280mila euro. Ci sono società con bilanci nettamente più smilzi, piani-asfalto drammaticamente più poveracci, amministrazioni comunali che tirano a campare con quattro spicci e due colate di bitume (se va bene, anzi benissimo).
(Immagini: ©Carlo Pozzoni FotoEditore)
Quindi se la quota-affittacamere versata dal signor Mukesh Ambani per prendersi Villa Olmo sarà ben investita: chapeau.
Due o tre feste di fidanzamento ogni anno e, schiocco tra pollice e medio, il Comune di Como – per dire – tornerà a organizzare non grandi ma incommensurabili mostre (peraltro oggi ne abbiamo parlato con il faraone sommo degli eventi, Sergio Gaddi: qui).
Dopo – e grazie – agli stroboscopici (pure inarrivabili) divertimenti griffati D&G, Ambani (imprenditore indiano – ché scrivere imprenditore, nel caso di specie, pare quasi insulto – giusto per dire: è direttore della Reliance Industries Limited) ha deciso di organizzare la festa di fidanzamento della pupilla di casa tra parco e saloni della dimora settecentesca, lo avevamo anticipato qui.
Per una bioinfo dettagliata sul magnate c’è Wikipedia, sintetica ma esaustiva.
E così è partito il macchinone organizzativo. Villa blindata – a fasi alterne e progressivamente restrittive – dal 14 al 26 settembre. 600 invitati e luci della ribalta sulla vecchia città, meta e ambizione di tutti i popoli del mondo conosciuto.
GALLERY-SFOGLIA
Così serve un correttivo: altro che due o tre feste di fidanzamento, diciamo sei mesi l’anno di affitti a questa portata e Como potrà asfaltare le strade con gettate di platino e illuminare i semafori con i riverberi dei diamanti.
Poi gli altri sei (mesi) restituire parco e dimora a una più intima, familiare (e culturale – le mostre!) frequentazione.
Detto questo, le strutture in allestimento da qualche giorno restituiscono una minima (media) tristezza, condita con un poco di magone: come il gestore di B&B quando vede occupata casa-di-nonna dal primo yankee di passaggio che appende lucine e biancheria alla finestra e butta una fetta di pizza all’ananas nei piatti della prozia contessa.
Come sempre, ma qui il tema è politico, bisogna valutare il rapporto costi-benefici. Che non è mai a esito scontato. E ancora non ha soluzione.
5 Commenti
In verità l’installazione dovrebbe essere una “luminaria”. Guardacaso D&G , che certamente ha a che fare con la realizzazione, le aveva già usate (vedasi Harrod’s) non senza polemiche e causa da parte di un’azienda italiana (De Cagna). Non so come sia finita quella querelle, ma l’installazione è quindi legata alla tradizione del Sud Italia. E a mio parere di grande effetto scenografico in quel parco.
Mantenere una villa e un parco di tali dimensioni ha un costo, non indifferente: ospitare 2-3-4 eventi all’anno per azzerare i costi di manutenzione e quindi far sì che Villa Olmo non gravi per nemmeno un euro sulle povere casse comunali, non mi sembra un approccio fuori dal mondo.
Condivido, non vedo motivo di avversione per concedere in uso esclusivo Villa e parco per una settimana ogni tanto, dietro compensi di questo livello, anche perché, pur frequentandola e amandola da sempre, trovo veramente fuori misura definirla “uno degli edifici storici più eleganti al mondo”, avendo visto, limitandomi all’Italia e all’Europa, edifici e parchi di livelli incomessurabilmente superiori a Villa Olmo
Pecunia non olet dicevano gli antichi…
… spero comunque che prima di concedere il permesso la giunta abbia fatto il giusto bilancio in termini di costo-benefici valutando anche le ripercussioni in termini turistici dell’evento sulla città e sui flussi turistici in generale.
Dato il frequente uso della villa spero che il Consiglio Comunale deliberi presto un regolamento che vincoli almeno l’utilizzo degli introiti ad attività culturali e turistiche per la Città, sarebbe un peccato vedere i gioielli cittadini dati in pegno solo per qualche manutenzione ordinaria alle strade che il Comune dovrebbe garantire a prescindere da queste entrate extra.
Una installazione dagli evidenti toni kitsch che va a sovrastare e relegare in un ruolo secondario uno degli edifici storici più eleganti al mondo: oltre al dubbio gusto anche la scarsa attitudine a spendere con cognizione di causa.