La musica come linguaggio universale, capace di abbattere muri e costruire ponti di solidarietà. È con questo spirito che domenica 23 novembre 2025 alle 20.30 il Teatro Sociale di Como ospiterà “In attesa di giudizio“, un grande concerto promosso dall’associazione comasca Kibaré per sostenere un nuovo progetto in Burkina Faso: la costruzione di un centro di detenzione transitoria per minori che hanno commesso reati, spesso legati alla povertà estrema o alla fuga dal terrorismo. I biglietti per la serata sono ancora disponibili in prevendita o acquistabili anche in biglietteria.
Fondata nel 2013, Kibaré lavora da dodici anni accanto a bambini, giovani e donne in condizioni di fragilità socioeconomica. Nel tempo ha costruito due scuole primarie, sostenuto oltre 200 studenti, creato un centro di recupero nutrizionale per madri e bambini, un dispensario medico che serve circa 25 mila persone, avviato un programma di microcredito a interesse zero per 300 donne e fondato un centro di formazione professionale in tessitura, tintura e sartoria tradizionali.
A dirigere artisticamente la serata sarà Pino Adduci di Teatro Gruppo Popolare, e sul palco si alterneranno artisti di grande sensibilità e provenienze diverse: Alessandra Gelfini, Beatrice Binda, D’Altro canto, Fanta Tiemtore (Burkina Faso, percussioni), Rohit Geissler (India, chitarra elettrica), Mario Bargna e la sua band, l’ensemble femminile Nuovevociensemble diretto da Beatrice Binda e proveniente dalla scuola Jardin Musical di Lugano, Orchestra Musica Spiccia, Settegrani, Succo Marcio, che per l’occasione si riuniscono dopo anni, e naturalmente i Sulutumana.
“La musica ha bisogno di contaminarsi, di incontrare altri linguaggi “
Gian Battista Galli, voce e anima dei Sulutumana, parla del significato profondo di questa partecipazione e del valore che la musica può avere come strumento di incontro.
“Ci ha spinto la forza dirompente di Olivia Piro, la responsabile operativa di Kibaré, con tutta la sua attività umana che porta avanti da anni, da Como al Burkina Faso – racconta Galli – Con lei avevamo già collaborato in passato in uno spettacolo con alcuni ospiti dei centri di accoglienza. Poi, nel 2017, con Sconfinati destini, sono stati proprio loro a portare in scena lo spettacolo, mentre noi li accompagnavamo con la nostra musica. È stato un incontro fatto di accoglienza e dialogo. Quando Olivia mi chiama, non riesco mai a dirle di no”.
La partecipazione dei Sulutumana a “In attesa di giudizio” si inserisce perfettamente nel loro percorso artistico, da sempre attento all’umanità, alle radici e al legame con la terra. “Questo evento rispecchia pienamente i valori della nostra musica – prosegue Galli – La musica ha bisogno di contaminarsi, di incontrare altri linguaggi artistici e umani. Noi sappiamo bene da dove veniamo e ci piace raccontarlo, perché raccontiamo noi stessi. Ma abbiamo anche un desiderio forte di incontro, di scambio, di arricchimento reciproco”.

“Trasformare i primi errori di gioventù in un’occasione di crescita”
Il titolo dello spettacolo, “In attesa di giudizio“, porta con sé un messaggio potente e universale. “Olivia me ne ha spiegato bene il significato – spiega ancora Galli – In Burkina Faso ci sono molti minori incarcerati che hanno bisogno di un percorso di reintegrazione e di ascolto terapeutico, per trasformare i primi errori di gioventù in un’occasione di crescita. È un tema che ci tocca da vicino, perché in fondo siamo tutti ‘in attesa di giudizio’, nelle nostre azioni quotidiane”.
Il concerto sarà un intreccio di culture e sonorità, un dialogo tra artisti che arrivano da mondi lontani ma si incontrano sullo stesso palco. “Sarà una serata unica – anticipa Galli – Non abbiamo provato insieme nel senso tradizionale, e forse è proprio questo il bello: la contaminazione accadrà in tempo reale. Si susseguiranno musiche e band che si intrecceranno, con artisti che passeranno da un gruppo all’altro, sarà una vera festa di suoni, un intreccio di umanità”.

“Spero che questa serata doni tanta fiducia”
Alla fine, ciò che conta per i Sulutumana è lasciare al pubblico qualcosa che vada oltre la musica. “Spero che chi verrà al Teatro Sociale si porti a casa un po’ di serenità e fiducia – conclude Galli – L’abbiamo persa tutti, me compreso. Non voglio che questa resti solo una serata di belle parole: sono molto preoccupato per l’andamento sociale, per la diffidenza e il pregiudizio che stanno crescendo. Oggi creare rete è più complicato, la gente è più spaventata e indottrinata. Ma spero che il pubblico, uscendo dal teatro, senta che un mondo bello è ancora possibile. È semplice da dire, ma terribilmente difficile da realizzare. Ed è per questo che dobbiamo continuare a crederci”.
“In attesa di giudizio” sarà così una serata di musica, incontro e speranza, in cui le note parleranno più di mille parole, unendo artisti e pubblici diversi sotto lo stesso cielo: quello della solidarietà.
 
				 
															 
															 
															 
															 
															 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
								 
					 
					