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Turismo fuori controllo e disservizi sul Lago di Como: 5 reportage pesantissimi in pochi giorni. Finita l’era d’oro?

Non che prima non se ne fosse parlato, ovviamente. Ma dovendo ricorrere a un esempio il più recente possibile, sono le parole di un non addetto ai lavori (almeno tecnicamente) a venire subito in mente. Ossia quelle del comandante della Polizia locale di Como, Vincenzo Aiello, all’ultima festa del Corpo. Parlò diffusamente del fenomeno dell’overtourism, il capo dei vigili comaschi, sottolineando i grossi problemi che (anche) le divise si sono trovate ad affrontare in città in questi anni di invasione tumultuosa di turisti, gitanti, visitatori da ogni parte del mondo. Un afflusso enorme che – giusto ribadirlo – ha portato e continuerà a portare a lungo anche ricchezza, guadagni e lustro a Como e al Lago, ma che di sicuro si trascina appresso anche enormi problemi: di vivibilità, di servizi, di sicurezza, di trasformazione del tessuto economico-sociale di un territorio (vedi proliferare di B&B e case vacanze al posto delle residenze).

E attenzione: se è vero che il tema necessita di studi seri, dati, approfondimenti di settore, visioni strategiche e risposte di prospettiva, si può forse dire che il fenomeno del turismo di massa, quello che a volte appare senza controllo da Como a Bellagio, da Laglio a Varenna, inizia forse per la prima volta da molti anni a presentare un conto. Che cosa lo dice? Il fatto, per fare un esempio, che nel volgere di pochi giorni, ben cinque testate importanti come Panorama, Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa e il Tg3 Lombardia abbiano parlato del Lago di Como – immaginiamo senza architettare assieme e in segreto un golpe ai danni dell’immagine del Lario – non più soltanto come il solito luogo incantato, paradisiaco, mitologico che ormai tutti ci eravamo abituati a conoscere a senso unico. No, la musica – e fa impressione la consonanza di vedute, che forse può innescare un primo, vero campanello d’allarme – è decisamente cambiata.

Ad aprire le danze, come si accennava, è stato il settimanale Panorama il 3 maggio scorso, a stagione appena iniziata ma che già faceva intuire i temi difficili in arrivo. Nell’articolo “Troppi turisti. Il problema che non ti aspetti”, era ospitata ad esempio la voce di Fabio Dadati, presidente del Consorzio albergatori lecchesi e presidente di Lariofiere, che sull’afflusso enorme di visitatori in arrivo affermava che “è controproducente per il territorio perché si rischia di non poter offrire servizi adeguati all’aspettativa”. E questo “si potrebbe tradurre nel mancato ritorno sul territorio dei turisti stranieri a causa dell’esperienza negativa vissuta, tra 5-10 anni”.

Da quell’inizio di maggio a oggi non si contano i resoconti sui problemi enormi riscontrati quest’estate sul fronte dei trasporti, dei servizi carenti, dei prezzi fuori controllo e su molto altro ancora. Ma ora ecco la gragnuola di colpi in sequenza degli ultimissimi giorni. Del reportage pesantissimo apparso sul La Stampa due giorni fa – quello sul Lago di Como trasformato nel “safari del selfie” dove venivano elencati anche proteste e lamentele di molti turisti – abbiamo ampiamente già dato conto.

Ma il 28 luglio su Repubblica (articolo qui anche se per abbonati), ecco un altro viaggio sul Lago di Como ai tempi dell’overtourism. E anche soltanto l’incipit, senza riprodurre di più, è eloquente dell’immagine nuova e ben diversa da quella mielosa conosciuta finora che viene trasmessa nell’anno 2023: “Como. Ovviamente gli happy few, i riccastri, non li percepisci a occhio nudo: scivolano in water-taxi e vanno a nascondersi nei villoni piscinati dove una settimana di vacanza costa l’equivalente di mezzo stipendio italiano medio annuo. Minimo. Tutti gli altri è invece impossibile non vederli. Giacché si spostano in battaglioni, reggimenti, divisioni, corpi d’armata. Sono le truppe sandalate dell’Overtourism”. Le truppe sandalate dell’overtourism: che istantanee diverse da quelle tramandate per lustri da giornali e tv al mondo, tutte grondanti la magia dell’Oleandra di George e delle viuzze di Bellagio.

Infine, oggi ecco il Corriere della Sera. Il reportage a firma Elvira Serra si intitola “Quel ramo del lago di Clooney. Caccia ai vip sui taxi strapieni. Le magliette dei camerieri: Non siamo i vostri terapisti“. E anche in questo caso il sottotitolo parla da solo: “Sul ‘Como Lake’ i trolley coprono le campane. Due inglesini non sanno chi è Hitchcock: Qui per TikTok”. Il che fa esattamente il paio con il servizio del Tg3 Lombardia andato in onda ieri, dove la tipologia di molti turisti stranieri era perfettamente sintetizzato nelle parole di una accompagnatrice turistica: “Cosa chiedono di vedere i turisti sul Lago di Como? I posti instagrammabili“.

Insomma, a meno di non voler credere a un improvviso gomblotto!!1! mediatico con Como e il lago, la sensazione è che qualcosa nella sdolcinatissima e patinatissima narrazione del Lario come meta perfetta dove trascorrere giorni, settimane o mesi di vacanza si stia incrinando. E per la prima volta, in maniera diffusa. Per ora il fenomeno si registra in Italia, che comunque non è una novità da poco. Ma il pensiero che sovviene è: e se domani a parlare di masse ingestibili, servizi carenti, trasporti impossibili e truppe sandalate nel safari del selfie fossero anche New York Times, Bbc o Al Jazeera, siamo sicuri che il modello cresciuto nutrendosi e nutrendo l’overtourism non sia destinato a un amarissimo risveglio?

