In queste ore, come ampiamente noto, si fa un gran dibattere sulla proposta del sindaco Alessandro Rapinese di vietare il consumo di alcol “da asporto” sul suolo pubblico di Como, vincolandone dunque l’assunzione alla presenza in un locale (seduti al tavolino o nelle immediate vicinanze), documentabile con lo scontrino e comunque con le bevande servite solo in un bicchiere. Stop a bottiglie e lattine a zonzo per il capoluogo, insomma. Le associazioni di categoria – in particolare Confcommercio – sembrano gradire la proposta (e sarebbe stato oggettivamente difficile il contrario, visto che bar e ristoranti diventerebbero gli unici luoghi di riferimento).
Oggi però arriva un fatto che – al di là della bontà o meno del provvedimento in arrivo, che sarà inserito in modifiche al Regolamento comunale di Polizia urbana da approvare in consiglio – segnala la complessità del tema.
L’episodio risale alla serata di lunedì, attorno alle 19, quando nella zona dei giardini a lago un 35enne è stato trovato dai Carabinieri riverso al suolo in condizioni quasi da coma etilico, dunque per aver assunto alcol in quantità smodate, tanto da costringere al ricovero. Fatto grave, naturalmente, per il diretto interessato e per la collettività, su questo nessuno ha dubbi. Nelle ore in cui il dibattito politico è concentrato sulla proposta dell’amministrazione, la notizia – sul sito de La Provincia – è però diventata questo titolo: “Como, alcolici sul suolo pubblico. Beve troppo e viene trovato privo di sensi”, di fatto legando il provvedimento per il suolo pubblico annunciato da Palazzo Cernezzi e l’evento accaduto ai giardini.
In realtà, proprio ciò che è successo ieri sera dimostra quanto il confine, in casi come quello dell’uomo ritrovato ai giardini (e molti altri, se pensiamo ai bollettini dei sabato notte post disco ad esempio) sia sottilissimo. Vicino al 35enne, infatti, non si vede alcuna bottiglia o lattina di birra né fiaschi o cartoni di vino. Il che non esclude affatto, naturalmente, che quell’ubriacatura oltre ogni limite sia figlia di “bevute itineranti” – cioè quelle nel mirino del provvedimento comunale – ma nemmeno elimina la possibilità che la colossale sbronza sia figlia di eccessi nati magari proprio al bancone o al tavolino di qualche locale. Almeno il dubbio rimane, insomma, a segnalare come le restrizioni in vista per Como sul consumo di alcolici possano essere una strada per arginare alcune oggettive derive, ma anche come il ben più ampio tema sociale dell’abuso di alcolici non sia così semplice da tagliare e risolvere a colpi d’accetta.
7 Commenti
Poi l’obbligo di avere lo scontrino all’uscita dell’esercizio è stata abolita nel 2003…mah!
Ma quale regolamento?
Questo qui come altra “popolazione” non indigena dei Giardini a Lago, il bere lo compra al supermercato ex gs di via Rosselli. Il regolamento può essere efficace se alla seconda violazione vi è l’espulsione dal territorio del comune di Como.
Ma quindi non basta scrivere di vietare di bere per strada per risolvere il problema? Ah no?
Il divieto di bere alcoolici in strada c’è da anni in diverse città (es. Barcellona) e si vedono ovunque persone che bevono ed ubriachi perchè è materialmente impossibile controllare e sanzionare. Quindi si tratta di aria fritta.
Posto che queste persone non hanno nulla da perdere, che proposte suggerite ? E se vostra figlia fosse importunata da uno di questi soggetti ? Basta benpensanti…
Lo capisce pure un idiota che “vietati gli alcolici portati da casa; si può bere solo nei pressi dei bar e con regolare scontrino” sia una soluzione senza senso.
Utile solo ai baristi, nulla a che vedere con decoro o problemi di abuso di alcol.
Giustissimo sottolineare questo episodio perché è emblematico. L’etilismo, piaga sociale devastante e di cui non si vuole mai troppo parlare, non si manifesta camminando sui marciapiedi “non adiacenti a mescite autorizzate” con una lattina di birra aperta in mano (chiusa è diverso, sich!). Questo è quello che forse pensa il nostro Sindaco. L’etilismo si associa alla profonda solitudine che accompagna gli alcolisti e all’impotente disperazione che accompagna i loro cari. Il dramma dell’alcolismo è dentro le case protette dalla naturale privacy della vergogna e del disagio. Infatti, l’alcolismo non è un fenomeno che vede protagonisti criminali ma persone in difficoltà che hanno spesso avuto un passato brillante e hanno avuto una vita socialmente appagante. Per un ubriaco in coma ipoglicemico per strada, ce ne sono decine di altri che vivono nelle loro case con l’unico obiettivo di vedere il fondo della bottiglia appena aperta. Le soluzioni poliziesche affrontano solo la superficie dei problemi sociali e quasi mai li risolvono. Consentono, tuttavia, a politici superficiali di mostrare con disinvoltura i propri alibi: ho aggiunto un articolo “bis” al Regolamento! Che figata…. Problema risolto? Mah…chissenefrega. Sarebbe opportuno cominciare ad affrontare i problemi seriamente e non con politiche imparate leggendo i fumetti dei supereroi. I problemi si risolvono affrontando le cause e non gli effetti.