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Punti di vista

Como, la lettera: “Le voci dei bambini, la gioia, la scuola a forma di sole. Ora la chiudete: perché, perché, perché?”

“Se decideste di pubblicarlo, fareste per me e per un gruppo di residenti e genitori cosa lieta”. Con questa gentile richiesta accogliamo e pubblichiamo di seguito il testo di un residente di Salita dei Cappuccini, a Como, dove il quartiere si appresta a dire addio alla storica scuola dell’infanzia della stessa via a causa dell’intenzione del sindaco Alessandro Rapinese chiuderla a breve.

In allegato, alla nostra mail redazionecomozero@gmail.com sono state inviate anche alcune foto della scuola “scattate da due altri genitori e residenti, per rendere più giustizia a una struttura tutt’altro che brutta, come le solite foto di repertorio a disposizione tendono a fare credere”.

Di seguito, dunque, la lettera in forma integrale.

È l’inizio dell’anno scolastico. Sono a casa in pausa pranzo. Si sente solo il rumore del frigorifero, mai abbastanza silenzioso per le pretese moderne… e il vociare dei bambini, che animano Salita dei Cappuccini, che animano questo quartiere, che animano questa città, questa zona, questa regione, questa nazione, questo mondo.

Mi affaccio per la curiosità, intravedo mia figlia. Lo so, è una di quelli con la voce più forte, con risate squillanti, irrefrenabili e contagiose, e con qualche urlo sgorgato dall’entusiasmo. Corre da una parte all’altra dell’ampio giardino tra sole e ombra. Mi stacco subito però, perché non è il momento dell’individualismo, nemmeno se si tratta della mia principessina o la mia bambolina. È la libera musica che conta. Perché mia figlia è strumento in questa fantastica orchestra d’improvvisazione jazz, costituita da una sessantina di bimbi che, come lei, frequenta l’asilo sotto casa, quello di quartiere, quello, appunto, di Salita dei Cappuccini.

È l’inizio dell’anno scolastico. Sono a casa in pausa pranzo. Si sente solo il rumore del frigorifero, mai abbastanza silenzioso per le pretese moderne… e il vociare dei bambini, che animano Salita dei Cappuccini, che animano questo quartiere, che animano questa città, questa zona, questa regione, questa nazione, questo mondo.

Mi affaccio per la curiosità, intravedo mia figlia. Lo so, è una di quelli con la voce più forte, con risate squillanti, irrefrenabili e contagiose, e con qualche urlo sgorgato dall’entusiasmo. Corre da una parte all’altra dell’ampio giardino tra sole e ombra. Mi stacco subito però, perché non è il momento dell’individualismo, nemmeno se si tratta della mia principessina o la mia bambolina. È la libera musica che conta. Perché mia figlia è strumento in questa fantastica orchestra d’improvvisazione jazz, costituita da una sessantina di bimbi che, come lei, frequenta l’asilo sotto casa, quello di quartiere, quello, appunto, di Salita dei Cappuccini.

Ora, anche da dietro la finestra, senza più guardare giù, la gioia la spensieratezza la libertà la vita di quei suoni simili al canto in me continuano e crescono. Continuano a crescere. Perché loro, i bambini, sono il futuro, la parte migliore del futuro. Ascoltarli è per noi adulti come una seduta terapeutica di una disciplina orientale; come un bagno purificatore; come una corsa tonificante all’aria pura; come un’esperienza mistica.

Fino ad un anno fa, oltre alla sensazione già di per sé soddisfacente, mi avrebbe travolto un senso di sicurezza. Perché mia figlia e suoi compagni hanno la fortuna di vivere questo asilo di quartiere, per molti vicinissimo a casa, una casa sotto casa; per altri un posto che ogni mattina vale la pena di raggiungere. Perché è una garanzia di qualità e affidabilità. È un capolavoro architettonico e sociologico; contenitore di un gruppo coeso di bambini, educatori, genitori, impiegati, che coopera, tra le normali difficoltà, in perfetta armonia, dato che la struttura è stata studiata appositamente per la fascia di età, sia negli spazi interni sia in quelli esterni, senza barriere architettoniche; con locali ampi; con zone di condivisione accessibilissime che permettono un percorso di crescita sano ed innovativo, difficilmente attuabile altrove, e sorvegliabili in toto.

La sua pianta a forma di sole, con l’area di condivisione in mezzo e le aule come raggi, che trasmette un senso di calore e accoglienza appena si varca l’uscio, non è casuale. In realtà è l’astro accentratore di centinaia di famiglie che gli gravitano intorno, su orbite più o meno distanti ma tutte, tutte, abbastanza vicine da cercarne l’energia.

Famiglie anche nuove, che continuano e continueranno per diversi anni ad apparire sul territorio e che arrivano a dare giovane linfa alla zona, grazie al perpetuo rinnovarsi di un quartiere che è fisiologicamente volto al ricambio generazionale.

Ecco sì, la sensazione è che la scuola dell’infanzia di Salita dei Cappuccini sia il vero Sole che illumina e riscalda questa zona residenziale. Non a caso a chi la frequenta, a chi ci porta i figli o i nipoti, si accende il sorriso e lo sguardo al solo pensiero. Potreste farci caso ogni mattina, osservando i volti rilassati di chi, con un moto fluido e sempre, ad oggi, senza ingorghi automobilistici, ci si avvicina come accompagnatore o come alunno.

È vero, la struttura necessità di manutenzione ma niente di inaffrontabile, e poi quale struttura non ne ha bisogno? Se ogni edificio o costruzione fosse abbandonato ogni volta che il tetto richiedesse manutenzione, il mondo sarebbe tappezzato da orribili arene in stile apocalittico, che condividerebbero con il Colosseo solo l’essere a cielo aperto.

Eppure, come ho scritto, il senso di sicurezza dato dalla felice condizione scolastica dei nostri bambini, l’avrei avuto solo fino all’anno scorso, perché questo asilo è finito nel fatale elenco delle scuole comunali dell’infanzia e primarie destinate a chiudere a breve.

Perché?

Come detto, non certo per mancanza di bimbi, anzi; non certo per problemi di mancanza di requisiti minimi previsti da vecchie o nuove normative; non certo per inagibilità o deperimento; non certo per incompatibilità con il territorio o con la viabilità, anzi, né gli ingressi né le uscite causano traffico, ingorghi o disagio.

Al contrario, l’alternativa proposta, per un eventuale accorpamento, già terrorizza famiglie coinvolte e il vicinato, raddoppiando gli accessi in un’area già satura sia per la scuola, sia per il normale transito dei lavoratori che entrano ed escono dalla città. Un eventuale intervento sulla viabilità, con creazione di nuove strade, deturperebbe il paesaggio ed avvolgerebbe l’altra scuola, detta non a caso “Scuola nel bosco” nell’asfalto e dalle auto, con il loro inquinamento e frastuono. Peggiorando così la qualità di vita non di centinaia ma di migliaia di famiglie.

E allora perché?

Perché? Perché? Perché?

Allora perché se così si mette in gioco il futuro di cui sopra? I nostri bambini. La parte migliore del futuro. La parte rimasta rosea di un futuro a tinte cupe e acide. Sempre più cupe e sempre più acide.

Allora lasciamo che siano loro a colorare la storia e la società. Stiamo fermi ad ascoltarli vociare e teniamo aperti gli occhi sul loro futuro.

Teniamo aperti gli asili.

Un residente di Salita dei Cappuccini, genitore

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