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“Scuole che chiudono a Como: scelta autoritaria e miope della giunta Rapinese. Ma guardate quanta bellezza”

Le vicende che coinvolgono alcune scuole di Como per cui è stata annunciata la chiusura dal sindaco Alessandro Rapinese sono ben note.

Mentre per il nido Magnolia il Tar ha deciso un altro anno di apertura, in attesa di entrare poi nel merito il prossimo febbraio, per il Carluccio di via Volta e le elementari di via Perti le famiglie attendono ancora una decisione dei togati amministrativi. Intanto nei giorni scorsi si è svolta la festa di fine anno al Carluccio che, in una sorta di risposta morale alla volontà di chiusura, è diventata una celebrazione della diversità, della multiculturalità e dell’incontro.

Ce ne ha parlato Teresa Minniti di recente. Avvocato e mamma attivissima fin dalle prime battute nella battaglia contro la volontà del primo cittadino. Inoltre è una dei fondatori dell’associazione Nova Como nata proprio in seguito a manifestazioni e proteste. Così le abbiamo chiesto una riflessione e un racconto di quel giorno che ha chiuso l’anno scolastico. Eccoli:

Sono giorni di attesa e speranza di ricevere la notizia di un provvedimento giudiziario che restituisca alla comunità un suo pezzo essenziale che rischia di essere perso. Mi riferisco alle uniche due scuole pubbliche dell’intero quartiere del centro, la scuola dell’infanzia ‘L. Carluccio’ e la scuola primaria ‘N. Sauro’, che chi amministra la nostra città ha deciso di cancellare, attuando una scelta politica autoritaria, unilaterale e del tutto insensibile alle istanze sociali.

E allora, questo momento sospeso, penso sia opportuno e doveroso colmarlo con un pensiero positivo e di riconoscimento verso chi ha lottato, supportato e sostenuto la nostra battaglia di civiltà, nel tentativo di offrire a chi non l’ha vissuto da vicino un volto e un cuore a questa vicenda.

Qualche giorno fa si è svolta la consueta festa di fine anno alla scuola dell’infanzia ‘L. Carluccio’. Ebbene, di fronte alla scelta miope e sorda di questa Giunta, le nostre maestre hanno saputo ricordarci, ancora una volta e affermandola con grazia e saggezza, la funzione sociale della scuola, attraverso un messaggio di apertura, amore ed inclusività.

E infatti, il tema scelto per la festa di fine anno è stato ‘il viaggio intorno al mondo’ che celebra un gesto simbolico e potente e ci dice che educare significa aprire: menti, cuore, sguardo.

Il mondo che è stato messo in scena è accogliente e colorato dove ogni bimbo è unico e prezioso: un manifesto di uguaglianza che sono fiera mia figlia possa fare suo, in un contesto sociale che sempre di più dimentica di insegnare i valori che contano agli adulti di domani, ed uno strumento salvifico nel tragico e pauroso momento storico di guerra e distruzione che siamo costretti ad osservare impotenti.

Tutta la comunità scolastica si è stretta in questo momento di saluto e di speranza. Le mamme e i papà hanno partecipato attivamente alla rappresentazione, offrendoci un omaggio delle proprie tradizioni con costumi, balli e canti tipici dei propri paesi di origine: la Cina, il Salvador e le Filippine.

E noi spettatori, grandi e piccini, questo messaggio prezioso ed importante l’abbiamo recepito con tutta la sua forza; mentre la festa avanzava, tra danze e colori, ci siamo sentiti fortunati di appartenere a questa splendida comunità guardandoci reciprocamente con occhi commossi. Chiudere una scuola significa cancellare una storia.

Considerare una scuola un foglio di calcolo e proclamare le necessità connesse alla sua ordinaria manutenzione una perdita economica è un reato contro il futuro e la bellezza.

Se chi è stato investito dell’onere e dell’onore di amministrare questa nostra bellissima città provasse a svestire i panni dell’arbitro in terra del bene e del male, e tornasse tra la gente, non per esigenze di campagna elettorale ma per ascoltare i bisogni reali, sinceri e veri della comunità, si accorgerebbe che fuori dal palazzo non ci sono solo nemici e oppositori ma semi di bellezza da custodire e coltivare per il bene comune.

Vivano le scuole e viva Como!

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