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Como, la rabbia di Werner: “Noi dei locali serali, chiusi 6 mesi. Colleghi, facciamoci sentire. Ne va dell’esistenza”

“Colleghi per favore alziamo la voce, ne va della nostra esistenza”.

Questo l’appello, dolorosissimo, di Werner Petermann, titolare del Minimanlismo Livingroom, lounge bar di via Dante e conosciutissimo titolare del mitico ex Speakeasy sul lungolago.

Il Minimalismo

“Giusto parlare dei negozi, del futuro delle palestre, delle piscine … ma qualcuno pensa mai alla categoria dei locali serali che non viene neanche citata? – si legge nel messaggio che ci ha inviato – i negozi, anche se a intermittenza, aprono e chiudono, i bar diurni e i ristoranti idem ma voglio ricordare che noi cocktail bar, wine bar o pub serali non apriamo dal 23 ottobre 2020! Per quanto ancora ci ignoreranno come se non esistessimo?”,

Parole chiarissime che descrivono una situazione difficile e per certi versi, secondo Werner, ingiustificata, come ci ha raccontato lui stesso dopo che l’abbiamo contattato: “I locali serali come il mio sono stati equiparati ai bar tradizionali, quelli che per intenderci lavorano di giorno e chiudono alle 18 – ci ha detto – noi invece normalmente apriremmo alle 18 e in questo modo non abbiamo più fatto un giorno di lavoro da ottobre, oltre ai tre mesi di lockdown totale all’inizio del 2020”.

E questa scelta, naturalmente, li ha penalizzati anche dal punto di vista dei contributi: “Essendo assimilati ai bar diurni riceviamo tra il 150 e il 200% di ristori mentre ad esempio le discoteche, chiuse come noi, ricevono il 400% – ha spiegato – la nostra è un’intera categoria che sta erodendo i propri risparmi e non so quanti riusciranno a riaprire”.

Al danno, inoltre, si aggiunge la beffa perché proprio in vista della riapertura estiva anche i locali serali si erano messi a norma con notevoli investimenti per garantire il distanziamento tra i tavoli, cosa che secondo Werner sarebbe sufficiente ad assicurare una riapertura in sicurezza.

Di qui l’appello ai colleghi comaschi e non affinché facciano sentire la loro voce: “Ci hanno additati come untori e ci hanno fatto chiudere senza capire che la gente si sarebbe comunque ritrovata nelle case a bere e mangiare senza alcuna protezione mentre noi abbiamo fatto fior di investimenti per organizzare plexiglass e distanziamenti e nei nostri locali sarebbero tutti più tutelati – ha concluso – per questo mi appello ai miei colleghi: facciamo sentire la nostra voce, ne va della nostra esistenza”.

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