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Ingorghi e negozi chiusi: e se la parte in crisi di via Milano fosse quella bassa?

E se avessimo sbagliato tutti o quasi? E se gli stereotipi veicolati da ogni dove (media compresi, ovviamente) avessero ipnotizzato migliaia di persone, nascondendo una realtà ben diversa? Il dubbio, parlando di via Milano a Como, emerge camminando. La sensazione è che l’accanimento sulla parte alta di quel quartiere-strada come simbolo di ogni declino, di ogni decadenza, di ogni problema urbano, sia in buona parte fuori fuoco. Magari non sbagliato in assoluto, ma fuorviante. In sostanza, la domanda è: e se la parte davvero in crisi – di identità, di vocazione – fosse quella chic, glamour, e cioè quella bassa? Perché se è vero che le vetrine luccicanti non mancano, che la sensazione di “Como bene” è respirabile come lo smog che la copre tra colonne eterne di auto ferme e bus “cingolati”, e che una sorta di effetto-benessere quella via lo trasmette, è altrettanto vero che le serrande abbassate – e in taluni casi abbassate da molto tempo – sono tante, tantissime per una via che dovrebbe essere l’antipasto godurioso della mitologica città murata.

Basta contarle, le vetrine buie che vedete nella gallery qui sopra: sono 9, praticamente ben distribuite tra i due lati della via. Su un’ottantina di esercizi in tutto, significa quasi uno su dieci. Per una presunta arteria “fiore all’occhiello”, un po’ tanto. E pensare che nel 2014 era nata anche un’associazione molto partecipata dai commercianti delle attività di via Milano Bassa, il “Burg Drizz”. Per abbellire e rendere più attraente la zona è stato anche fatto molto, ma il sito ufficiale alla voce “novità-eventi” porta la data del 5 dicembre 2015. Non proprio un inno al futuro.

Si dirà che “la via è bella, i negozi anche, ma non ci sono parcheggi”. Possibile, il refrain vale un po’ per tutto il centro (che però, tra le mura, pare prosperoso comunque). Sta di fatto che via Milano Bassa giace immobile a se stessa da anni. Decenni.
Forse se qualcuno dei commercianti della zona, un amministratore coraggioso o una voce autorevole delle associazioni di categorie avrà già in mano qualche carta vincente ribaltare il mesto andazzo. Per ora però – archiviata, sembra, l’ipotesi, quella sì interessante, di includerla nella Ztl e “consegnarla” alla città murata – regna il silenzio. E chissà che mentre un po’ troppe serrande restano abbassate ai lati di questo antico quartiere con l’ingorgo in mezzo, un giorno non si debba iniziare a parlare di una via Milano Bassa retrocessa da anticamera del scintillante centro storico a mera rampa d’uscita della parte alta.

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