Non è un aspetto tra i tanti il netto dietrofront del Como 1907 di Michael Gandler sulla posa del manto sintetico allo Stadio Sinigaglia già per la prossima stagione. Non è un dettaglio insignificante, non è una piccola e trascurabile cosa da derubricare solo nell’imprevisto. E’, invece, un punto importante ma soprattutto un punto che va chiarito al dettaglio da entrambe le parti: società e Comune di Como.
Per carità, non siamo di fronte a un fattore che da solo può mettere in cattiva luce una società sportiva che sicuramente ha ben operato finora, ha dimostrato una sostanziale serietà e una certa solidità, ha trovato l’appoggio totale della tifoseria e ha migliorato anche i rapporti con l’amministrazione cittadina.
Così come di botto sarebbe ingeneroso gettare nel cestino la ricucitura dei rapporti voluta anche da Palazzo Cernezzi con l’apertura di credito verso Gandler e soci, assolutamente non di poco conto (12 anni di concessione di uno stadio comunale senza passare da una gara pubblica, è pur sempre un tempo lunghissimo).
Inoltre, prendiamo pure per buona la motivazione che filtra da via Sinigaglia, ossia che il rinvio della posa del sintetico sia legato al grosso svantaggio sportivo che comporterebbe per la squadra dover affrontare molte partite fuori casa per i tempi tecnici legati all’intervento (però la domanda su come la posa del sintetico sia passata in così pochi giorni da aspetto dirimente per la sottoscrizione della convenzione tra Comune e società a elemento posticipabile senza battere ciglio, quella oggettivamente sullo sfondo rimane).
Ad ogni modo, accettiamo – sebbene con qualche sforzo più del previsto – la buona fede di entrambe le parti in causa. Ora però è venuto il momento della trasparenza assoluta, inderogabile, ben al di là delle lettere aperte o dei blitz notturni a colpi di striscioni.
Ciò che serve ora è molto chiaro: il testo, o almeno i cardini essenziali, definiti, chiari e non fraintedibili, della convenzione che deve essere firmata da Comune e Como 1907 devono diventare pubblici nel più breve tempo possibile. E con essi devono essere pubblici i reciproci impegni e vincoli di amministrazione e società a fronte di un tale accordo di lunghissima durata su un bene – ma forse sarebbe ancora meglio dire su un’intera area – che è pur sempre spazio pubblico, di tutti, dei cittadini in primo luogo. I quali hanno tutto il diritto di sapere, a fronte di un “patto” così fortemente impattante sulla disponibilità e sul futuro, quali siano le garanzie messe sul piatto da entrambi i contraenti, quali le clausole, le scappatoie, i cronoprogrammi (sul sintetico, per iniziare), le prospettive concrete, chi paga e che cosa.
A fronte dell’inciampo – chiamiamolo benevolmente così – sulla questione del manto, e davanti alla facilità con cui quello che fino a pochi giorni fa sembrava un punto fermo è stato declassato in un amen a questione dai tempi e dai modi indefiniti, un’operazione di trasparenza totale sembra ancora più necessaria. E non soltanto di fronte alla città, ma ancor prima a tutela degli stessi due soggetti interessati, a garanzia del fatto che se questo “matrimonio” s’ha da fare, come sembra, nasca subito con basi certe, solide, nere su bianco, a garanzia di tutti: amministratori di oggi e di domani, società di oggi e di domani, tifosi di oggi e per l’eternità.
I comaschi – appassionati o no di calcio – hanno tutto il diritto di sapere quali garanzie vi siano rispetto a un’ipoteca che, tra erba sintetica e “progettoni”, scadrà nell’anno 2032. Non proprio domani mattina.
2 Commenti
Roba da pazzi… Aspetto come dal primo giorno le ragioni della concessione… E aspetto al varco pure i tifosi…
Bravi! È da settimane che lo sostengo