RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Punti di vista

Non governo ma dominio: la Como di Rapinese lacerata dall’eterno conflitto. Memo per gli ‘elettori-formiche’

A Como c’è un tema che va molto oltre quelli caldissimi della stretta attualità, dai ciliegi ai tavolini, dai dehors alle scuole. E quel tema coincide con una domanda: può un sindaco essere in conflitto costante e permanente con ogni settore civico della città che non sia perfettamente allineato? Può essere considerato normale un primo cittadino che concepisce qualsiasi relazione con la comunità che dovrebbe rappresentare come un rapporto di forza e di dominio, una fonte perenne di liti e di scontro, di chiusura al confronto, quando non di dileggio e di anatema?

La risposta è talmente ovvia che è inutile ribadirla. Ma è una questione che dovrebbe porsi con discreta urgenza non tanto il 73% degli elettori che andando alle urne al primo turno del 2022 non votò Alessandro Rapinese (prendiamo il primo round in considerazione poiché il secondo, come noto, vide confluire sul suo nome anche un consenso in vendicativa uscita dal centrodestra classico); dovrebbe tentare di dare una risposta la più sincera possibile quel 27% che lo appoggiò 3 anni e mezzo fa, sia candidandosi al suo fianco sia sostenendolo alle urne.

Intendiamoci, qui non si invocano inutili e irrealizzabili processi e consessi di confronto permanente su qualsiasi cosa; nessuno vagheggia il proliferare di commissioni, consulte, circoscrizioni o altri pletorici quanto inefficaci organismi di sterile accademia. Altro discorso, però, è scegliere, come fa Rapinese, di riassumere in se stesso ogni decisione rendendola sostanzialmente inappellabile e non negoziabile; atteggiamento a cui si aggiunge la conclamata tendenza (piuttosto deprimente per le ‘vittime’) di sussumere nel suo ego anche voci, pensieri, parole, interventi e personalità di consiglieri e assessori della sua lista, spesso ridotti a spettatori del mini visir (per dire, ma perché non è l’assessore al Verde Chiara Bodero Maccabeo a profferire parola sul caso di via XX Settembre? E perché il consiglio comunale è diventato una specie di Duma al servizio di eterni one man show, con il primo cittadino che oltre alle questioni relative alla sterminata sequela di deleghe che si è autoattribuito, si occupa anche di ogni altra materia, facendo della giunta un immoto presepe?).

Ovvio, in una città in cui nessuno fiata sul fatto che il sindaco banni e chiuda ogni rapporto con lo stampa scomoda, dove il principale quotidiano accetta che una sola firma sigli i pezzi del Supremo, e dove non si ricorda un’intervista degna di questo nome a un esponente dell’esecutivo da tre anni e mezzo, ben si capisce che il problema viene da lontano. Forse dal profondo di quel mondo.

Ma resta il fatto, per tornare all’inizio, che la stortura di ogni concetto anche minimo di democrazia e trasparenza sia evidente in questa città, anche guardando da Marte. E soprattutto, che una tale quantità di “sindaco contro qualcuno” non si ricorda facilmente nella storia recente di Como. Città che ovviamente anche in passato ha visto tante, tantissime manifestazioni di protesta, a partire dai lumini anti Ztl del Rapinese d’opposizione. Ma mai ha assistito a una così profonda, totale, assoluta incomunicabilità tra il capo dell’amministrazione e le comunità, piccole o grandi che siano, che di volta in volta hanno avuto da ridire, hanno chiesto spiegazioni, hanno implorato un faccia a faccia.

E così, di fronte al muro totale di un primo cittadino che – dopo aver promesso un gazebo a settimana – non ha mai accettato di dialogare in campo aperto con i suoi cittadini, dallo stadio ai ciliegi, dalle scuole alla bocciofila, dal Luna Park al Carducci e così via, ci si trova di fronte a focolai di contestazione e indignazione che sembrano moltiplicarsi tra le vie e i quartieri della città. E ora, come la vicenda della consigliera Paola Tocchetti insegna, anche all’interno del ‘mondo rapinesiano’ (che per inciso non ha social di lista, non ha uffici stampa – così come, nel 2025!, nemmeno la stessa amministrazione – e resta un mondo chiuso all’esterno e misterioso ai più).

Segneranno l’esito delle prossime elezioni queste sacche di cittadinanza maltrattata o ignorata a ogni richiesta di aiuto, o almeno in cerca di spiegazioni e comprensione delle proprie ragioni immancabilmente ridotte a fastidio da schiacciare dal loro massimo interlocutore? Forse no; forse chi ha votato Rapinese e chi vorrà votarlo nel 2027 sarà anzi contento di tale e tanto sfoggio di machismo e disinteresse rispetto alle istanze di chi non inghiotte i diktat. Ma certo è che, almeno su un piano umano, una Como così profondamente lacerata nel rapporto con il suo più alto rappresentate non si ricordava da tanto tempo.

Tutto, oggi, precipita nel braccio di ferro e nel veleno, dove torti e ragioni diventano solo amici e nemici. Sarà forse un metodo vincente per le elezioni, chissà. Ma un testo celebre, qualche anno fa, ricordava che pure le formiche, nel loro piccolo, ogni tanto si incazzano. E gli ‘elettori-formica’, a Como, sono più o meno il 70%. Potrebbe già bastare per non sentirsi troppo soli. Di sicuro, per non considerarsi sudditi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo