Ora, però, qualcuno deve fermare la spirale di follia che si è impadronita di Forza Italia prima di tutto e poi – a cascata, senza fare prigionieri, sebbene in misure diverse – del sindaco Mario Landriscina e delle altre forze di maggioranza in Comune.
Non è più tempo di piazze in subbuglio come noto, ma lo iato tra istituzione e cittadinanza che sta scavando la farsesca pantomima politica in corso senza tregua a Palazzo Cernezzi è ormai qualcosa di mostruoso, di cancerogeno per la dignità della città.
E no, non è vero come troppo spesso si vorrebbe sostenere per liquidare i problemi “che è sempre stato così”: che un assessore si dimettesse alle 13, cambiasse giacchetta, e venisse rinominato in giunta alle 18 come se nulla fosse, almeno a Como non si è mai visto. Che interi gruppi di maggioranza boicottassero a oltranza le sedute di consiglio non è tollerabile. Che si sia alla terza o forse quarta serata dedicata agli orti comunali, tra ostruzionismi e tatticismi di bottega, è banalmente una vergogna. E c’è da sperare che cose simili non si vedano mai più.
Ma se proprio non si vuole scendere tra i fumi delle alchimie partitiche, tra le insondabili manovre di corrente, tra le infernali liste poltronare, prendiamola da un altro verso. Prendiamola dal rispetto che le persone prima di tutto, certamente prima ancora che l’astratta categoria dei politici tout court, meritano.
Su questo piano, parlare per l’ennesima volta dei comaschi vittime della pagliacciata sarebbe fin troppo facile sebbene del tutto giustificato visto l’indecoroso spettacolino di pornografia politica a cui sono costretti ad assistere da settimane.
Invece, parlare dei e ai protagonisti stessi di ciò che sta accadendo tra le mura delle segreterie di partito o tra le pareti dell’istituzione forse è meno popolare ma a questo punto inevitabile.
E allora è dovere – o almeno diritto – anche dei cronisti, talvolta, fare un passo oltre il ruolo di narratori più o meno asettici o appassionati delle vicende locali, e non vedere o raccontare gli amministratori soltanto come una casta aliena, lontana, sconosciuta, come se si fosse su due barricate opposte e fuori da ogni relazione.
Forse a questo punto, scrollandosi per un attimo da entrambe le parti le etichette di necessità e forma, è utile andare oltre le cariche e rivolgersi a nomi e cognomi, ai volti e alle storie personali con cui – perché negarlo? perché fare finta di niente? – non si condividono soltanto delibere e progetti, ma anche tratti di normalissima esistenza in cui si intrecciano conoscenze e chiacchierate, una caffè e una battuta, momenti ilari e anche difficili.
Per i complottisti, questo sarà certamente segnale dell’intramontabile “è tutta una pastetta”. Ma alla fine, nel pieno rispetto di ogni opinione, sono poi le storie complessive delle persone a parlare. E questo, almeno a Comozero, lascia tutti tranquilli nei limiti dell’umana fallacia.
E allora, venendo al dunque, è alle persone – fuori da ogni considerazione di merito politico, che pure questa testata non ha mai lesinato sui singoli aspetti – che forse è ora di rivolgersi. E’ al Mario Landriscina che per storia personale, rispetto e conoscenza, ci rifiutiamo categoricamente di catalogare soltanto alla voce “burattino in mano alle beghe di partito”, come pure rischia di apparire in queste ore, che ci rivolgiamo.
E’ all’Alessandro Fermi come persona frequentata in tanti anni ben oltre le pure cariche partitiche o regionali che parliamo.
E’ al comasco doc Alessio Butti – “bestia politica” feroce ma che è impossibile credere soddisfatto dello spettacolo che sta dando il centrodestra in città – che chiediamo attenzione.
E’ alle Amelia Locatelli, alle Anna Veronelli, alle Patrizia Maesani, alle Alessandra Locatelli e alle Simona Rossotti – alle donne con qualità, con senno, con quella riconosciuta rispettabilità che va ben oltre il mero bilancino dell’attività politica – che scriviamo.
