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Fermi ribelle, Butti bombardiere: i segnali anti Lega dei cugini-coltelli e il bersaglio grosso Landriscina 2022

E alla fine, beffa suprema, potrebbe essere – benché indirettamente, tramite la sua emanazione Asst Lariana – la Regione Lombardia a guida leghista, leggasi al vertice Attilio Fontana e in ambito comasco Fabrizio Turba, a concedere gli spazi per un nuovo dormitorio permanente destinato ai senza dimora.

Questo almeno si deduce dalle affermazioni di ieri del presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi, di Forza Italia. Il quale ha dato come fattibilissimo in breve tempo un accordo con il direttore comasco dell’Asst Lariana, Fabio Banfi, per una soluzione immediata nei locali di via Cadorna, su due piani, per poi puntare a una sistemazione al San Martino.

“Abbiamo individuato (con Banfi, ndr) una possibile e concreta soluzione divisa in due fasi – ha messo nero su bianco Alessandro Fermi – La prima, di carattere attuabile nell’immediato, prevede la possibilità di utilizzare gli spazi liberi al primo piano e di aggiungere quelli al secondo piano dell’edificio dell’ASST Lariana di via Cadorna. Contemporaneamente si può provvedere alla sistemazione dell’ex convitto nell’area San Martino”.

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Edifici pubblici, dunque. Edifici che fanno capo all’azienda sanitaria i cui vertici vengono nominati da Palazzo Lombardia. Insomma, una bella sterzata, dall’interno del centrodestra comasco e regionale, rispetto alle posizioni della Lega lariana come si può desumere dai titoli in rosso che vedete qui sotto.

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Già questo orientamento la dice lunga sulle sensibilità diversissime sul tema dei senza dimora nel centrodestra che guida Como e la Regione. Ma c’è molto di più. Partiamo proprio da Fermi.

Non è chiaro che cosa sia scattato nel presidente del consiglio regionale in queste settimane. Ma qualcosa di grosso sembra essere accaduto. Altrimenti non si spiega come il forzista comasco, tra l’altro nella posizione altamente istituzionale che ricopre a Milano, abbia improvvisamente trovato per ben tre volte, dormitorio incluso, la forza e la volontà di prendere posizioni largamente dissonanti rispetto alla coalizione di cui fa parte, nonché rispetto allo stesso Fontana.

Ricordate il caso della lettera firmata il 30 aprile scorso dal presidente della Regione e dall’ex presidente del Ticino, Christian Vitta, che pareva spianare la strada all’accordo 2015 sulla doppia imposizione fiscale per i frontalieri?

Ebbene, Fermi – benché con qualche curva e controcurva dialettica – stroncò immediatamente, con tanto di comunicato ufficiale, quella prospettiva. E lo fece in termini nettissimi, come si vede dal titolo rosso qui sotto.

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E poi c’è l’ancora più recente uscita rispetto al destino dell’Ats Insubria, con un’altra sortita a cannone di Fermi che ha fatto a pezzi quel che resta della riforma sanitaria di Bobo Maroni (già sconfessata per il Centrolago) e che chiede la separazione di Como da Varese.

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Quale sia il significato di queste tre “prove” di autonomia, è ancora difficile da definire. Ma si fa fatica a non vedere una sorta di emancipazione del presidente del consiglio regionale dall’egemonia leghista tra Como e Milano, quasi a riaffermare un’indipendenza personale e politica per ridefinire una posizione meno oltranzista e più legata alle origini moderate del partito in cui milita ora, Forza Italia. Chissà, magari waiting for Carfagna leader, in prospettiva.

Fin qui, dunque, le traiettorie fermiane. Ma ora serve un passo indietro: torniamo alla vicenda dormitorio.

Sempre ieri, poco prima della nota del presidente del consiglio regionale, era stato il deputato di Fratelli d’Italia Alessio Butti a puntare (per l’ennesima volta) i piedi rispetto alle mancate soluzioni della questione senzatetto a Como. Il parlamentare meloniano aveva usato termini anche molto forti in direzione della giunta di Palazzo Cernezzi, chiaramente accusata di indecisione, traccheggiamenti e ritardi inaccettabili.

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E se con la memoria si torna anche alla vicenda del centro migranti di via Regina, che Butti chiese di tenere aperto proprio per i senzatetto, mentre i vertici leghisti comaschi lo chiudevano d’imperio, si capisce lo iato che esiste tra i due mondi, benché uniti dalla collocazione a destra.

Infine, a elemento unificatore di due primedonne che in realtà ben poco si amano, c’è un’ulteriore convergenza parallela tra Fermi e Butti: qualcuno, in tre anni, si ricorda una chiara, netta, esplicita, pubblica parola di elogio e approvazione per il sindaco Mario Landriscina e per la sua squadra?

Butti, Fermi. Non proprio due pericolosi estremisti di sinistra, dunque. Anzi, il contrario: due colonne del centrodestra comasco, lo stesso che governa Como e la Regione. E che pure si sono smarcati nettissimamente e ripetutamente dagli altolà estremi della Lega, con lo zenit della vicenda senzatetto.

Come si può leggere tanta distanza abbinata a tanta duplice irruenza politica, se non come una sostanziale sfiducia dall’interno del centrodestra a chi ha gestito (o non ha potuto gestire diversamente per diktat dall’alto) la drammatica vicenda specifica dei senzatetto? E come non cogliere, in controluce, una evidente presa di distanza più generale della cabina di comando di Palazzo Cernezzi? Davvero arduo.

Mancano due anni alle elezioni comunali a Como. Da ora in poi, probabilmente, si capirà se i prossimi, eventuali “cartellini rossi” di Butti e Fermi si sono sono alzati e si alzeranno ancora soltanto per l’assessore alla partita dei senza dimora, Angela Corengia (difficile); o per l’assessore a tutte le partite che contano, ovvero Elena Negretti; oppure per l’assessore-ombra Alessandra Locatelli quale emblema dell’oltranzismo leghista in genere; oppure se in realtà i due cugini-coltelli di Fratelli d’Italia e Forza Italia non abbiano per caso messo già il bersaglio grosso nel mirino per bloccarne con largo anticipo qualunque ambizione per un bis nel 2022: Mario Landriscina.

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