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L’omicidio 25 anni fa, il cardinale Cantoni: “Onorare don Renzo Beretta è esporci a difesa dei poveri, degli immigrati, delle donne in difficoltà”

Oggi, 20 gennaio 2024, si è svolta una messa nella chiesa di Ponte Chiasso in occasione del venticinquesimo anniversario della morte di Don Renzo Beretta, ucciso nella sua casa parrocchiale da un uomo in cerca di denaro. Ecco il testo dell’omelia pronunciata dal vescovo di Como, il cardinale Oscar Cantoni:

Abbiamo appena ascoltato il solenne annuncio del vangelo: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete nel vangelo”. Sono queste le prime parole di Gesù nel vangelo secondo Marco, che subito qualificano la persona di Gesù e il suo messaggio.

Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete nel vangelo“. Come a dire: è arrivato il momento, ed è questo, in cui Dio fa irruzione nella storia degli uomini, discende tra noi e diventa lui pure uomo. Avvertite quindi la sua presenza, riconoscete attraverso i gesti di bontà e di misericordia che Gesù compie, questa novità che nessuno si poteva immaginare.

Davanti ai diversi segni di Gesù, che presentano la vera immagine di Dio, ricco di misericordia, occorre decisamente prendere posizione.

È come se dicesse: Riconoscete la presenza efficace del Regno di Dio, presente e operante tra voi, e fidatevi del Signore Gesù e del suo progetto d’amore.

  1. Hanno incominciato a credere nel vangelo di Gesù degli umili pescatori del lago di Genezareth, in una oscura terra di Galilea: prima Simone e Andrea, poi Giacomo e Giovanni, successivamente gli altri apostoli. Chiamati dal Signore Gesù, come frutto della fede in Lui, subito hanno lasciato le loro reti e lo hanno seguito. Hanno aderito, cioè, alla sua persona, preferendolo ad ogni altra proposta.

  1. La Chiesa non ha fatto altro che ripetere, di secolo in secolo, questo lieto annuncio di gioia. Non un programma dottrinale, ma una proposta di vita vissuta secondo il vangelo, a cui molti uomini e donne hanno aderito, e si sono impegnati, alla sequela del Signore, fino a lasciarsi coinvolgere appassionatamente e senza ritorno.

  1. Così l’invito sempre attuale del Signore ha raggiunto tutta la terra, creando la possibilità di costruire un mondo nuovo, una civiltà, fondata sull’amore, sulla solidarietà, sul perdono, sul dono di sé, a immagine di Gesù Cristo, che ci ha amati e ha donato tutto sé stesso per l’umanità nel suo sacrificio pasquale.

  1. È bello riconoscere come anche nella nostra Chiesa di Como molti uomini e donne hanno creduto e continuano a credere in Gesù cristo, immagine del Dio invisibile, fino a diventare testimoni di misericordia. Nessuno diventa cristiano da sé stesso, ma sempre sostenuto da una compagnia di battezzati, esempio di una fede che orienta e determina una esistenza, discepoli umili e coraggiosi che hanno costruito la loro vita sulla base della parola di Dio, sulla forza dei sacramenti e sulla carità fraterna, fino al dono totale di sé. Si sono fidati di Gesù che ha raccomandato: (1) la fede come condizione per poter amare, (2) la preghiera come forza per vivere, (3) la misericordia come dimensione fondamentale della esistenza.

  2. Alcuni nostri fratelli e sorelle, in particolare, si sono affidati a Gesù per poter essere in grado di testimoniarlo come bene supremo, fino a dare la vita per lui nel martirio. Sì, con una grande consolazione possiamo affermare umilmente che la nostra è una Chiesa di martiri.

Si pensi al beato Rusca a Sondrio, nel lontano 1618, ma anche, più recentemente, alla beata suor Maria Laura Mainetti, uccisa in odium fidei a Chiavenna nel 2000, al giovane del movimento Mato Grosso di Isolaccia Giulio Rocca, ucciso nel 1992, come anche al nostro don Roberto Malgesini nel 2020.

In modo particolare a pensiamo a don Beretta che onoriamo proprio oggi, nel ricordo del venticinquesimo anniversario del suo sacrificio.

La sua memoria è ancora viva tra noi, in ogni ambiente ecclesiale e civile del nostro territorio, come anche al di fuori. La sua testimonianza di fede e di carità continua ad affascinare i credenti, molti dei quali, proprio sul suo esempio, si prodigano al servizio del bene comune, vengono in aiuto ai bisognosi nelle diverse forme di servizio, amano la Chiesa e per essa si impegnano a renderla sempre più uno spazio che manifesti la misericordia di Dio nell’oggi della nostra storia.

Onorare don Renzo significa per noi oggi di accettare il rischio di esporci a difesa e a promozione dei poveri, degli indifesi, dei senza dimora, degli immigrati, dei carcerati, delle donne in difficoltà, di quanti non sono amati o considerati esclusi dalla società.

E questo non per demagogia, ma in virtù della fede in Colui che, facendosi uomo, ha dichiarato la dignità di ogni persona, creata a immagine di Dio, redenta dal suo sangue prezioso.

Ricordare don Renzo significa aiutarci a ravvivare la nostra fede nel Signore Gesù e a credere che “quello che il vangelo propone risponde alle necessità più profonde delle persone, perché tutti siamo stati creati per quello che il Vangelo ci propone” (EG. 265).

Oscar card. CANTONI

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