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“Ho un sogno, un parco per bambini degno per le famiglie di Como”. Caro Vincenzo, mi sa che devi aspettare ancora

“Ho un sogno, un parco per bambini a Como che sia veramente degno per le famiglie della nostra città.”

Eh, hai tutte le ragioni del mondo, ma mi sa che devi aspettare ancora, caro Vincenzo (Falanga, papà felice e segretario della Uil-Fpl del Lario, scusa se ti dò del tu).

Mi sa proprio che deve passarne ancora di ghiaia sotto le ginocchia dei bambini, in mezzo ai giochi malconci, nel generale senso di desolazione che offre la zona. Quale zona?

Quella che con poche righe hai descritto tu questa mattina: i giardini a lago, intesi soprattutto come area di divertimento per i più piccoli, oltre che come naturale polmone verde della città.

Sì però forse meglio ricapitolare, anche perché si fa in frettissima. Il tuo post su facebook, pur con quelle pochissime righe (o forse proprio per la sua sintetica efficacia) ha interpretato perfettamente l’animo sconsolato delle centinaia di famiglie che da anni e anni, ormai, ascoltano promesse sulla riqualificazione della zona e sui lavori “pronti a partire”.

Come stanno le cose? Ferme, più o meno. O meglio: soltanto il 22 giugno scorso sembrava che – pur dopo problemi infiniti e lungaggini eterne – una svolta fosse imminente. Era stato assegnato dal Comune di Como l’incarico a un team di professionisti per redigere i progetti definitivo ed esecutivo per i nuovi giardini a lago. Ovvero, i due passi essenziali prima della gara d’appalto per il rifacimento dell’area.

Un lampo di speranza, insomma. Frustrato – non si ancora per quanto – dalla notizia arrivata poco più di un mese dopo: il ricorso al Tar con richiesta di sospensiva presentato dai secondi arrivati alla gara appena citata. L’ennesima mazzata, insomma.

Che si aggiunge, però, a decenni di promesse mai rispettate, a progetti presentati e poi radicalmente modificati, a rinvii, a fondi regionali ottenuti e poi parzialmente persi, a lotte politiche interne alle amministrazioni (non solo l’ultima, che pure a nove mesi dalle prossime elezioni è, per l’appunto, impastoiata tra procedure e tribunali) e a tutta un’altra serie di inghippi, ritardi e problemi che sarebbe impossibile ricapitolare.

In sostanza, caro Vincenzo, mi sa che devi aspettare ancora. E non poco, a prima vista. Diciamo almeno due anni (tempo del tutto indicativo che ognuno, per sfiducia magari persino eccessiva, può ovviamente moltiplicare a piacimeno).

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