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Per due terzi paga il pubblico, per 30 anni incassa il privato: i conti del progetto Ticosa, a oggi

Il progetto presentato ieri da Acinque e Comune di Como per la realizzazione nell’ex Ticosa di un maxi parcheggio da quasi mille posti tra auto, pullman e bici va benissimo. Il che non significa che sia il migliore in assoluto, ma dopo 42 anni di attesa e tanti voli pindarici e milionari schiantati nel nulla o contro la superficie dura della realtà, una generale riqualificazione della spianata tra tangenziale e cimitero monumentale può rivelarsi una buona soluzione. Chi sognava poli tecnologici, nuovi municipi o una colata di appartamenti di edilizia convenzionata non sarà contento, ma allora – in 4 decenni – poteva realizzare qualcosa di concreto prima di oggi. Dunque, andiamo avanti senza particolari rimpianti. Un punto, però, diventerà abbastanza dirimente per un giudizio complessivo sull’operazione se – come tutto fa presagire – andrà a buon fine entro l’inizio del 2027.

Il punto è quello economico. Ricapitoliamo i numeri dati ieri in conferenza stampa: l’operazione prevede un investimento complessivo di 27 milioni di euro, di cui circa 10 a carico del privato proponente (cioè Acinque, di cui però il Comune di Como è socio al 9.61%, dunque in parte è concorrente sia alla spesa sia ai benefici) mentre tutto il resto – ossia 17 milioni – sarà a carico di Palazzo Cernezzi. Qui però il sindaco Alessandro Rapinese ha fatto subito una precisazione, vista la cifra tutt’altro che simbolica per le casse pubbliche: “Dato l’andamento dei progetti in città, per esempio Villa Olmo e Serre, a oggi l’amministrazione di Como rappresenta per i possibili finanziatori una Tripla A. Oggi chi dà soldi al Comune di Como, penso a Fondazioni e Enti Pubblici, sa che il denaro non viene buttato. Ovviamente sono già in corso interlocuzioni e io stesso faccio presente che è l’occasione di far parte di un progetto di elevatissimo valore. In ogni caso abbiamo la capacità economica”.

Insomma, il messaggio lanciato dal sindaco è chiarissimo: l’amministrazione confida che – per vie ancora non note, ma probabilmente già sondate e battute riservatamente – cospicui contributi alla spesa potranno arrivare da altri soggetti (sul modello Regione Lombardia o Fondazione Cariplo, giusto per dare due orientamenti meramente indicativi). Se così fosse – ma per ora è un auspicio, non una certezza – sarebbe non solo un’ottima notizia ma, almeno in parte, anche doverosa, soprattutto se quei fondi attesi fossero privati. Il perché è semplice.

Il progetto presentato ieri da Acinque – una volta che sarà ufficializzato l’interesse pubblico da parte del Comune – andrà ovviamente a gara. In quel momento, eventuali altri soggetti interessati all’operazione potranno presentarsi e avanzare due tipi di migliorie, o tecnico-progettuale o economica (offrendo più soldi per i vari interventi rispetto ai 10 milioni a carico dei privati previsti oggi). In quel caso, Acinque – se non volesse mollare l’operazione – avrebbe comunque la possibilità di pareggiare l’offerta concorrente grazie a un diritto di prelazione che dunque le permetterebbe comunque di realizzare il tutto.

Il vincitore, a quel punto, otterrà in concessione per trent’anni sia il parcheggio sia le aree commerciali. Dunque, con incassi stratosferici garantiti (oltre ai proventi del fotovoltaico) certamente capaci non soltanto di ripianare i 10 milioni spesi ma con margini potenzialmente enormi nell’arco di tre decenni. Il tutto – sempre se non arrivassero offerte migliorative in senso economico in sede di gara – con un’operazione pagata per ben 17 milioni su 27 o direttamente dal Comune, o magari con l’aiuto di altri enti pubblici (ma comunque sempre con soldi dei contribuenti).

Insomma, come ha fatto balenare Rapinese in conferenza stampa, l’arrivo di soldi da Fondazioni o – in qualche modo – da parte di altri soggetti privati per alleviare i 17 milioni oggi a carico di Palazzo Cernezzi (o comunque del pubblico) sarebbe non soltanto un gesto benvenuto in sé, ma avrebbe anche il pregio di rendere meno sbilanciato il quadro a favore di chi vincerà la gara. Ben si capisce, infatti, come la pur benvenuta soluzione dell’annosissimo problema Ticosa dopo 42 anni – se le condizioni restassero quello annunciate ieri – sarebbe sì una buona notizia per la città, ma anche un gigantesco affare per i vincitori pagato in grandissima parte dai contribuenti comaschi. Che tornerebbero proprietari del complesso, a fine concessione, soltanto nel 2057, non proprio una data dietro l’angolo.

