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Punti di vista

Turismo, Cultura e piccolezza. Poi in piazza Martinelli vince il cinema (in coda). Fate voi, con calma

PREMESSA: l’ha detta bene, benone, poche ore fa, quel vecchio volponissimo di Carlo Terragni. Bastone alla mano, sorriso beffardo, camicia comoda di lino, si avviava verso il grande schermo: “Almeno l’abbiamo fatta riaprire”. Cosa? La piazza su cui ha dato battaglia (la foto sotto è di quest’inverno, stasera non abbiamo fatto in tempo col click):

La sentenza dell’Ingegnere. Terragni: “Nessuno tocchi piazza Martinelli. E aprite quel cancello” 

Carlo Terragni in piazza Martinelli ph: Carlo Pozzoni

E’ stato un fresco (viva il cielo, finalmente) mercoledì di luglio, il giorno 10 a esser precisi.

Come ogni volta, più di ogni volta, le spire del serpentone si sono strette e allungate, di minuto in minuto. Un codazzo infinito di, potenziali (non sono entrati tutti), spettatori.

CONTESTO: Piazza Mario Martinelli (appunto) dove il Circolo Arci Xanadù (quello del cinema Gloria con tutti i casini in corso: qui) ha organizzato come ogni anno: 35mm sotto il cielo. In serata la proiezione di Momenti di trascurabile felicità. Testo di Francesco Piccolo, regia di Daniele Luchetti, in scena Pif. Si replica domani.

FATTO: il pubblico ha superato, mostruosamente, la capacità contenitiva e comunque autorizzata. Così gli organizzatori, loro malgrado, hanno accolto circa un centinaio di persone e ne hanno rimandato a casa il doppio. “Ci spiace, non possiamo davvero, tornate domani per la replica”, ha dovuto ripetere molte volte Enzo D’Antuono, presidente di Xanadù. Racconta poi Enzo: “Va sempre così, credete”.

Enzo D’Antuono, mentre spiega a chi è in coda che la piazza è chiusa

QUINDI: la Cultura e lo Spettacolo funzionano (banale, è ovvio)

DUNQUE: in questa città c’è fame, bisogno, quantomeno voglia di eventi (meno ovvio a osservare il disciplinare politico).

Cosa accade? Accade che un movimento semplicissimo di cittadini-turisti (quei turisti che nutrono hotel e case e bar e ristoranti e etc)-passanti si abbevera volentieri a ogni occasione. Danza? Bene! Teatro? Benissimo! Concerti all’alba? Ancora meglio! Cinema? Pronti! Chiedono solo: “Di più, dateci di più”. Dai, è evidente.

Da queste parti, abbiamo scritto fino alla noia (davvero) dei bandi in ritardo, stitici, poco prospettici, zoppi, delle manifestazioni perdute e/o morte.

Abbiamo composto e suonato un requiem infinito e giustissimo puntando il grosso indice verso un’amministrazione che, è fattuale, sembra non avere un’idea di governo e lungimirante sulla parete (dritta, faticosa ma vincente) del turismo, della cultura, degli eventi.

A volte pare di sentir dire: “Ok, ragazzi, è vero, abbiamo il petrolio sotto i piedi. Eh ma le trivelle costano, il personale non è preparato, lo spazio è poco, la gente si lamenta”.

Un bando (Cultura) è chiuso con l’insoddisfazione di molti. Un altro (Eventi) sarà presentato a ore. Che tutto questo avvenga a quasi metà luglio trasforma la beffa in insulto grave.

Giusto ieri abbiamo avuto, a Como, la nostra personalissima, intima, orchestrina del Titanic:

I giovani del Conservatorio suonano per il Politeama: “Riapritelo, sogniamo di suonarci” 

Emblema di volontà non rappresentate politicamente. Come la terra pregasse di essere bagnata-inseminata-concimata senza che una (presunta) capacità superiore sia in grado di ascoltare o agire.

E’, dai seriamente, una città piccola, spesso parcellizzata e impaurita, talvolta non in grado di fortificare il potenziale. Eppure è ancora capace di cose grandi e giuste.

Basta, davvero, con il celebrar l’horror vacui dell’impotenza, violentemente. Stop con l’accusa generalizzata.

E’ sufficiente un pizzicotto, talvolta, o un bacio (meglio), per svegliare la bella addormentata. Non ha colpa la bella, succede.

Per una volta, almeno una, non parliamo di soldi. Pochi o tanti, quelli investiti, non importa. Parliamo, piuttosto, di guida, diligenza (nel senso del carro trainato da cavalli, quindi di direzione), di volontà.

C’è ancora tempo. Le piazze sono piene, le orchestrine suonano.

Cosa manca, esattamente?
Semplice: formazione, ispirazione, osservazione politica.

Oppure.

Nel peggiore dei casi: opportunismo.
Nel migliore: passione, voglia.

Ma è rigorosamente doverosa una risposta. Seria, definitiva. Radicale. A una sola domanda: dove diamine volete andare?

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