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Traglio: “L’architettura del Ventennio, i neofascisti, i migranti. No alla deriva oscura”

L’intervento che potete leggere sotto in forma integrale è di Maurizio Traglio, consigliere comunale di Svolta Civica, nonché candidato sindaco di Como per il centrosinistra nel 2017 opposto a Mario Landriscina.

In origine, il testo nasce come commento all’articolo intitolato “A noi! La marcia nera su Como, l’ultimo blitz di Forza Nuova, la sfida di CasaPound” pubblicato stamane e nel quale – prendendo spunto dallo striscione affisso la notte scorsa dai forzanovisti contro il centro migranti di Tavernola – si tratteggiava la lunga serie di azioni di partiti e movimenti di estrema destra sul Lario negli ultimi mesi.

L’intervento di Traglio appare naturalmente ancora nei commenti a quell’articolo ma abbiamo ritenuto di pubblicarlo anche in uno spazio a sé, come vedete di seguito.

Ci sta che la storia evochi sentimenti differenti e le fascinazioni più diverse.

Personalmente sono quasi sedotto dall’architettura del Ventennio, autarchica e nel caso comasco, coraggiosamente avveniristica. Siamo culla di Geni che hanno fatto cultura nel mondo intero.

Sarei invece molto dispiaciuto che fossimo noti per aver dato nuova vita alla rievocazione di pensieri ed azioni che 73 anni fa hanno spezzato il Paese nel lutto più grande della nostra storia. Per aver ospitato nell’indifferenza le azioni di chi crede che con ‘un virile intervento’ verso chi non è albino, si possano risolvere temi sociali di portanza epocale.

Sostenere che i migranti rifugiati siano ‘il grande danno’ è una pericolosa affermazione che rischia di contagiare chi non desidera approfondire i temi, sino a farla diventare una verità.

Certamente sono stati fatti errori nel recente passato, sopratutto nella mancanza di attuazione di norme e procedure che avrebbero dovuto limitare i disagi dei cittadini, spesso costretti a subire l’assenza azioni costruttive e lungimiranti sul territorio verso il complesso fenomeno migratorio.

Il centro di Prestino

Certamente avremmo dovuto indirizzare persone in luoghi e sopratutto lavori ove gli stessi cittadini ne avrebbero potuto apprezzare l’operato. Certamente i ghetti sono e saranno sempre potenziali focolai di emarginazione e criminalità. Ricordo che gli spazi a cui si riferiscono i forzanovisti sono ‘gestiti’ da italiani.

Ma, stante queste ( banali ) considerazioni, pensiamo veramente che ‘un virile intervento’ possa risolvere? E poi, risolvere cosa?

Io penso che dovremmo essere costruttivi.

Penso che nel rigore assoluto della applicazione della legalità vi siano i modi per accogliere adeguatamente chi ne ha diritto e per far sì che gli stessi conoscano i doveri ed il rispetto per il Paese che li ospita. Senza eccezioni.

Per far ciò si passa dalla dignità delle persone.

Dalla loro integrazione con lavori dapprima volontaristici a favore della res publica e successivamente all’avviamento a lavori tradizionali, secondo le differenti qualifiche e necessità del territorio. Questi fatti avvengono con consuetudine in alcuni Comuni italiani e in diversi Paesi Europei ove la presenza di migranti è molto incisiva come la Germania, la Spagna, la Svezia ecc.

Proprio perché Como è una città di confine e che il fenomeno è particolarmente sentito dalla cittadinanza, perché non possiamo essere un virtuoso esempio di come fare invece che leggere cronache di un ‘ virile intervento ‘ che evoca derive oscure?

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