Un avviso più a caratteri cubitali per le prossime elezioni comunali di Como (primavera 2022) non poteva arrivare da questa tornata amministrativa, che pure ha toccato solo marginalmente il Lario.
Eppure anche prendendo i casi “radom” tra scenario nazionale e iperlocale ne viene fuori un avviso lampeggiate enorme: il candidato sindaco (o presidente) fa, anzi farà sempre più la differenza. Azzeccare la donna o l’uomo da proporre ai peraltro pochissimi elettori disposti ancora a recarsi alle urne è un elemento dirimente, forse ora come non mai vista la debolezza generale dei partiti e della loro capacità di mobilitazione (altra lezione impartita: un social non fa primavera, alle elezioni)
Da Milano, con la vittoria extralarge di Beppe Sala sul debole Bernardo, a Napoli (Manfredi ha doppiato l’avversario di centrodestra), passando per la Regione Calabria (dove il candidato forzista ha invece schiacciato la concorrenza), andando a Torino dove un buon nome di centrosinistra è in vantaggio a sorpresa sullo sfidante dell’opposto schieramento, passando per Roma dove forse l’elemento più interessante è che una proposta seria e alternativa a tutti come quella di Calenda ha raggranellato un notevole consenso personale (e dove i 5 anni dell’era Raggi sembravano poter aprire le porte a un trionfo di centrodestra che non c’è stato), fino a Varese dove l’uscente Galimberti (centrosinistra) può giocarsi il bis partendo in testa là dove la Lega ha la sua casa storica, il valore dei singoli agli occhi dell’elettorato sembra dimostrarsi elemento decisivo.
E la provincia di Como non fa eccezione se si pensa che Olgiate Comasco sembra aver fortemente voluto il raddoppio prima di tutto di Simone Moretti, oppure che il “veterano” Serafino Grassi (centrodestra) a Novedrate ha ancora una volta passeggiato mentre nella pur piccola Pusiano è emblematico il caso del candidato di centrodestra, Achille Mojoli, sostanzialmente imposto dall’uscente Andrea Maspero, che ha portato solamente a divisioni di campo e alla vittoria di Fabio Galli.
Elezioni nel Comasco, valanga Moretti a Olgiate: 69.57%. Tutti i risultati Comune per Comune
Inutile dire che poi ogni situazione è particolare, diversa dalle altre, frastagliata da mille variabili locali e specifiche e che la salute dei partiti che sostengono questo o quella aspirante possono certamente indirizzare i giochi finali (senza contare che casi citati come quelli di Roma, Torino e Varese devono ancora giocare “secondi tempi” apertissimi).
Ma con un astensionismo mostruoso, sovente superiore al 50% e destinato ad aumentare ancora ai ballottaggi, fenomeno che prima di tutto segnala la lontananza dei cittadini dai partiti e dai loghi oltre che dare per l’ennesima volta la dimostrazione che la politica reale è cosa lontana e diversa dalle bolle rabbiose dei social network dove Calenda sembrava già sindaco e Fratelli d’Italia al 40% ovunque, beh, in questo contesto individuare il volto, la testa e il cuore giusto della candidata o del candidato resta un elemento essenziale, forse decisivo, per sperare in un buon risultato. E lo è per mille motivi, anche dove prende qualche decimale in meno delle coalizioni a sostegno, perché ingenera fiducia, non respinge a prescindere gli elettori, apre spazi di dialogo con i cittadini, innesca un meccanismo virtuoso generale tra se stesso, i partiti e la comunità a cui si riferisce. E dove si ha un uscente, il lavoro e i risultati tangibili, molto più che meme ben fatti su Facebook, sono carte pesantissime da giocare.
Tutti insegnamenti che valgono e varranno anche per Como.
2 Commenti
Come non essere d’accordo con quanto scritto nell’articolo, i medici ancorchè pistoleri come il Dott. Bernardo se bravi medici è meglio che rimangano in corsia a fare il loro mestiere, i Milanesi lo sanno bene, l’unico a non averlo capito sembra proprio essere Salvini..
Non si può essere completamente d’accordo sul ruolo decisivo del candidato. È importante ma non fondamentale. Quello che invece è fondamentale è la capacità di creare squadra, esprimere programmi e di saperli realizzare. Se non fosse così non avremmo avuto la riconferma di Sala a Milano e di Moretti a Olgiate e avremmo avuto un secondo mandato per la Raggi a Roma, addirittura fuori dal podio, e la vittoria del candidato del Movimento 5Stelle a Torino che ha preso solo il 9% (8% di lista) meno di un quarto di quello che prese 5anni fa l’Appendino. D’accordo, invece, che la politica sui social, la sicumera in televisione e lo stimolo ai problemi di pancia degli elettori hanno preso una sonora batosta. Forse la sobrietà del Presidente Mattarella che si è fatto pescare come un normale cittadino a visitare la casa che prenderà in affitto dopo la fine del settennato o i risultati frutto del pragmatismo e del buon senso del Presidente Draghi sono più apprezzati rispetto agli atteggiamenti di chi crede che sia sufficiente metterci la faccia in tv sparando superficiali esternazioni, spesso decontestualizzate, su banali fatti di cronaca. E non si può essere assolutamente d’accordo che, nel lungo periodo, la politica dei social in contrapposizione alla politica della partecipazione e del coinvolgimento produce solo disaffezione e astensionismo. Su questo come un orologio rotto che segna l’ora esatta due volte al giorno, anche Salvini ha detto una cosa giusta: l’astensionismo è una sconfitta per tutti.
ps. Complimenti per il pezzo.