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28 Commenti

  1. Vi ricordate come Rapinese si era scagliato contro la chiusura di piazza Roma in seguito all’apertura dell’autosilo al Valduce?

    In pratica si lamentava del fatto che il Comune rinunciasse agli introiti dei suoi parcheggi e li lasciasse al Valduce.

    Qua siamo oltre: già che ci siamo, gli si paga anche i due terzi della realizzazione del parcheggio stesso ahahahah

  2. Questa è Como: “Piutost che nagott, l’è mei piutost”. Questa è la cifra di questa città, destinata al declino.

  3. Gli anni e i soldi spesi per acquistare l’area, demolire un edificio solido tutto da re-inventare, lanciarsi in un’operazione immobiliare con un socio privato inaffidabile, seguire cause giudiziarie per rientrare in possesso dell’area, avviare una bonifica, non possono essere un alibi per questo scempio urbanistico, ambientale ed economico.
    Manca un progetto serio, manca una condivisione trasparente degli intenti e della visione, manca un piano economico che tuteli l’interesse pubblico

    Molto meglio un terreno vuoto e da bonificare (in parte) che un progetto dannoso, costoso e anacronistico.
    Finchè non ci sarà una procedura ordinata e chiara (obiettivi e programma fissati dal pubblico, reperimento dei fondi, concorso di architettura, individuazione trasparente degli esecutori, …) l’unica cosa da fare è mettere in sicurezza l’area per consentire alle persone di appropriarsi dello spazio e suscitare energie propositive.

  4. Le associazioni ambientalistiche, che hanno tanto a cuore i cigni e i cormorani, dove sono? Non vorrei sbagliarmi, ma sei o settecento auto che vanno e vengono, non sono fonte di inquinamento? (e in quanto a qualità dell’aria, se si trascura il periodo covid, non mi pare che Como già sia messa bene).
    Oltre agli animali, ci sono anche le persone

  5. E se invece il comune facesse una proposta a privati o a chiunque voglia partecipare per raccogliere i fondi mancanti – la quota di A5 – garantendone il ritorno in tempi rapidi con interessanti margini e diventando quindi l’unico esecutore e beneficiario dell’opera? Parliamo di un parcheggio, quindi ordinaria amministrazione per un comune. Perché smenarci soldi, perdere l’opportunità e regalare così tanto?

  6. Un Ippocastano moltiplicato x10 io non la chiamerei “soluzione all’annosissimo problema Ticosa”. Però capisco che, dopo 42 anni di “astinenza”, la Pina di Fantozzi possa sembrare Margot Robbie.

    1. Esatto. La rassegnazione ci fregherà, come per il lungolago. Triste vivere all’insegna del “meglio che niente”.

  7. l’AD di Acinque: “l’azienda non vuole distribuire solo dividendi ma progettualità sul territorio”.
    Traspaiono un po’ di cose da questa frase: forse un minimo di pudore, la
    prevenzione di ovvie obiezioni… la consapevolezza che loro ci provano, è tutto lì trasparente, sta a noi dire di sì o di no…. anzi, di fatto sta a Superman.
    L’affaire “autosilo ospedale San Fermo” mi sa che al confronto è niente…

  8. Immagini surreali come quadri di Magritte: rappresentazioni soggettive opinabili e illusorie. Proiezioni di un mondo parallelo, ricomposto secondo modelli allucinati. In questo caso senza alcuna indulgenza poetica o valore artistico.

  9. Sì spendono 17 milioni, la domanda è si ottiene qualcosa di positivo?
    Un nuovo gigantesco parcheggio a due esiti possibili:
    – incrementa auto e traffico peggiorando la qualità della vita
    – sottrae auto dai parcheggi esistenti diminuendo il gettito del comune.

    A5 vince i comaschi perdono

  10. I conti che vedo qui sopra mi sembrano un pò sballati, non si riempiranno mai 1000 posti ogni giorno. Di certo le stime vanno fatte x bene prima di sperdere 17 milioni. Se perdiamo questo treno però non ne passeranno altri per molto tempo..

