila firme in due mesi (risultato che, anche in questo caso, dovrebbe far riflettere sulla consapevolezza che la città ha dei suoi tesori, ma tant’è).
E così, mentre lo sgombero ordinato dal sindaco lo scorso 5 novembre è bloccato nell’attesa dell’udienza in Tribunale prevista per il prossimo 8 gennaio, un paio di domande (anche solo strategiche ai fini elettorali, senza spingersi a immaginare motivazioni più articolate, ci mancherebbe) sull’opportunità di fare muro contro muro con chicchessia in nome di un bene superiore non meglio identificato, forse varrebbe la pena farsele.