Si potrebbero certamente aggiungere molti altri nomi all’appello, ci si è limitati ad alcuni ineludibili e noti. Ed è a loro che chiediamo di fermare la follia che sta massacrando – oltre ogni ragione, ogni oltre schema razionale, persino oltre ogni bilancio amministrativo – la loro immagine, il decoro di un’istituzione e il cuore di una città intera in una crisi assurda, senza alcun senso, sfuggita a qualsiasi aggancio di realtà.
Fermate questa pazzia collettiva, voi che potete. Stoppate questo ottovolante degli orrori, non sottoponete oltre chi vi segue, chi vi vota e chi vi rappresenta a indegni mercanteggiamenti sganciati da qualsiasi realtà di fatto.
Potete farlo in 2 modi: evitando da subito il ripetersi di altri ignobili spettacoli come quello dell’assessore-non più assessore-di nuovo assessore e chiudendo questa farsa in poche ore davanti a un caffè. Oppure tranciando l’esperienza e affidando ogni altra sentenza alle urne anticipate.
Una vale l’altra, a questo punto. Ciò che non avrebbe più valore, oltre a trascinarvi collettivamente in un disastro senza innocenti e distinzioni, sarebbe soltanto infierire ancora sulla dignità delle persone e della città.
8 Commenti
Io continuo a preferire la brava persona, che poi diventerà’ competente se ha il dono del l’ascolto e non della superiorità, un esempio su tutti il sindaco di Parma che pure uscendo da un movimento chiuso,ottuso e impreparato, continua ad essere uno dei sindaci più’ amati dai suoi elettori! Io degli arroganti a competenti (secondo il loro ego smisurato) continuo a stare meglio senza!
Sergio Gaddi ha perfettamente ragione
Sergio oggi più che mai non sai quanto ci manchi…
…ma anche no
Cari amici, il grande Newton ebbe a scrivere un legge che è la base di ogni evento:
“ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria”
Le azioni sono sotto gli occhi dei cittadini; le reazioni le leggiamo attraverso i social e giornali.
Leggo voi e mi allarmo, perché
come recitano i proverbi dialettali nostrani : “ el pusee san el ga la rogna” oppure “ el brusaa el ghe dis dre al
gremaa”
Ricordiamoci che i cittadini non dimenticano !
Lo spettacolo dell’ignoranza e dell’incapacità rasenta il sublime. E Como se lo merita tutto, così impara a credere alla favola della “brava persona” come qualità superiore alla competenza.
Buon giorno
Perchè stupirsi ? Questa è la politica di oggi , questo è quando la “cosiddetta società civile” in nome di un servizio reso alla collettività si “mette a fare un lavoro” che non solo non gli appartiene e non conosce (è obbligatorio e fondamentale studiare costantemente ) ma finisce (con la scusa del rapporto fiduciario, tutto lo Stato di basa sui rapporti fiduciari) col fortificare sempre più l’apparato burocratico a discapito della stessa politica e quindi bloccare ogni attività.
Ho detto e scritto più volte che il mestiere della politica non è mestiere da “verginelle” , soprattutto se si vuole amministrare una comunità occorre avere le idee chiare , mantenere il timone al centro ed i motori in perfetta efficienza, politica inclusa.
Cordiali saluti
Fb
Alessio Butti, al quale mi lega un rapporto di stima e di amicizia, durante una conversazione avuta qualche tempo fa mi disse una frase che ricordo bene e che condivido: ” per fare politica bisogna essere equlibrati”. Equilibrio – dico io – visto e considerato sotto tutti i punti di vista.
Ora, mi pare del tutto evidente che la situazione venutasi a creare in questi giorni a Palazzo Cernezzi sia ben poco equilibrata.
Certo, la responsabilità della situazione non puo’ essere ascritta ad una sola parte politica. La responsabilità politica va condivisa con tutta la maggioranza.
Credo che nessuno dei protagonisti politici indicati da Caso abbia problemi a sedersi ad un tavolo per un caffè. Basta che poi lo scontrino non lo si faccia pagare a qualcuno che dal quel tavolo è assente.
Certo, i cittadini questa cosa non la capiranno, ma è una questione di dignità politica.
Chi ha vinto le elezioni ha il dovere di governare, di dare risposte alle esigenze e alle domande che vengono da ogni lato della città.
Lo si può fare. Lo si deve fare. E questo nulla ha a che vedere con un posto in più o in meno in giunta.