Due figli e il Coronavirus. Diario semiserio di una mamma comasca alle prese con la prima vera emergenza sanitaria dalla peste manzoniana del 1630.
Giovedì 20 – giorno 0
Il solito caos: i compiti di lei, l’allenamento di calcio di lui che ha la tosse però “se non vado il mister non mi convoca”. “Sarà Coronavirus?”, dice ridendo una mamma a bordo campo. Sì vabbè, mica siamo stati in Cina. Il virus è lontano, non ne parlano neanche le mamme fuori da scuola, quindi tutto tranquillo.
Venerdì 21– giorno 1
Tutto tranquillo un accidente. Un caso di Coronavirus a Codogno, anzi 2, no 16 e tre paesi isolati. Le mamme epidemiologhe cominciano ad agitarsi e i commenti oscillano tra lo stile abstract-di-convegno-medico e “mio cugggino che ha fatto due esami di Farmacia dice che”. Ma gli esperti rassicurano, “Niente allarmismi”. E alla fine molti, per capire dov’è Codogno, hanno dovuto cercare su Google Maps. È più lontano di Cantù, quindi tutto bene.
Sabato 22– giorno 2
Chat impazzite. E vallo a spiegare che quel documento che sta girando è falso. Ma ti pare che a Como si mettano a chiudere le scuole, le chiese e a sospendere le attività pubbliche? E anche la solita ansiosa che ha fatto scorte di cibo e mascherine mi pare stia esagerando. Comunque oggi c’è la partita e il piccoletto ha ancora la tosse. Sarà una mia impressione, ma la mamma del compagno di squadra mi sembra meno propensa a scherzarci su.
Domenica 23 – giorno 3
Svegliarsi e scoprire che hanno annullato tutti gli eventi sportivi, le messe, le gite scolastiche, il Carnevale. E poi, in bilico tra stappare lo champagne o lo Xanax, scuole chiuse tutta settimana, forse due, forse per sempre, non è chiaro. E la signora davanti a me al supermercato ha il carrello pieno di bottiglie d’acqua. O si prepara per la Parigi-Dakar o sto sottovalutando qualcosa. La vera tragedia, però, è che mi tocca dare ragione alle mamme delle chat.
Lunedì 24 – giorno 4
La scuola doveva già essere chiusa per Carnevale quindi siamo organizzati: casa aperta e merenda all you can eat. Ma qualche amico, figlio di madre iperansiosa (o consapevole?) comincia a declinare gli inviti. Ci salvano le videochiamate con Whatsapp e le partite online di Fortnite. L’amicizia ai tempi del Coronavirus.
Martedì 25 – giorno 5
Spero che chi di dovere si renda conto del danno che stanno causando a milioni di famiglie i consigli anti-contagio. In pratica l’autorità della nonna (“Lavati le mani”, “Metti la mano davanti alla bocca”) riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale. Il “te l’avevo detto di ascoltare la nonna” sarà la conseguenza a lungo termine che mieterà più vittime. E intanto il primo caso di Coronavirus in Svizzera. Le chat tacciono. Evidentemente i virus stranieri non ci interessano, se ne occuperanno le madri (e le nonne) elvetiche.
Mercoledì 26 – giorno 6
L’unica certezza è che morirò, non di Coronavirus ma di esaurimento nervoso. Niente scuola, niente sport, niente cinema. Al supermercato sono l’unica a non avere il carrello stracolmo e non ho neanche l’Amuchina, figurarsi le mascherine. Mi sento una madre snaturata. Sopravvivranno tutti tranne i miei figli.
Giovedì 27 – giorno 7
In un mondo migliore i ragazzi oggi sarebbero a scuola, invece vagabondano con aria annoiata tra letto-divano-frigorifero e ritorno. Ho proposto di fare una gita. No. Ho proposto di studiare. Si sono offerti di pulire le loro camere. Ancora una settimana e non avranno fatto neanche mezzo compito ma avrò una casa pulitissima. Non tutti i mali vengono per nuocere.
Venerdì 28 – giorno 8
L’esito di una settimana con i figli a casa è che ho sviluppato una doppia personalità: da un lato la cittadina responsabile del “è giusto limitare le occasioni di contagio”, dall’altra quella che prenderebbe in ostaggio Gallera minacciandolo delle peggiori cose se non dichiara che le scuole possono essere riaperte. Forse già anche dal weekend.
Sabato 29 – giorno 9
Le scuole restano chiuse un’altra settimana ma per fortuna da qualche giorno hanno tolto il coprifuoco ai bar dopo le 18. C’è un nesso? Se ci pensate bene, sì. Beviamoci su.
Domenica 1 – giorno 10
Gettata la maschera da casalinghe perfette, i ragazzi sono tornati quelli di sempre e la casa è di nuovo il regno delle briciole e dei calzini sotto il letto. E la garanzia che la loro scuola non riuscirà mai ad organizzarsi con le lezioni online li rende immuni da qualsiasi minaccia di studio forzato.
Lunedì 2 – giorno 11
Il registro elettronico è il nuovo oracolo di Delfi: è lui a stabilire se sarà una buona giornata oppure bisognerà riaprire i libri. Finora è stato inaspettatamente magnanimo azzerando qualsiasi mia residua autorità materna. Getto la spugna: da madre autorevole mi sto trasformando in un’allegra compagna di bigiate.
Martedì 3 – giorno 12
Ore 8.34: Conte non esclude che le scuole possano rimanere chiuse un’altra settimana. Quanto ci vorrà prima che le chat di classe esplodano? Certe affermazioni andrebbero considerate come reato di “Procurato allarme”.
Mercoledì 4 – giorno 13
E niente, aveva ragione Conte. Scuole chiuse per un’altra settimana. I miei figli, ormai ammutinati, con un golpe in piena regola dichiarano l’indipendenza delle loro camere e si fanno vivi a casa solo per procurarsi del cibo.
Giovedì 5 – giorno 14
Solo due settimane fa ci si preoccupava dell’interrogazione da preparare mentre oggi l’unico problema è decidere cosa portare come merenda dall’amico per la finalissima di calcio-in-giardino. Nei loro ricordi, questa emergenza sarà come per noi la nevicata dell’‘85. Ma, alla fine, anche nei miei.
3 Commenti
Ahaha.. Che meraviglia! Neanche io fatto la scorta e mi sentivo di sottovalutare qualcosa.. Per non parlare di compiti..
Chiara sei fantastica e sapere che anche gli altri figli lasciano i calzini sotto al letto e non fanno i compiti da registro elettronico ai tempi del Covid19 è una consolazione!! 🙂
Una mamma solidale!
sei troppo forte 🙂