Nei giorni scorsi la conferenza dei sindaci del’Ato ha approvato un aumento dell’acqua (meno di 2,5 euro al mese, in media). Al momento del voto ha fatto scalpore il no del comune di Como, che in precedenza aveva chiesto un rinvio del voto per approfondire le possibili ripercussioni tariffarie dell’esito di un vecchio contenzioso pendente al Tar con la Società Lereti che chiede il riconoscimento di investimenti pregressi per 25 milioni di euro. Una somma che, nel caso di accoglimento della proposta da parte dei giudici, potrebbe avere teorici riflessi futuri sul fronte tariffario. Alla fine, però, a stragrande maggioranza la Conferenza dei Comuni ha respinto la richiesta di rinvio di Palazzo Cernezzi e ha appunto proceduto alla votazione sul ritocco.
Ora sulla questione interviene con una nota diffusa questa mattina il presidente di Ato, Umberto D’Alessandro. Di seguito, il testo integrale.
Non è mio costume intervenire – come Presidente di A.T.O. – nel dibattito che si svolge sugli organi di informazione poiché il nostro ente ha natura prettamente tecnica e, certamente, apartitica. Tuttavia, ritengo opportuno fornire qualche elemento di dettaglio in merito a quanto riportato nell’articolo su La Provincia del 22 febbraio u.s. dal titolo “Acqua più cara anche se Como vota no, si rischia una nuova stangata in bolletta” e contestualizzare i percorsi decisionali in corso.
Ricordo che la Legge Regionale 26/2003 declina il ruolo dei vari soggetti che partecipano alle decisioni in materia di servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura e depurazione). In particolare la norma dispone il coinvolgimento di tre soggetti:
1. La Provincia in qualità di Ente di Governo del Territorio
2. La Conferenza dei Comuni, composta da tutti i Comuni dell’ATO (tutta la Provincia con l’eccezione di Campione d’Italia)
3. L’Ufficio d’Ambito di Como quale struttura tecnica a supporto delle decisioni che gli altri soggetti dovranno assumere.
Tutti i soggetti sono chiamati in relazione alle competenze loro assegnate ad assumere decisioni in merito alla gestione del servizio. La Conferenza dei Comuni in particolare si esprime in merito alla pianificazione degli investimenti che vengono proposti al fine di rispettare non solo i livelli di servizio all’utenza ma anche la normativa in materia di ambiente e sugli aggiornamenti tariffari.
La Conferenza dei Comuni si esprime non per un solo Comune ma per tutti i Comuni dell’ATO in merito alle proposte dell’aggiornamento tariffario di fognatura, depurazione e di acquedotto. Ricordo altresì che tali proposte discendono dalle disposizioni dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) e dovranno essere da questa istruite ed approvate.
È questo, e non altri, l’iter normativo e le responsabilità a cui tutti i Comuni sono chiamati ad adempiere. In base a questo percorso la proposta di aumento delle tariffe era già stata decisa nel corso del 2021 e approvata. L’altro giorno si è riconfermata tale proposta sulla base dell’aggiornamento dei dati – come detto – per mantenere in equilibrio i conti del gestore e assicurare alla popolazione un servizio adeguato. Il rinvio della votazione chiesto dal Comune di Como non avrebbe in alcun modo modificato lo stato delle cose.
Infine, al Sindaco Rapinese, che avrebbe dichiarato essere “singolare che a decidere i rincari e gli aumenti dell’acqua a Como siano i paesi della Provincia” rammento che a prendere queste decisioni non sono “gli altri paesi” ma è la conferenza provinciale di tutti i Comuni, compreso Como. Quindi sono i Comuni, compreso il Capoluogo, ad assumere decisioni collettive in nome e per conto della nostra comunità.
Un commento
Quando si parla di inadeguatezza. Rapinese pensa di poter gestire sistemi complessi come se stesse facendo una partita a biliardino. E, ogni volta che lo fa, puntualmente sbaglia. Alla faccia della tanto sbandierata competenza.