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Sanità

Un anonimo benefattore dona all’ospedale Sant’Anna un super ecografo da 95mila euro

Un anonimo benefattore ha donato alla Chirurgia dell’ospedale Sant’Anna un ecografo per le ecografie intraoperatorie che sarà utilizzato, in particolare, nell’ambito delle patologie epatobiliopancreatiche. Il dispositivo, l’Arietta 850, prodotto dalla Hitachi, è di recentissima introduzione sul mercato (il valore della donazione è di 95mila euro, ndr).

Grazie alle immagini e all’alta qualità diagnostica garantite dal macchinario, il chirurgo, prima e durante l’intervento, potrà salvaguardare al massimo il fegato e nello stesso tempo garantire la radicalità oncologica dell’intervento.

“L’attuale tecnologia permette di evidenziare in tempo reale la presenza di lesioni anche molto piccole e il fatto di poter definire con precisione la parte di organo da rimuovere garantisce di “risparmiare” il tessuto sano – osserva Paolo Moglia, chirurgo coordinatore del gruppo multidisciplinare per le patologie epatobiliopancreatiche – La moderna chirurgia punta al massimo risparmio di tessuto del fegato per ridurre il rischio di insufficienza epatica”.

Fino a poco tempo fa, essendo le masse tumorali poste all’interno dell’organo, si preferiva asportare grandi aree di tessuto per avere la certezza di aver tolto tutte le cellule malate; tale approccio, però, comportava di contro un aumento del rischio di mortalità legato all’intervento e alla fase post operatoria, nella quale la parte di fegato rimasta poteva non essere sufficiente a garantire un soddisfacente recupero di funzioni.

“Il fatto inoltre di risparmiare tessuto consente di poter intervenire una seconda volta nel caso il tumore si ripresenti – prosegue Moglia – cosa spesso impossibile se si è proceduto con l’asportazione di un lobo. Il mantenimento di un sufficiente volume di organo garantisce quindi un’adeguata rigenerazione epatica e un basso rischio di complicanze post operatorie”.

Altra peculiarità di Arietta 850 è la sonda laparoscopica a quattro movimenti, che permette una migliore maneggevolezza ed affidabilità diagnostica negli interventi mini-invasivi. Lo strumento renderà inoltre più efficaci e sicuri gli interventi di termoablazione (distruzione attraverso radiofrequenza o microonde delle neoplasie epatiche, ndr).

Il fegato è il più grande organo del corpo umano; è situato nella parte superiore destra dell’addome ed è diviso in due lobi, uno sinistro e uno destro, più grande. Il fegato rimuove le sostanze di scarto dal sangue e produce la bile e molti enzimi necessari alla digestione. È irrorato da due grossi vasi: l’arteria epatica e la vena porta e ha tre strutture vascolari (vene sovra epatiche) per il deflusso ematico.

“Il tumore primitivo del fegato (ossia quello non legato ad altri tumori) – conclude Moglia – ha diverse eziologie (infezioni virali, abuso alcolico, emocromatosi). Fondamentale per la cura dei pazienti è la tempestività della diagnosi con tecnologie super avanzate, l’approccio multidisciplinare – i cosiddetti Goip – e le cure superspecialistiche, tutte eccellenze presenti all’ospedale Sant’Anna”.

In Italia si stima che ogni anno siano diagnosticati circa 8.900 tumori primari del fegato negli uomini e 4mila nelle donne (Registro tumori italiano 2017), con un rapporto di circa 2 a 1 tra uomini e donne. Negli uomini l’incidenza cresce rapidamente con l’età: si passa da 3 per 100mila casi sotto i 45 anni, a 32 per 100mila nelle persone con età compresa tra 60 e 64 anni, fino a 62 per 100mila oltre i 75 anni (Fonte Airc).

“Ringrazio di cuore questo nostro benefattore per la sua grandissima generosità – osserva Fabio Banfi, direttore generale di Asst Lariana – La sua è una testimonianza delle profonde radici solidaristiche della comunità comasca nei confronti dell’ospedale, luogo di cura ma anche importante fattore di coesione sociale e territoriale. Sapere che la crescita del nostro ospedale è supportata dai cittadini ci rende ancor più responsabili nei loro confronti”.

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