    1. I conti degli incassi giornalieri sono sottostimati di almeno il 50% per prudenza. Il fatto gravissimo è che si rinuncia a una entrata sicura, con costi di gestione ridicoli, per 30 anni. Una follia o meglio una megafurbata a danno del cittadino. I posteggi andranno a ruba perché il Conducator ha ieri l’altro annunciato che le tariffe sono troppo basse e vanno aumentate. Ovviamente il Conducator non sa che le tariffe dipendono dalla distanza dei posteggi dal centro e non da quello che lui pensa. La cosa più vergognosa è che nel progetto manca completamente il collegamento con la stazione ferroviaria di San Giovanni che già esiste…..
      Esiste perché, quando la Ticosa era un gioiello, esisteva un binario che portava i vagoni direttamente a San Giovanni…. I resti di questa, tratta, che potrebbe diventare una pista ciclopedonale, si vedono dal ponte che passa sotto la ferrovia della via sant Euticchio di fronte a Sant Abbondio.
      Il tratto sarà lungo circa 2 km e, in una città normale, sarebbe già da decenni funzionante e recuperato. Ma, poiché sistemare un raccordo che è già esistente da decenni costa pochissimo, non si farà nulla. Tra l’altro il tratto è anche in leggera discesa e quindi ancor più comodo per chi scende a San Giovanni e vuole andare a vedere sant Abbondio e da lì poi le torri delle mura etc….
      Per non parlare del fatto che bisognerebbe avere gli attributi per creare un parco fluviale cittadino eliminando la tangenziale e costruendo un tunnel per il traffico di attraversamento della citta alla fine della Napoleona o ancora meglio a Camerlata.
      Anche il lungolago va tutto liberato dalle auto. Ma ci vorranno 100 anni forse perché lo si capisca.
      Un Esempio è Barcellona che ha demolito kilometri di capannoni e depositi e ha creato una bellissima spiaggia.

  11. Che affarone, tanta roba.
    Addirittura sostiene che chi dà soldi al comune non li butta, investimento tripla A. Ahahah ma seriamente?
    Poi ce le vedo le fondazioni tutte in fila per finanziare… un parcheggio da cui il comune non farà un euro prima di trent’anni.
    Se è una barzelletta ditelo.

  12. verrebbe da chiedere alla Corte dei Conti se un impegno pubblico di questa entità sia compatibile con un profitto del privato di quella entità…

    1. Infatti il Comune dovrà adeguatamente motivare e dimostrare, anche sotto il profilo economico, la pubblica utilità dell’opera. E chi lo farà ovviamente se ne assumerà tutte le responsabilità, qualora si dovesse ravvisare un danno erariale.

  13. Un’area tornata nelle mani del Comune con l’allora Rapinese d’opposizione che si era opposto alla chiusura della causa con Multi portata avanti dal Buttino ed oggi, che ha l’area nelle sue mani cosa decide di fare? La regala ad un privato….

  14. Per 30 anni imcassa il privato!!!!
    Il privato incasserà a 2 euro l’ora di tariffa per 12 ore (8-20) per 958 posti ogni giorno circa 22.000!!!
    Il comune di Como rinuncia per 30 anni ad incassare 22.000 euro!!!!
    In 30 anni il comune rinuncerà ad incassare non meno di 8.000.000 l’anno… per giunta relativi a un posteggio che ha costi di manutenzione ordinaria e gestione ridicoli.
    Pazzesco. Si rinuncia in 30 anni ad incassare 240.000.000.
    Povera Italia.

    1. Dal suo calcolo il Comune lascia al privato 8 milioni di incassi teorici dei parchimetri in 30 anni.
      A fronte di quello incassi il privato si accolla 10 milioni di costi per la realizzazione dell’opera.
      Forse, se i numeri dell’articolo sono corretti, chi ci guadagna è il Comune.
      Senza considerare che il Comune non è un’azienda e il solo fatto di ripulire quello schifo ha di per sé un valore estremamente alto.
      Meditate gente, meditate.
      Poi, forse, scrivete.

      1. 8 milioni l’anno per 30 anni! 240 milioni in cambio di 10 milioni.

        Meditate gente, meditate.
        Poi, forse, scrivete.

  15. Premesso che la soluzione parcheggia lascia assai delusi. L’investimento pubblico/privato con un interesse ovviamente per gli investitori ci sta ed è anche assolutamente condivisibile. Quello che lascia perplessi, in ogni caso, è la ripartizione degli investimenti e degli utili. Perché al pubblico, 17milioni di investimento, e al privato 10? E se, fosse perché al pubblico non è riconosciuta, al netto degli oneri di gestione, la stessa percentuale dei futuri ricavi? In sintesi, e indipendentemente dagli eventuali finanziamenti di Regione e Fondazione Cariplo, per quale motivo il privato ottiene il 100% degli utili con poco più del 37% degli investimenti mentre il pubblico si accolla il 67% degli investimenti senza ottenere nulla dagli utili? Chiedo per un amico ex immobiliarista….. 😊

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