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Attualità, Sanità

26 luglio: festa di Sant’Anna nel ricordo di Claudio Minoretti e Ugo Storti

Nell’auditorium dell’ospedale Sant’Anna, in forma ancora ridotta a causa della pandemia, si è celebrata oggi la festa di Sant’Anna, patrona del presidio di San Fermo della Battaglia. Alla presenza delle autorità civili (il prefetto Andrea Polichetti, il consigliere provinciale Valerio Perroni, il vicesindaco di Como Nicoletta Roperto, il sindaco di San Fermo della Battaglia Pierluigi Mascetti) e militari (il comandante provinciale dei Carabinieri Ciro Trentin, il questore Leonardo Biagioli, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Giuseppe Coppola, il comandante dei Vigili del Fuoco Claudio Giacalone e in rappresentanza della Casa Circondariale di Como, l’ispettore Agrippino Cardello) la cerimonia è stata preceduta dalla messa, celebrata dai padri camilliani della Cappellania del Sant’Anna (padre Alessandro e padre Crispino) e da monsignor Ivan Salvadori, vicario generale della Diocesi di Como.

E’ un seguito un omaggio che la direzione di Asst Lariana, rappresentata dal direttore generale Fabio Banfi, dal direttore sanitario Matteo Soccio, dal direttore socio sanitario Raffaella Ferrari e dal direttore amministrativo Andrea Pellegrini, ha voluto dedicare in ricordo del dottor Claudio Minoretti e di Ugo Storti. Due targhe, a loro dedicate, saranno posate nel reparto di Nefrologia-Dialisi dell’ospedale Sant’Anna e sono state presentate ai familiari, nell’impossibilità di poter procedere con una cerimonia all’interno del presidio (la targa dedicata al dottor Minoretti recita “In ricordo del dottor Claudio Minoretti che ha contribuito con la sua umanità e professionalità alla crescita del nostro ospedale”, quella dedicata ad Ugo Storti “In ricordo di Ugo Storti per il suo impegno a favore dei malati nefropatici”).

 “Oggi siamo qui per ricordare due persone splendide che hanno intrecciato i loro destini con quelli del nostro ospedale, il dottor Claudio Minoretti e il signor Ugo Storti – ha spiegato il dottor Banfi – Claudio Minoretti una persona che considero un amico, un uomo mite, colto, ironico, un ottimo professionista, entrato come volontario in questo ospedale, vi ha trascorso quarant’anni, contribuendo a renderlo grande, un uomo particolare che non ha mai anteposto il proprio ego professionale o interessi specifici alle esigenze di crescita complessiva dell’ospedale. Ugo Storti persona altrettanto adamantina, di un’onestà intellettuale incredibile, persona spigolosa se vogliamo ma che ha saputo veicolare le istanze dei pazienti dializzati, nefropatici con una capacità comunicativa, una passione che mi hanno colpito. E’ il ricordo di due persone che hanno attraversato questo ospedale e che hanno dato molto a chi li ha incontrati”.

E’ seguito quindi l’intervento di Silvia, figlia del dottor Minoretti, presente con il fratello Luca e la mamma Carla Buzzetti: “A nome di tutti noi – ha sottolineato –  ci tengo a ringraziare davvero il direttore generale, l’ospedale Sant’Anna, l’Aned (associazione nazionale emodializzati, ndr), tutti i colleghi e gli amici qui presenti per l’affetto dimostrato e per questa bella iniziativa e per questo riconoscimento che sicuramente lo avrebbe reso orgoglioso, anzi che rende molto orgoglioso mio padre perché, io ne sono sicura, che oggi sia qui con noi, nel suo ospedale, dove è venuto quasi quotidianamente per quasi quarant’anni, sempre con entusiasmo e passione. Ci tengo anche a sottolineare una curiosa coincidenza, proprio domani, 27 luglio, papà avrebbe compiuto 71 anni, quindi gli avete fatto davvero un bellissimo regalo di compleanno”.

La signora Vilma Colombo con la figlia Verena Storti ha ricordato così il marito Ugo: “Grazie a tutti i medici del reparto di Nefrologia e Dialisi, agli infermieri, per aver sempre curato amorevolmente mio marito. Per lui questo era un luogo anche dove venire a trovare ogni tanto i suoi amici dializzati, capiva i loro problemi. Ringrazio anche il dottor Minoretti, perché per lui era oltretutto un amico e spero che si siano ritrovati come si trovavano qui in ospedale”.

Per Aned è intervenuto il presidente nazionale Giuseppe Vanacore: “Direttore grazie di questa opportunità e di festa molto sobria ma importantissima, credo, perché Aned quest’anno compie 50 anni (è stata fondata a Milano nel 1972) ed è cresciuta in tutta Italia proprio grazie a figure come quelle che si stanno celebrando, medici, infermieri, personale sanitario, pazienti, in un rapporto che è, ovviamente, indissolubile; sono vite che si intrecciano, forse il caso unico in cui biologia e biografia in qualche modo si fondono e danno luogo ad una narrazione importante perchè, questo è, credo, tra i migliori ospedali che abbiamo in questa regione e questi ospedali diventano eccellenze perché viaggiano sulle gambe delle persone; non vi è un’investitura, diciamo dall’alto, è il lavoro quotidiano e la relazione tra medici, infermieri, tutto il personale, con i pazienti, diventa una relazione fondamentale e vincente. Talvolta i pazienti diventano anche esigenti, come lo era Ugo, ma credo che sia importante per due ragioni: Aned è un presidio di promozione e di difesa dei diritti, però i diritti non sono irreversibili, non lo sono mai e quindi vanno coltivati ogni giorno, con una pratica costante ed è l’unico modo per migliorare la situazione e consentire a persone che – prima o poi tocca a tutti noi – hanno incrociato la malattia e che fanno pare di questa cittadinanza parallela che ci accompagna, di passare dalla consapevolezza della malattia, dalla resilienza della persona rispetto alla sofferenza e al dolore e come è il caso delle persone che fanno dialisi, a una forma di rinascita, con il trapianto e tutto questo dà luogo ad una narrazione fondamentale e importante per tutti. Ho conosciuto Ugo poco – quando sono diventato presidente lui era segretario regionale dell’Aned – ma non ha mai staccato la spina rispetto al reparto, al Centro Dialisi per continuare ad occuparsi quotidianamente e direttamente anche degli altri”.

Commosso il ricordo di Cesare Taiana: “Io ho avuto come compagno di viaggio sia il dottor Minoretti sia Ugo. Ugo che ha anche un cognome ma che per tutti è Ugo ed è rimasto Ugo, perché questa è la fiducia e la confidenza che dava a tutti quelli che incontrava. Il dottor Minoretti ha lasciato in me una traccia, che è l’umanità, lui era sempre lì, ascoltava, consigliava e ti aiutava a portare a termine la tua idea. In questi anni passati velocemente li ho persi entrambi, oggi io continuo la mia dialisi e il loro ricordo mi aiuta ad andare avanti, a resistere e penso sempre a loro. Con Ugo abbiamo fatto tante belle battaglie insieme e speriamo che ci sia qualcuno più giovane che venga a sostituirci”.

“Quando due persone così ci lasciano, siamo veramente tutti un po’ più poveri e non è retorica” ha concluso il dottor Fabio Banfi.

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