La cronaca di un successo annunciato è riassunta in fondo al pezzo: con cifre, nomi, meriti.
Wow numero quattro, estate 2018, ha certificato, casomai ve ne fosse seriamente bisogno, la solidità delle radici di un evento strutturato, cresciuto sano, senza abdicare alla purissima ambizione delle origini: una continua trasformazione con il dono dell’intuizione (il talento dell’intero comitato organizzatore: sondare musica e mercato, rumori e umori, anticipando, con rara lungimiranza, nomi e generi). Wow è un evento aperto, credibile, diffuso, inclusivo e socialmente diagonale (cosette non da poco di questi tempi, già).
Altrove c’è chi, molto meglio di noi, può ragionare sulla qualità artistica, sull’efficacia della lineup (che, concedetelo ai quasi profani: è parsa geniale, ottimo sugo per appetiti diversi). Quello ci piacerebbe partisse da qui è l’osservazione intorno a un modello efficace, dinamicamente replicabile: dentro e fuori Wow.
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Como in affanno costante sugli eventi, sui calendari, lontanissima ancora da una visione aggregante, organica, su cultura e spettacolo. Como arriva alla distorsione, dogana col parossistico, del privato che offre denaro all’amministrazione e questa che, per ora, non risponde:
La gioiosa macchina da guerra di Piazza Volta: “Mettiamo 10mila euro per i concerti”
Se il tema dei temi, anche solo per un pugno di giorni, è stato la (mancata-ritrovata) certificazione delle sedie blu per i concerti, evidentemente siamo nella politica antipode, stagnosa, alla visione:
Tra “appaltino per le sedie” e “buona volontà” il Comune salva Bande e spettacoli
Volendo, nell’alveo di questi pensieri, il cuore potrebbe pure dedicare qualche istante di rispettoso silenzio, ricordando le tenebre che (alle 23) calano miliziane su Piazza de Gasperi.
Como in cerca di identità – d’autore – può (forse deve) trovare in Wow uno schema, un metodo. Certo, il palco è sempre il centro di un evento di tale mole ma oltre il focus, oltre lo specifico musicale, per tutte le tre serate, a raggio si sono allargati cerchi progressivi – tra street food e installazione al Tempio Voltiano – che hanno visto coesistere trasversalmente universi che di rado si toccano o che tipicamente riescono a abitare lo stesso spazio: feticisti dei generi, famiglie, bambini, accampati (non necessariamente sobri) mai sazi di musica, innamorati manina sudata e intrecciata, nonne ben nutrite dal frittone di calamaro (non economicissimo, va detto), qualche rappresentante dell’intellighenzia locale che discetta di nuvole e futuro e persone, persone, persone (non gente).
“Alle spalle c’è un gruppo di professionisti, cresciuto soprattutto grazie a Wow in questi anni. Leopoldo Bianchi e Stefano Lattanzi oggi lavorano per festival enormi”, spiega Giovanni Magatti membro fondatore di Wow, comasco, uomo punta di Feltrinelli (tra le altre cose, direttore dello store di Fondazione, viale Pasubio, Milano, per dire).
Temevate scossoni dopo il cambio di testimone Lucini-Landriscina?
Il ticket triennale concordato con la giunta precedente era scaduto ma quella nuova si è detta subito disponibile a confermarci per il 2018
Quindi nuovo triennio
No, il ticket per ora non c’è, c’è stato Wow quest’anno. Certo, sarebbe perfetto, avremmo respiro e tempo per una programmazione più ragionata
Il commento unisono, a chiusura di tutto, è stato qualcosa tipo: “Intenso, splendido ma breve. Che si fa il prossimo fine settimana?” Siete l’amante perfetto che sparisce subito
Il primo anno abbiamo lavorato su tre fine settimana, ma si tratta di un calendario molto dispendioso e non replicabile con le risorse di oggi. Certo, il modello è vincente, si può seriamente pensare a Wow come a un evento che occupa tutto il mese di luglio. E’ evidente che tutte queste forze, queste energie, non possono essere dedicate solo a una tregiorni
Grandi sponsor a questo giro
Tuborg, Control, Ied Nazionale e comasco (Accademia Galli, Ndr), Ostello Bello l’interesse degli sponsor nazionali cresce ogni anno. Ci chiediamo come mai eventuali sostenitori locali non si siano fatti avanti. Il progetto ha come primo partner il Comune di Como e speriamo che sia sempre così. Una crescita eccessiva degli sponsor nazionali rischia solo di fare in modo che la manifestazione venga presa e gestita da altri, magari snaturandosi. E’ bene pensarci
Serve una nuova evoluzione
Serve che Wow diventi un modello. In questi anni abbiamo imparato a gestire gli eventi sotto ogni punto di vista, la macchina organizzativa è enorme. Credo potremmo diventare una struttura di servizio, uno sportello comunale per quanti vogliono organizzare il loro evento. Abbiamo conoscenza, metodo, informazioni da mettere a disposizione degli altri, è importante. E’ una delle cose che ci piacerebbe l’amministrazione prendesse in considerazione
Beh, a scuola da Wow. Una Events Commission. Uau, no?
Ci sono molti aspetti che superano l’arte. Permessi, autorizzazioni, dichiarazioni. Abbiamo il nostro vademecum e ce lo siamo scritto da soli. E’ inutile che altri gruppi perdano anni per imparare, possiamo fornire i mezzi, i modi, i tempi. Quando abbiamo presentato il piano sicurezza di quest’anno il Prefetto era entusiasta ma abbiamo dovuto imparare, da soli, noi per primi
Parlatene in Comune, subito. Tira aria di nomina dell’assessore alla Cultura (Rossotti?), dopo un anno di delega in tasca al sindaco
Lo faremo immediatamente
Dunque, confermata l’edizione 2019?
Siamo passati attraverso due giunte di segno opposto. Certo, come dicevo, chiediamo qualche certezza in più, come il ticket triennale, e magari finanziamenti più forti. Ma siamo tranquilli, stiamo facendo bene, rispettiamo ogni norma e indicazione, soprattutto sul fronte della sicurezza e dell’ordine pubblico, voce che, peraltro, impegna una bella fetta del bilancio. Lo facciamo perché al primo posto c’è la città
Cosa manca a Wow?
Sicuramente un’intesa organica con il trasporto pubblico. Ormai le persone arrivano da tutta la Lombardia, è bastata una rapida indagine online per capire quanta richiesta di passaggi vi fosse: molti si sono autorganizzati sui Social, è bene offrire loro un servizio
Il pubblico aumenta, parecchio. 15mila quest’anno
Ci piacerebbe che il Comune credesse molto di più in Wow, questo permetterebbe un salto di qualità per la musica live in città. Il potenziale è enorme, i margini di crescita sono evidenti. Serve molto supporto
La venuta di Ghemon: un bacio sulla fronte che vi ha benedetti
Ha suonato da noi quando era molto meno conosciuto. Oggi è all’apice, è tornato, ha scelto un piccolo Festival cui è affezionato, ma soprattutto ha scelto Como che è una location pazzesca
Siete un patrimonio da tutelare, proteggere, coccolare. Come i Panda
Eh, sì
Ah, bravi, domenica era tutto intonso, lindo. Avete passato il Mocio e lo Swiffer tutta la notte, l’asfalto quasi brillava. No, seriamente, complimenti
Ci piace restituire le cose anche meglio di come le abbiamo trovate
GALLERY, WOW THE DAY AFTER
QUI LA NOTA DIFFUSA DA WOW, CON UN AMPIO BILANCIO DI QUESTA EDIZIONE, TRA NUMERI E MUSICA
Wow music festival chiude il sipario anche per la stagione 2018, con numeri da record e la convinzione che il progetto – giunto alla sua quarta edizione – possiede ancora ampi margini di crescita.
Sul palco, posizionato ai piedi del Monumento ai Caduti, si sono alternati artisti che stanno rapidamente scalando le classifiche nazionali degli ascolti e che hanno richiamato moltissimi fan da altre regioni italiane: accanto a Ghemon (poeta indiscusso con la sua fusion italiana tra Hip Hop, Funk e Soul), Coma Cose, Galeffi, Selton, Viito e Diamine (tra i migliori prospetti del pop d’avanguardia italiano) hanno fatto ballare il numerosissimo pubblico e per tre giorni posizionato Como al centro del radar musicale italiano.
E chissà se anche per loro il palcoscenico comasco porterà la stessa sorte capitata a Calcutta, Francesco Motta, Cosmo, giunti a wow da semi-sconosciuti, grazie al fine lavoro di ricerca-talenti della direzione artistica del festival presieduta da Leopoldo Bianchi, ed esplosi negli anni successivi fino a divenire icone incontrastate del nuovo pop italiano.
I numeri dicono ancora della qualità del festival. Nei tre giorni sono passate 15.000 persone, attratte dalla proposta musicale e dalla suggestività della location (mai così tante foto su Instagram dei giardini a lago, del Tempio Voltiano e del Monumento ai Caduti), e anche dal richiamo delle proposte culinarie dell’area street food, presa letteralmente d’assalto da famiglie, pubblico più adulto durante i tre giorni della kermesse.
30 gli artisti che si sono esibiti, 60 se si considerano tour manager, fonici e tecnici accompagnatori. Più di 150 le persone che hanno lavorato dietro le quinte, tra volontari, professionisti, allestitori, ingegneri, barman, elettricisti, personale per la pulizia e la sicurezza, addetti alla comunicazione.
Moltissimi i giovani e giovanissimi arrivati da fuori Provincia e da altre regioni per vedere gratuitamente i loro beniamini: i social di wow music festival sono stati assediati da richieste di passaggi per fare ritorno a Milano e in altre città alla fine dei concerti. Segno, questo, che la capacità attrattiva di wow supera oramai i confini locali e il suo posizionamento sui social ha raggiunto vette molto interessanti (più di 5000 foto condivise tramite geolocalizzazione e hashtag ufficiali), come sottolinea Stefano Lattanzi, responsabile comunicazione di wow music festival e social media manager di diversi festival musicali sparsi sul territorio italiano. Inoltre, sono state moltissime le webzine e radio nazionali ad essersi interessate al festival.
Un successo che si misura anche dalla qualità dell’organizzazione e dall’ottima collaborazione con la Prefettura e le Forze dell’Ordine che hanno predisposto un dispositivo di sicurezza altamente efficace e che può costituire un esempio virtuoso da seguire per altre iniziative locali, soprattutto se si considera la particolare geografia dell’area dei giardini a lago, di difficile controllo e altamente dispersiva.
Nei tre giorni del Festival non si è registrato alcun episodio di criticità e il presidio costante delle Forza dell’Ordine, assieme al personale di sicurezza interno al festival, ha consentito al pubblico di godersi in piena serenità gli spettacoli: fino a tarda sera moltissime famiglie con bambini e passeggini si mischiavano tra la folla per ascoltare i pezzi di Ghemon o rilassarsi nelle aree relax.
L’edizione 2018 è anche quella che ha portato wow a costruire e consolidare collaborazioni di grande valore progettuale. La preview del festival si è svolta il 24 Maggio presso il Babitonga – La Feltrinelli Pasubio, divenuta centro pulsante di una rinnovata scena culturale non solo milanese, il cui direttore, Giovanni Magatti, è uno dei fondatori e colonne portanti di wow music festival; Ostello Bello ha rinnovato la collaborazione instaurata nel 2017, co-organizzando e ospitando la sezione “off” del festival: Ostello Bello ha accolto Pop Up il 23 Giugno, storico programma di Radio Popolare, un evento presentato da Spotify Italia, il servizio di streaming digitale più importante e usato al mondo, e una serie di esibizioni artistiche rese ancor più affascinanti dalla location insolita, con moltissimi turisti e tanti locali accolti nel cortile dell’Ostello quasi fosse una piccola astronave musicale sbarcata in riva al lago. Tuborg, infine, per il secondo anno consecutivo, ha fortemente voluto wow all’interno del progetto internazionale “Tuborg Open”, contenitore di comunicazione studiato per promuovere e valorizzare i migliori festival italiani.
Una nota speciale va a IED Milano e Accademia Galli – IED Como, che hanno scelto wow per rendere pubblico un progetto artistico site-specific realizzato negli spazi del Tempio Voltiano dai loro studenti e che si è trasformato in un successo travolgente di pubblico.
Più di 500 ingressi sono stati registrati in soli 3 giorni – proiettato su un anno, farebbe più di 60.000 visitatori! – per fruire dell’installazione che aveva l’intento di evocare, attraverso l’uso di luce e suono, il fenomeno della corrente elettrica, scoperta da Alessandro Volta e mostrare alcuni oggetti e modelli del grande scienziato andati perduti.