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Covid e carenza di medici, da Menaggio la battaglia di Bobba: “Così ne potremmo avere 10mila in più”

Si leva una voce comasca sul delicatissimo tema della carenza di medici nel pieno della seconda ondata Covid. E’ quella dell’ex sindaco di Menaggio, ma soprattutto dirigente medico di Ortopedia e Traumatologia e Coordinatore clinico-organizzativo del presidio menaggino, Alberto Bobba.

Il quale – prendendo come spunto, oltre alla stringente attualità, un video diffuso dal parlamente di Azione, Matteo Richetti, rilancia l’appello perché si intervenga “immediatamente con lo sblocco della graduatoria del concorso degli specializzandi in medicina svolto il 22 settembre scorso, ma anche e soprattutto calendarizzare in parlamento la nuova proposta giacente”.

Ma qual è questa proposta? Lo spiega direttamente Bobba: “Prevede di ampliare il numero degli specializzandi stessi e di dare a tutti loro la possibilità di essere “formati” anche in ospedali non necessariamente universitari”. Una possibilità che ora non è prevista in Italia è che di fatto “tiene fermi” – soprattutto in un momento emergenziale come questo – circa 10mila professionisti.

Visto che tutti i nostri governanti in tv, concordano sul fatto dell’esiguità di medici a tal punto da importarli dall’Est Europa, parole del Primo Ministro non più tardi di ieri sera 3 dicembre2020 – sottolinea infatti Bobba – ampliando il numero degli specializzando in un sol colpo, fra 5 anni, avremmo 10.000 medici formati e specializzati in più, ossia quelli che dalla graduatoria del conocorso di settembre ora risultano esclusi”.

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2 Commenti

  1. La proposta di Richetti è molto acuta perché consente di sbloccare una situazione generata dalla sciocca regola di condizionare l’accesso alla specialità alla disponibilità dei posti nelle cliniche universitarie. Tuttavia, il problema è più profondo e riguarda l’accesso a graduatoria alle facoltà di medicina. Non credo che sia giusto eliminare il numero chiuso ma è fondamentale che la pianificazione degli accessi tenga conto delle rinunce (ancora moltissime), delle fughe all’estero (pensiamo al Ticino), alla carenza dei medici sul territorio e ospedalieri in molte zone d’Italia (tra cui la Lombardia) e all’età media, sempre più alta, del personale medico. A breve ci sarà un’ulteriore ondata di pensionamenti.
    Forse sarebbe opportuno rivedere e ridiscutere tutto. La pandemia ci sta insegnando che è meglio avere qualche medico in più che troppi medici in meno.

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