Lo spauracchio di un ritorno della Dad anche per il prossimo anno scolastico aleggia già su scuole, famiglie e naturalmente studenti. Persino il ministro Patrizio Bianchi, una settimana fa, aveva mostrato scarsa fiducia nella didattica a distanza: “La parola Dad come tutti gli acronimi è pericolosa. Se Dad vuol dire l’esperienza dell’anno scorso in completa sostituzione della scuola in presenza, quella no, non la facciamo più. La scuola è in presenza e tutti noi dobbiamo remare in questa direzione. A settembre stiamo lavorando per essere in presenza”.
E anche a Como, timori e incertezze non mancano, come dimostra la lettera inviata dal comitato AScuola al neoprovveditore agli studi, Marco Bussetti, che pochi giorni fa in una intervista a “la Provincia” aveva già dichiarato che per almeno tre istituti (Ciceri, Volta e Caio Plinio) la Dad e le turnazioni in classi saranno pressoché inevitabili a causa della carenza di spazi.
L’avvocato Monica Cattaneo, che firma la lettera inviata dal Comitato AScuola al provveditore, è subito netta: “Non le nascondo il nostro disagio e la nostra forte preoccupazione”.
Viene poi definito “quantomeno grottesco l’affermare che non sono state trovate soluzioni alternative rispetto alla situazione degli edifici scolastici cittadini”, e viene inoltre sottolineato “l’impoverimento della preparazione degli studenti” originato dalla pandemia e in parte proprio dalla Dad. Nello specifico, l’avvocato Catteno evidenzia come “gli studenti delle Superiori della nostra provincia abbiano avuto tra i voti più bassi della Lombardia, circostanza che mina notevolmente il loro futuro”.
E ancora, sottolineati “i forti disagi psicofisici sopportati dai ragazzi in seguito a un prolungato isolamento e allontanamento da un percorso di istruzione in presenza che garantisce socialità e pari opportunità”.
Vi è poi un accenno (con documentazione allegata e spedita al provveditore) alla questione sanitaria in senso stretto: “I dati – scrive Cattaneo – hanno evidenziato la sostanziale non pericolosità dell’infezione da Sars-Cov-2 nella fascia di età tra 0 e 19 anni (mortalità dello 0,0003%) a cui si accompagna una prevalenza molto bassa di infezioni nella scuola (mediamente inferiore all’1% di positivi nella popolazione scolastica) e un’altrettanto rara trasmissione dell’infezione da minori ad adulti. Abbiamo chiesto e ottenuto i dati dei contagi per l’anno scorso da parte di Ats Insubria e anche nella nostra provincia si è evidenziato che il contagio non avviene in classe”.
“Oggi – è dunque la conclusione, con richiesta di coinvolgimento diretto del Comitato nei Tavoli di lavoro e organizzati per il prossimo anno scolastico – riteniamo che la previsione di studenti negli istituti in minura inferiore debba essere considerata una chiara omissione degli obblighi gravanti sugli adulti di tutela degli interessi dei minori. Dai danni derivanti da detta omissione occorrerà che ognuno si assume la propria responsabilità”.
2 Commenti
Sono d’ accordo: il contagio nn avviene in classe, ma all’ intervallo, negli spostamenti e appena fuori da scuola.
All’intervallo? L’anno scorso i ragazzi delle superiori non facevano l’intervallo e i bambini più piccoli facevano l’intervallo nel loro gruppo classe.