RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Attualità, Politica, Punti di vista

Il dramma del carcere di Como, chi si uccide e chi ci lavora: le parole mai banali dell’Abbondino d’Oro Luigino nessi

Nei giorni scorsi il drammatico suicidio di un 24enne nel carcere del Bassone di Como. Episodio che ha visto poi un doppio intervento dell’Abbondino d’Oro, ex consigliere comunale e anima del volontariato a Como (anche in carcere) Luigino Nessi. Pubblichiamo entrambe le riflessioni, come sempre mai banali e da leggere con grande attenzione.

L’ennesimo dramma nelle carceri.

Il suicidio di un ragazzo di soli 24 anni nella casa Circondariale del Bassone è l’ennesima sconfitta per il nostro sistema penitenziario e per tutti noi. Si è detto che la dignità di una nazione la si misura sulla situazione delle sue carceri. Non c’è, infatti, un articolo della nostra Costituzione che dispone che la pena deve servire per il reinserimento nella società dei soggetti detenuti? un continuo interrogativo a cui non sappiamo dare risposte. Questa tragica morte interpella nuovamente tutti, lo Stato, il Governo, la nostra città, la società civile. Non possiamo più far finta di niente.  Ribadiamo ancora che al Bassone serve personale di polizia penitenziaria, personale dell’area educativa, potenziamento dell’area sanitaria, potenziamento dell’area scolastica, maggiori possibilità di incontri e di iniziative condivise con il terzo settore e con il volontariato. Serve lavoro. Una maggiore attenzione alle persone che vengono tradotte al Bassone. Parlo, soprattutto, di quelli che non dovrebbero stare in carcere, ma in comunità o in altri luoghi per migliorare loro stessi, la loro vita. Purtroppo di carceri se ne parla solo quando succedono drammi (sommosse, suicidi o d’estate quando scoppia il caldo), poi tutto viene freneticamente dimenticato. Così non è più possibile continuare.

Sul Bassone e su chi ci lavora/ Difficile far coincidere regole e umanità

Il dibattito conseguente agli ultimi drammi che si sono registrate nel Carcere del Bassone non ha  messo in luce correttamente la situazione di chi nella Casa Circondariale ci lavora. Parlo, senza trascurare i pochi componenti dell’area educativa, continuamente coinvolti a studiare e riflettere su richieste di affidamento e relazioni sulle persone, degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, un lavoro non pienamente riconosciuto come dovrebbe esserlo. Sono in numero insufficiente per garantire un servizio adeguato. Subiscono orari spesso troppo usuranti, turni di giorno e di notte, sono perennemente a contatto con  persone che stanno scontando una pena, con richieste a volte difficili da soddisfare. Insomma è difficile far coincidere regole e umanità. Tuttavia, ne sono testimone, gli agenti e le agenti che lavorano al Bassone con il  loro impegno rispettano gli ospiti e cercano sempre di venire loro incontro.  Al Bassone ci sono purtroppo tanti ragazzi under 25, tanti stranieri, con difficoltà relazionali e di lingua. Il lavoro nel penitenziario è un lavoro impegnativo,  tante volte poco riconosciuto dalla pubblica opinione,  ma è un lavoro importante. E’ giusto riconoscere l’importanza di chi è a contatto quotidiano con i detenuti e sottolinearlo proprio in questo periodo critico per il Bassone.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo