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Punti di vista

Corso Como, Via Milano: andata e ritorno. Con un rendering (pedonale) per sognare

Grida d’allarme, denunce, proposte e pensieri si accumulano da anni su via Milano a Como. Dopo il nostro approfondimento “Ingorghi e negozi chiusi: e se la parte in crisi di via Milano fosse quella bassa?” abbiamo chiesto all’architetto comasco Michele Bollini un intervento tra passato, presente e futuro. Con un rendering (lo vedete in alto e, più grande in fondo all’editoriale) che immagini la zona completamente chiusa al traffico. Ovviamente si aspettano reazioni, analisi e controdeduzioni.

A sinistra, corso Como in una cartolina degli anni ’50. A destra, via Milano anni ’60

di Michele Bollini

Milano anni ‘80, il primo tratto della Comasina, la mitica strada che dal capoluogo meneghino portava sulle sponde del Lago di Como, non doveva essere esattamente un bel posto per vivere. Ci ricordiamo tutti che cos’era Corso Como alla fine degli anni 90, una strada di quartiere chiusa tra due poli (piazza XXV Aprile e la Stazione Garibaldi), praticamente inavvicinabile per traffico, smog e caos genarato da chi cercava un parcheggio in quella zona, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Poi vennero, come la “manna dal cielo per gli Israeliti”, la riqualificazione e la completa pedonalizzazione dell’area.

Corso Como, oggiOggi, con Brera, via Volta e via San Marco, anche Corso Como (con tutti i suoi problemi) è una via che conserva intatto il suo appeal immobiliare nell’acquisto di prime case di prestigio. Nel complesso, grazie alle trasformazioni operate negli anni e ultimamente, il centro di Milano ha fatto registrare un +104% di rivalutazione immobiliare dal 1998 al 2017. Per non parlare delle attività commerciali, ristoranti, bar e attività culturali o di promozione in generale.

Como, via Milano, l’ultimo tratto di strada che da Milano porta sulle sponde del Lago non prima di aver attraversato gli archi di Porta Torre.  Siamo a Como in via Milano nel 1915. La fotografia ritrae il passaggio del tram in una delle vie della città, dedita da sempre al commercio e costellata da attività prestigiose nel solco della tradizione di generazioni comasche. Sullo sfondo nel centro si intravede Porta Torre. (Foto – Archivio Vasconi)

Da noi il processo esattamente inverso, le trasformazioni operate non hanno seguito la logica della riqualificazione, della pedonalizzazione della rivalutazione immobiliare. Si aspetta ancora la “manna” dal cielo che non arriva. Il tratto di strada compreso tra due poli (San Bartolomeo e Piazza Vittoria), appare oggi una strada di quartiere, sovraccaricata dalla viabilità in ingresso alla città, un asse estremamente caotico nelle ore di punta e nei giorni di mercato, pericoloso, molto inquinato, prossimo al collasso durante gli eventi natalizi.

Negli anni siamo riusciti a sostituire il Tram (veicolo pulito ), con il Bus (veicolo inquinante), il porfido (materiale naturale), con l’asfalto (materiale inquinante), abbiamo dato più spazio alle auto (veicoli inquinanti) meno spazio ai pedoni (esseri umani pensanti che respirano, studiano, lavorano e spendono nei negozi).

Agli esseri umani, abbiamo riservato due miseri marciapiedi, due esili strisce di porfido sulle quali transitano, tra un “vaffa” e l’altro, anche i ciclisti. Immagino passino sul marciapiede dopo i “vaffa” rimediati degli automobilisti in coda, seguiti a ruota dalle strombazzate bitonali del bus. Poi dopo la collezione di “vaffa” ti chiedi dove caspita deve passare uno che va in bici? In strada no, sul marciapiede no, per caso su una pista ciclabile? La risposta è certamente si, ad averla una pista ciclabile a Como…

Così oggi via Milano è tra le vie più pericolose di Como, nel 2010 è stata la più pericolosa in assoluto.

La strada in assoluto più pericolosa si è rivelata essere via Milano, un tragitto di 858 metri lungo il quale, nei cinque anni esaminati, si sono verificati 76 incidenti con feriti o morti. (Corriere di Como 24/10/2010)
“Con feriti o morti”, in via Milano? Sì, succede.

Come è possibile che una delle vie più caratteristiche della città “dedita da sempre al commercio e costellata da attività prestigiose nel solco della tradizione di generazioni comasche”, sia diventata una delle vie più pericolose per i suoi cittadini?

Come facciamo a goderci un’ora di shopping compulsivo se dobbiamo rischiare la vita? Se lo chiedono i commercianti? Come si può immaginare una rivalutazione immobiliare, la rinascita delle attività commerciali, nuove opportunità lavorative, nuovi investimenti, senza pensare ad interventi strutturali concreti? Se lo chiedono i Commercianti? Interventi che privilegino innanzitutto gli abitanti, gli utenti, gli studenti di via Milano. Interventi a favore del pedone (che ricordo essere umano che respira, lavora/studia e spende nei negozi), del ciclista (che ricordo essere umano che respira/pedala e spende nei negozi). Del cittadino, delle famiglie con bambini, del turista straniero, del turista italiano, dello spazio pubblico rinnovato con qualità, di qualità. Se lo chiedono questo i Commercianti?

Le cose, in effetti, potrebbero peggiorare senza una visione.

Le cose potrebbero andare anche peggio di così. Qualcuno, qualche commerciante, potrebbe pensare di togliere la corsia dei Bus (come stanno pensando di fare da altre parti) per metterci i posti auto blu con tanto di parcometro. Qualcuno potrebbe pensare di farci un parcheggio in via Milano! Recuperare 25/30 posti auto proprio li, davanti alle vetrine! Così da poter finalmente parcheggiare con le ruote sul marciapiede (…motore acceso ovviamente) esattamente davanti al negozio dove vendono l’anti-istaminico che ti serve. Ti serve perchè sei diventato allergico a tutto (…chiediti perchè sei diventato allergico a tutto).

Per una volta vi prego, non facciamo i sadici, i masochisti, i tafazzisti. Torniamo a ragionare come fanno gli altri, facciamo come tutti gli altri, non inventiamoci nulla, guardiamo cosa fanno gli altri, per una volta facciamoci una “sana copiata”!

La “manna” (la sostanza miracolosa inviata da Dio come cibo nel deserto), per via Milano e tutto il suo quartiere da San Bartolomeo a piazza Vittoria, è la progressiva pedonalizzazione, la riqualificazione e la rivalutazione degli immobili attraverso opere di pavimentazione, arredo e decoro urbano, aree verdi, alberature, piste ciclabili, adeguata illuminazione, progressivo miglioramento dello standard qualitativo dello spazio pubblico, della vita vissuta e dell’aria respirata. Così facendo via Milano tornerà ad essere un luogo attrattivo, rigenerato, rivalutato. Se la politica non si occupa di questo, ditemi di cosa si deve occupare?

EDIT:

Nel corso della giornata non sono mancate le prime riflessioni:

Via Milano Pedonale. Patrizia Maesani e l’immensa nostalgia per Alberto Botta

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