Sta scritto ormai dappertutto, quindi non facciamo finta di non saperlo. L’influenza che sta per abbattersi nelle prossime settimane e mesi sulla popolazione italiana picchierà duro. Che vuol dire: non solo giorni di febbre e malesseri vari, ma rischi di polmoniti associate, sovra-infezioni batteriche, complicanze neurologiche (encefaliti e paralisi) e peggioramento delle patologie concomitanti croniche, tipo diabete, bronchiti, malanni cardio-circolatori, condizioni autoimmuni, malattie tumorali e compagnia brutta che affligge il 30% della popolazione generale e il 70% di quella avanti negli anni.
Chi lo dice che la prossima influenza farà tanti danni? Un gufo? Un cattivone? Un infettivologo di ritorno dalla stagione del Covid? No, basta leggere quello che è successo in Australia nei nostri mesi estivi, dove il virus, detta variante A-H3N2, circolava in quanto agli antipodi geografici e climatici. Il decorso normale, nei sani cioè, prevede 5-7 giorni di febbre alta, ma a spaventare è la segnalazione che sono aumentate di 10 volte le polmoniti atipiche (quelle virali e interstiziali per capirci).
Queste prevedono, soprattutto negli anziani e nei “fragili”, uno stato di insufficienza respiratoria che in un caso su tre richiede la ventilazione assistita, invasiva o non. In altre parole: saranno migliaia le persone che dovranno essere attaccate ai respiratori. In un’epoca del “non è un mio problema” è bene far sapere che, come forse si ricorderà dal tragico 2020, i respiratori non sono infiniti e le terapie intensive sono misurate per normali necessità della popolazione.
Che vuole dire che se dovremo attaccare alle macchine tutti i dispnoici da influenza, non ci saranno posti per altri. Ma chi sono gli “altri malati” che potrebbero averne bisogno? Infarti cardiaci, ictus, traumi della strada e del lavoro, aggravamenti dopo interventi chirurgici complessi, patologie oncologiche in peggioramento, malattie autoimmuni, e tanta altra brutta roba. Quindi caro popolo del “chissenefrega”, un pensierino cominceremmo a farlo. A cosa? Alla vaccinazione, che sta andando a rilento già tra chi dovrebbe farla per rischi della propria salute, e a passo di lumaca tra la popolazione generale. Beh, che male sarà una settimana a letto al calduccio? Ditelo a quelli che hanno figli, che dovranno stare a casa da scuola, chi glieli cura? Nonni già ammalorati o baby-sitter costose come l’oro?
E a proposito di oro, quindi di money, di danè, che sembra l’unico argomento che tocca la sensibilità dei nostri concittadini, facciamo una proposta indecente, anzi una scommessa. Non ho modo di convincerti della necessità della vaccinazione anti-influenzale con argomenti scientifici, nonché solidali (fallo per gli altri), e tanto meno statistici (attento, non ci saranno risorse sanitarie per tutti quelli che ne avranno bisogno nei prossimi mesi)? Allora facciamo così: io ti offro la vaccinazione gratis, ti dimostro che non ha rischi e te le vengo a fare praticamente sotto casa (medico di base e farmacie).
Se non la fai e ti ammali (speriamo di no ovviamente), ti curo, ma ti mando il conto e lo paghi, anche in comode rate. È utile sapere che un posto letto ospedaliero semplice costa alla comunità 400 euro circa e uno in rianimazione 1.700. Poi metteteci il prezzo dei farmaci, degli strumenti e perché no, dell’imperdibile minestrina (se non sarai intubato). Per una volta sarebbe bene sapere che la libertà è una cosa bellissima, ma nella vita vera prevede il pagamento delle scelte fatte, anche in termini economici. Perché non devono sempre saldare gli altri il prezzo delle nostre decisioni.