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Turismo di massa a Como, l’architetto Franchini: “No alla città parco turistico. Così saremo sopraffatti”

Nulla di nuovo sotto il sole di Pasqua. L’invasione dei visitatori in città, sul lago e lungo le due sponde del Lario hanno ribadito, se mai ce ne fosse stato bisogno, il boom turistico che sta vivendo Como. Una crescita a tratti incontrollata che riversa in città eserciti di persone in caccia di un gelato vista lago e di una gita in battello con tutte le conseguenze sulla vivibilità dei luoghi. E così sempre più spesso sul banco degli imputati finisce il turismo “mordi e fuggi”, fatto di mini-viaggi da un giorno che poco lasciano in città se non tanta confusione e riflessioni sempre più preoccupate da parte di chi Como la vive e ne immagina da anni uno sviluppo futuro che certamente non prevede la realtà attuale.

“Non si tratta di demonizzare chi fa una gita di poche ore in riva al lago – spiega l’architetto comasco Ado Franchini da sempre attento osservatore delle trasformazioni del territorio – ma bisogna comprendere che tali enormi flussi turistici devono essere regolati, senza perdere più altro tempo, per evitare di trovarsi a che fare con una monocultura turistica disorganizzata e incontrollata. Se non si studia come agire in vista dei prossimi anni ci si troverà sempre più sopraffatti da un turismo veloce, troppo veloce, invadente e, difficilmente gestibile. Lo abbiamo visto a Pasqua e lo rivedremo in estate”.

“E’ innegabile che negli ultimi 10 anni il turismo sia cambiato, qui come nelle altre città – prosegue Franchini – Ci sono delle situazioni di emergenza, come appunto i periodi di festa come quelli appena trascorsi, che mettono a dura prova chi in città ci vive e le persone stesse. Certo i commercianti e i ristoratori sono contenti della folla presente ma se non si regolamenta, anche loro alla lunga ne risentiranno. Il rischio sempre più concreto è poi anche quello di un abbassamento del livello del visitatore. Le città non si dovrebbero trasformare in un parco turistico, non si dovrebbero solo votare all’arrivo incondizionato del gitante anche perché se poi dovesse accadere qualcosa, vedi la pandemia, tutto potrebbe cambiare in pochissimo tempo”.

Un ragionamento che porta a delle proposte concrete su cosa migliorare. “Imprescindibile partire dai trasporti – rimarca l’architetto. – Purtroppo questa città ha avuto per 20 anni un unico piano del traffico, poi rifatto sotto elezioni giusto poco tempo fa e adesso da attuare, in teoria, da parte dei nuovi amministratori. Questo non può che aver rallentato la possibilità di mettere in atto con il necessario tempo a disposizione dei primi interventi. Decisivo è innanzitutto impedire la saturazione della città. Bloccare fuori dal centro le auto quando i parcheggi disponibili sono pieni. Si tratta di operazioni facilmente eseguibili con telecamere e App dedicate capaci di controllare il riempimento dei posti auto. Raggiunto il limite, bisogna stoppare i veicoli fuori dalla convalle e portare in città i turisti. In passato feci una proposta che per me rimane sempre valida”.

“Ovviamente – aggiunge l’architetto – questo necessita di forti investimenti ma anche della capacità e della voglia di guardare in avanti, di prevedere investimenti a medio e lungo termine. Penso a una monorotaia sospesa, in partenza dalla piana di Lazzago che arrivi fino a ridosso delle mura o magari ci giri intorno per arrivare fino a lago. Quattro o cinque vagoni in movimento che oltre a eliminare il traffico costituirebbero un’attrazione turistica di per sé. Non è impossibile, in Germania ci sono degli esempi”.

“Poteva essere un piano, quello della monorotaia, per cui realizzare un progetto da finanziare con le risorse del Pnrr – insiste Franchini – Ci vuole coraggio. E basta con il proporre sempre idee ormai vecchie come i bus navetta che nessuno mai prenderà”. Altro elemento di riflessione anche il fatto che “per regolare i flussi turistici è necessaria l’azione combinata sia degli amministratori locali ma anche del Governo centrale, per implementare e sviluppare i servizi di trasporto ad esempio”, aggiunge l’architetto. Che poi conclude con un’ultima sottolineatura: “La trasformazione che immagino, la visione futura che si dovrà avere dovrà poi confrontarsi anche con un altro fenomeno che sta sempre più crescendo, ovvero l’aumento di case vacanze e bed and breafkfast e la contemporanea scomparsa di case private e degli stessi abitanti dalla città”.

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4 Commenti

    1. Giusta osservazione “…abbassamento del livello del visitatore..” solo i colti e gli elittari come il ns architetto devono avere il diritto di muoversi a piacere, per noi popolo bue calci nel sedere..

  1. Ovviamente il ns non abita in prossimità della ipotizzata monorotaia sospesa che passa a livello delle finestre del primo o secondo piano, e naturalmente,: E inoltre come architetto, considera ottimale una selva di piloni che, ad intervalli di qualche metro, di ergono per sostenere la mono rotai (una “gradevole” manifattura in elevazione e in estensione orizzontale in fregio del centro storico.)
    COMPLIMENTI ARCHITETTO!!!

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