Turismo, la lettrice da Firenze: “Il Lago di Como sta facendo la stessa fine, una Disneyland fuori controllo”

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16 Commenti

  1. Giusto preoccuparsi della sostenibilità del turismo per mantenere il turismo, ma spero anche che qualcuno inizi a preoccuparsi della sostenibilità del turismo per mantenere i comaschi!!!
    Piccolo esempio, andate a vedere lo scempio della spiaggetta al Tempio Voltiano nel tardo pomeriggio!!!

  2. Detto da una lecchese trapiantata da anni a Firenze e quindi conosco bene le due realtà. State facendo la fine di Firenze, non più abitabile dai fiorentini che sono stati cacciati dalla loro città e che adesso faticano a trovare casa anche nell’hinterland, i prezzi sono inarrivabili e Firenze è diventata un suk e una disneyland senza più controllo. Fermatevi finché siete in tempo, qui se ne sono accorti ma non sanno come fare ad arginare il fenomeno, complici anche poteri e una politica ignobili e quindi si continua con questa giostra che sta distruggendo una delle più belle città del mondo. Mi auguro vivamente che voi riusciate a salvarvi facendo tesoro delle esperienze altrui …

  3. Insomma, guardando gli ultimi tre decenni:
    – la città della seta no: ci siamo messi a fare la guerra alla Cina sulla quantità e non abbiamo investito nella qualità, il mercato è andato verso oriente e tante nostre seterie hanno chiuso.
    – la città universitaria no, alti investimenti per un pubblico povero: gli studenti non possono permettersi un paio di scarpe o di jeans nei negozi del centro, e certo non cenano a suon di centinaia di euro. Quindi da satelliti di Milano siamo diventati satelliti di Varese (!!!) e tutti i bei progetti come il campus di San Martino sono rimasti nei loro cassetti.
    – la città turistica no, perché non vengono i turisti che piacciono a noi: pochi, molto danarosi e desiderosi di spendere.

    Insomma, come sempre a Como c’è da scegliere cosa fare da grandi, e come sempre scegliamo, per parafrasare la canzone di un comasco di “passar la vita a pissàa cuntra el vent per poi dì de mai ves cuntent”…

    1. In realtà è pure peggio di come scrivi: per far contenti gli autoctoni, i turisti non dovrebbero semplicemente essere “molto danarosi e desiderosi di spendere”, dovrebbero perdere rotoli di banconote per strada, in modo che i residenti possano raccogliere senza fare nulla, altrimenti “ci guadagnano in pochi”, “si arricchiscono solo i soliti noti”, etc.

  4. I quattrini li faranno sempre, perche la gente “gira”, nel senso che, ok, spennati e non tornano, ma l’anno dopo ce ne saranno di nuovi…. Sai com’è…. Si nasce, si cresce e si gira……
    Il problema è che i quattrini li fanno sempre i soliti, mentre ai residenti ed il resto dei comaschi fanno una vita di merda, gli tocca prendere la macchina ed andare fuori dalle balle per aver un po di pace. E intanto la reputazione di maleducazione e di paese che spenna ricade su tutti…….. Oltre alla poca cura e immondizia ovunque.
    E già…… Basta far cassa, poi dei disservizi chi se ne frega, tanto i turisti poi se ne vanno….. E i comaschi restano però.

  5. Secondo me il problema è che molti che stanno vivendo questo periodo aureo non si rendono conto che i turisti non vanno solo spennati, altrimenti, poi, non tornano.
    Si deve comprendere che è meglio guadagnare un po’ meno ora, per poterlo fare anche in futuro, anziché fare un sacco di quattrini subito, disincentivando le persone a tornare.
    Quello che vedo da residente mi fa pensare che io, se fossi un turista, qui una seconda volta non ci tornerei: i posti sono belli, ma ce ne sono di pari e superiore bellezza e, quanto a capacità di accoglienza, siamo messi maluccio.
    Finché regge questo boom va tutto bene, ma prima o poi finirà, e bisogna sin da subito attrezzarsi per quando arriverà quel momento. Adesso mi sembra che tutti siano solo in preda alla fregola di sfruttare il più possibile la gallina dalle uova d’oro, senza pensare ad istituire dei veri e propri servizi turistici.

  6. Da quanto capisco e posso vedere (in prima persona in altra parte d’Italia), il fenomeno è preso in considerazione dalla politica e buona parte degli operatori del settore solo in termini di affollamento. Dove la considerazione è mediamente “se c’è tanta gente dove sarebbe il problema?”. Delle ricadute negative che potrebbero e in alcuni casi possono pareggiare e superare i benefici nessuno parla.
    Mi sembra evidente che se le autorità locali e nazionali non intervengono forzando almeno un indirizzo generale di sostenibilità il settore non è in grado di autoregolarsi.
    Purtroppo il turismo del “selfie” è toccato molto poco dall’affollamento perchè punta a visitare in fretta pochi punti iconici, si ferma e spende poco, non è interessato ai concetti di autenticità e tipicità e non è spaventato dalle lunghe code e i servizi scarsi.
    Quanto ai problemi dei residenti per definizione l’orientamento è quello che la residenza permanente nelle località turistiche sia una specie di anacronismo.
    Come voler vivere dentro uno stabilimento industriale. C’è spazio solo per gli addetti ai lavori che ad ogni modo sanno che a fine orario torneranno a casa fuori dal perimetro dello “stabilimento”.

    1. Verissimo, coi troppi turisti arriva la maleducazione, l’inciviltà, l’affollamento e, purtroppo, come già visto, arrivano pure i borseggiatori. Come sempre a goderne i benefici sono in pochi ed a subirne le molestie tutti gli altri.

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