Ieri ha suscitato un vivace dibattito il confronto in consiglio comunale tra il consigliere di Fratelli d’Italia, Antonio Tufano, e il sindaco Alessandro Rapinese, sul tema della “movida rumorosa” in centro città in relazione alle esigenze dei residenti, ovviamente in particolare di sera.
Un tema antico, che ancora fatica a trovare una soluzione che possa mettere d’accordo tutte le parti in causa. E mentre Tufano, in aula, ha invocato una sorta di intervento educativo del Comune, a discapito della sola repressione, il primo cittadino ha ipotizzato la posa di una segnaletica che, nei luoghi caldi della vita serale in città, possa ricordare soprattutto agli avventori la necessità di rispettare le esigenze di quiete di chi abita nelle vicinanze.
Nel dibattito, ospitiamo ora un articolato intervento di Lorenzo Pedretti, 22 anni, studente universitario, allenatore di calcio e già candidato alle scorse elezioni amministrative con Agenda Como 2030.
Di seguito, il testo integrale (per interventi, opinioni, segnalazioni: redazionecomozero@gmail.com o la pagina facebook).
UN VENERDI’ SERA A COMO
Venerdì, ore 15 – gruppo whatsapp di un gruppo di amici comaschi qualunque:
“Stasera?”
“Ci troviamo alle 21.30 e scendiamo a Como?”
“Ok perfetto, ma cosa facciamo?”
Silenzio. Passa qualche ora e a quel messaggio ancora nessuna risposta. Arrivano le 21.30 e siamo tutti pronti per una bella serata tra amici. Tra una chiacchiera e l’altra ancora quella domanda: “Ma cosa facciamo?”. E ancora, silenzio. E non perché nessuno abbia voglia di fare qualcosa, il contrario: non c’è niente di nuovo da fare.Alla fine, si scende al solito bar. Le soluzioni non sono molte: bisogna scegliere tra una serie di locali, molti dei quali vicini tra loro, in piazza Volta, oppure prendere qualcosa da casa o al supermercato e farsi un giro sul nostro bellissimo lungolago (di cui molti di noi non ha ricordo senza le paratie). Ma non si può più, rischi la multa.
Siamo seduti al bar, c’è un po’ di musica, le persone sono tante. Sono contente. Sono con gli amici e si stanno divertendo. A volte bisogna alzare la voce per farsi sentire. Poi si sa, dopo un paio di drink il tono di voce si alza. Magari poi passa una canzone che piace e si canta. Perché ci stiamo divertendo, perché siamo giovani e sì, perché abbiamo bevuto.
Alla una iniziano a chiedere di abbassare la voce, intanto abbassano la musica. Le persone vanno via pian piano, il rumore diminuisce. La musica, dopo un po’, si spegne.
“I residenti di sopra hanno chiesto di spegnere altrimenti chiamano la polizia” dice un barista.
Il locale è aperto da decenni, i residenti di sopra si sono trasferiti da un paio di anni.Non sono ancora le due e siamo in giro per Como, i locali stanno chiudendo e siamo senza meta. Un salto a prendere una focaccia in via Borgovico e poi a casa.
“La prossima settimana facciamo qualcosa di diverso” ci diciamo. Tutti annuiscono, nessuno ci crede.
Nessuno ci crede, perché oltre che andare in discoteca, quali altre soluzioni abbiamo?
Quest’estate ci sono stati alcuni festival musicali, molto partecipati e molto divertenti. C’erano musica, attività, si mangiava e si beveva. Erano a Cernobbio. E a Como?Como è invidiata dai turisti che vengono sulle sponde del lago e assistono meravigliati alla sua bellezza. Un gioellino. Ma come tutti i gioelli preziosi è nascosta, chiusa in un cassetto, accessibile a pochi. E in quei pochi raramente ci sono i giovani.
Negli ultimi anni non ho memoria di iniziative prese per i giovani cittadini comaschi (forse qualcuno sui giovani, come il divieto di fare skate a San Francesco). E l’Informagiovani non può bastare.
Arriviamo dalla pandemia, dove i più colpiti psicologicamente siamo stati noi: non potevamo uscire per andare al lavoro, non andavamo a fare la spesa, scuola e università sono rimaste a distanza per mesi e mesi. Il tasso di depressione giovanile è aumentato come mai prima d’ora. Spesso siamo la generazione più dimenticata: troppo grandi per essere considerati bambini bisognosi di attenzione, troppo piccoli per essere presi in considerazione. Abbiamo bisogno di svago, di fare sport, di avere i nostri spazi. Tutte cose che a Como sono carenti.
Non sono assolutamente giustificabili comportamenti vandalici. Ma non criminalizzate una generazione solo perché si vuole divertire e non ha altre soluzioni che stare nei locali in centro. Troviamo piuttosto delle soluzioni. Creare spazi ed eventi fuori città, raggiungibili con i mezzi pubblici (perché ad oggi l’ultimo bus disponibile è alle 23).
Durante la settimana è anche comprensibile la chiusura dei locali a mezzanotte, ma di venerdì e di sabato i residenti dovrebbero anche rendersi conto che non sono soli in questa città e che se hanno scelto di vivere sopra un locale devono accettare della musica.
È nell’interesse collettivo trovare delle alternative. Facciamolo tutti insieme. Ben vengano i cartelli, dubito però risolveranno qualcosa. Ascoltate cosa hanno da dire i cittadini (e sottolineo cittadini) più giovani. Spesso abbiamo inventiva e voglia di fare.
https://comozero.it/punti-di-vista/como-e-i-giovani-la-citta-ormai-e-un-condominio-di-lusso-per-50enni-la-politica-asseconda-lamentele-di-dinosauri/
5 Commenti
Salve a tutti
Invece di lamentarvi proponete soluzioni come ad esempio creare un bel parco giochi nemmeno troppo grande aperto tutto l’anno tipo le giostre di albate che però ci sono solo per un mese ogni anno e poi riconvertire le aree dismesse (che sono tante) tipo ex setificio in centro dove poter creare uno spazio per le fiere…. E ancora bisogna creare dei musei dove cultura, tradizioni e aggregazione si incontrano…. Infine utilizzare gli spazi all’aperto che in periferia sono tanti per sagre ed eventi itineranti…. Per l’estate più piscine e o parco acquatico sempre in periferia non sarebbero male….. Lo so occorro i soldi ma con qualche sponsor e un po’ di Buona volontà non è poi così difficile…. Niente è impossibile. Grazie Ciao
Non ci sono neanche più concerti in piazza Cavour, non c’è più notte bianca..Non ci sono locali dove poter assistere a un cabaret, balletti,musical, musica dal vivo..tristezza..
Aprono solo bar e locali di ristorazione perché la cultura e le iniziative a Como non sono più di casa da decenni.
Ma la colpa non é dei giovani.
La colpa é di uno strato sociale di persone benestanti e mentalmente chiuse che abitano o possiedono le case del centro, unitamente ad una politica comasca che da decenni non ha capito su cosa investire e brucia i soldi pubblici ed asseconda le lamentele dei dinosauri e non fa niente per stimolare l’apertura di attivitá che renderebbero la cittá più viva.
Ricordo benissimo che ad inizio anni 90 si respirava un’aria diversa. Da li é iniziato un lento e costante declino..
Non ci sono circoli, mancano luoghi di aggregazione.. sono rimasti 3 pub in tutta la cittá (per fortuna c’é il birrivico!).. per il resto solo bar fighetti tra piazza volta piazza mazzini che raccolgono turisti e quello che rimane della gioventù che ancora esce a Como.
Mancano i cinema.. avevamo Astra, Astoria, Plinio, Centrale, Politeama… Ora per vedere un film bisogna andare a Camerlata..
A carnevale i bambini potevano guardare la sfilata dei carri… Adesso interessano solo i soldi dei turisti coi mercatini di natale.. poi spente le luci, la cittá deve tornare ad essere un condominio di lusso per frontalieri che la sera devono dormire tranquilli.
Ma di che vogliamo parlare?
Ora le persone si concentrano in 2 piazzette minuscole perché fuori non esiste nulla, specialmente quando arriva l’autunno.. e giá a partire dalle poste di via milano la sera parte la zona dello spaccio di droga.
Non abbiamo manco più delle palestre come si deve, o ci iscriviamo ad un paio di club di fitness per ricchi in centro.. oppure ci sono 2 palestre low cost dove si ammassa il resto dell’utenza con servizi scadenti. Per fare arti marziali o un qualsiasi sport di squadra bisogna andare fuori. Vogliamo parlare dei corsi di ballo? Inesistenti.
É ipocrita puntare il dito contro i giovani pensando che siano loro a non sapersi divertire e che pensino solo a bere nei locali, quando abbiamo una classe dirigente di 50enni cocainomani..che però hanno avuto l’opportunitá di essere giovani in una cittá più viva.
Magari tra qualche anno sotto casa del signor Pedretti apriranno 10 baretti della movida.
Vedremo come reagirà…..
Forse questo signor Pedretti è troppo giovane!
E’ molto probabile che i residenti, a parte qualcuno arrivato dopo, c’erano prima di tutti questi bar.
Ribaltiamo la domanda: non è per caso che sono stati questi bar a scegliere di aprire l’attività sotto le case dei residenti?
E come mai in questi anni aprono solo bar e locali food?
Forse i giovani sono convinti che trovarsi al bar (wine bar, ecc, ecc,) sia la panacea di tutti i loro problemi.
comunque basta guardare come erano le piazze di una decina di anni fa per capire che il fenomeno è esattamente l’opposto di quella che pensa il sig. Pedretti e non può dire che chi ha scelto di vivere sopra un locale deve accettare la musica ed il rumore.